Come nostra abitudine, preferiamo commentare i fatti che accadono nel nostro Paese dopo qualche giorno, quando il clamore diminuisce fortemente. Questo perché le osservazioni vanno fatte in modo pacato e fuori dalla bufera.
Dunque, Toti ha patteggiato la pena a due anni e un mese: per quanto diversi commentatori abbiano arzigogolato su questa conclusione della vicenda, nessuno può negare che chi l’accetta, anzi la concorda con la Procura, ammette di non avere chance nel processo, per cui preferisce il danno minore di una pena che, probabilmente, riceverebbe comunque.
E anche perché, la stessa pena, in modo concordato con la Procura, viene tramutata in servizi sociali, diversi dalla carcerazione, seppure domiciliare.
Vero è che i reati imputati a Toti e all’imprenditore Spinelli (il quale ha anch’egli patteggiato la pena a tre anni e due mesi) sono sul filo del rasoio fra lecito e illecito, perché i fatti non sono contestabili.
Quali erano questi fatti: concessioni di vario tipo. La contestazione invece ha riguardato i finanziamenti che i beneficiari hanno fatto a Toti e al suo partito, tutti ufficiali e registrati. La domanda, cui il processo avrebbe dovuto rispondere, era se si fosse trattato di reato o meno.
A prima vista può sembrare una questione di lana caprina e forse lo è. Tuttavia, nella valutazione di Toti, avranno influito due fattori: il primo, la lunghezza del processo, quasi certamente in tre gradi, che avrebbe occupato probabilmente un decennio; il secondo riguarda la mancata solidarietà da parte dei suoi amici di coalizione, che per la verità in tutta la vicenda sono stati silenti o quasi.
Contrariamente, invece, al grande clamore che vi è stato per la vicenda Salvini-Open Arms, quando tutto il centrodestra ha protestato ad alta voce e lo stesso Salvini ha preso parte a una trasmissione del gruppo Mediaset per oltre 40 minuti, senza contraddittorio.
Intendiamoci, noi abbiamo espresso e continuiamo a esprimere l’opinione che il ministro abbia agito nell’ambito delle proprie funzioni, come peraltro, ha ammesso il presidente Sarpietro in analoga vicenda che si è svolta nel Tribunale di Catania.
Non sappiamo quali refluenze avrà la decisione di Toti nelle elezioni per la scelta del prossimo presidente della Regione Liguria, ma è facile ipotizzare come esse non saranno positive per il centrodestra, perché comunque il sospetto è come quel venticello che viaggia basso e colpisce molte orecchie e molte menti degli elettori, con la conseguenza che il dubbio li potrebbe portare a non rinnovare il consenso ai conservatori.
Se così fosse, avrebbe colpito la sottile vendetta di Toti, il quale è rimasto con il dente avvelenato per la mancata solidarietà di chi, secondo lui, gliel’avrebbe dovuta dimostrare in modo ampio, soprattutto nella comunicazione nazionale. E invece, anche i giornali che simpatizzano per il centrodestra hanno fatto rilevare, seppure sottilmente, che tutta la questione non era poi tanto pacifica.
In ogni caso, vedremo se il centrodestra saprà continuare l’egemonia Toti, oppure perderà come già accaduto in Sardegna, ove l’opposizione si è unita ed è riuscita a prevalere sull’altra parte.
Ho conosciuto personalmente il sindaco di Genova, Marco Bucci, con il quale ho chiacchierato cordialmente nella sua città qualche mese fa. Devo riconoscere, secondo la mia lunga esperienza, che si tratta di persona perbene e di grande capacità, dimostrata peraltro quando fu nominato commissario straordinario per la ricostruzione del ponte Morandi, che ha consegnato puntualmente alla città nel tempo previsto. Un ottimo candidato, dotato di prestigio personale, riconosciuto dai genovesi, che peraltro sono in maggioranza in tutta la regione. Se egli sarà eletto, non dovrà ringraziare nessuno.
Tuttavia, dobbiamo mettere in evidenza che l’uscita di Toti ha rimesso in equilibrio le due parti in competizione, rendendo questa volta l’esito della contesa elettorale incerto.
La conquista o meno di una regione come la Liguria è evento che può influenzare l’opinione pubblica nazionale, per cui le due parti cercheranno di superarsi, come peraltro nelle altre due regioni al voto, come l’Umbria e l’Emilia Romagna.