Il Tribunale di Sorveglianza ha accolto la richiesta di riabilitazione presentata dagli avvocati di Totò Cuffaro anche se resta l’interdizione dai pubblici uffici. In sostanza, per l’ex presidente della Regione decadono i reati accessori, ma per la norma sulla ‘spazzacorrotti’ non potrà ricandidarsi. Ed è lui stesso a sottolinearlo. “L’ho detto più volte che non mi sarei più candidato. Ma per me conta che dal punto di vista penale sono riabilitato”, ha detto a quanti oggi lo hanno incontrato.
Intanto, la Dc Nuova che lui ha rilanciato ha superato lo sbarramento, entra all’Ars e si appresta ad avere anche un assessorato. A certificare il grande ritorno della Democrazia Cristiana è stato proprio Totò Cuffaro che ieri ha sottolineato come “la Dc Nuova non può essere solo un partito politico, ma deve essere un movimento ideale capace di creare fermento”, chiedendo anche una serie di riforme, “da quella elettorale in senso proporzionale con il ritorno alle preferenze e quella fiscale, della giustizia, del lavoro, della pubblica amministrazione e della sanità”.
Quattro deputati all’Ars, almeno un assessore nella futura giunta Schifani. “La Dc Nuova è tornata – aggiunge Cuffaro – e adesso non vogliamo fermarci più”. A maggior ragione adesso che Cuffaro ha ottenuto la riabilitazione.
La sua difesa sta valutando la presentazione di un’opposizione allo stesso tribunale di sorveglianza: ritiene infatti che l’applicazione della norma della Spazzacorrotti, entrata in vigore dopo la fine della vicenda giudiziaria di Cuffaro, sia retroattiva e per ciò vietata dai principi del diritto penale.
L’ex Presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro ha avuto la riabilitazione dai giudici di sorveglianza di Palermo perché “ha dato prova effettiva e costante di buona condotta, nella accezione legislativa e giurisprudenziale di questo termine”. Lo scrivono i giudici nel provvedimento visionato dall’Adnkronos. “Non soltanto – dicono i giudici – infatti il soggetto non risulta avere commesso condotte illecite o comunque negativamente valutabili ma, come visto, ha posto in essere numerose attività – sia risarcitorie, sia di impegno civile assiologicamente antitetiche rispetto al grave fatto reato posto in essere, sia concretizzati la volontà di mettere a frutto l’esperienza dignitosamente maturata in carcere dando voce a soggetti il cui status è stato condiviso per lunghi anni, sia quelle denotanti la volontà di accrescimento personale e di divulgazione culturale funzionali ad una ampia e compiuta risocializzazione – che, nel complesso, integrano in pieno quegli elementi sintomatici estrinseci che la legge richiede per dimostrare la buona condotta e quindi, coerentemente alla ratio legislativa- l’avvenuta emenda. Da ciò il diritto in capo all’interessato ad ottenere il chiesto beneficio e l’obbligo, da parte di questa autorità giudiziaria di concederglielo, proprio al fine di far venire meno limitazioni burocratico-legislative che ostacolerebbero la descritta avviata risocializzazione e rieducazione”.