Dal nostro inviato
MILANO – “In un futuro neanche tanto lontano capiterà che uno dei nostri pronipoti si chieda: ma davvero un tempo usavano il petrolio?”. La domanda è di Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, che ieri a Milano ha presentato il piano industriale del Gruppo fino al 2035. Un arco temporale di dodici anni che solo apparentemente sembra lungo se consideriamo, per esempio, che “se devo realizzare un termovalorizzatore, trascorrono almeno sette anni da quando ho l’idea alla sua effettiva messa in opera”.
Un piano industriale ambizioso di 22 miliardi di investimenti, la maggior parte dei quali (16) finalizzati a favore l’elettrificazione dei consumi e lo sviluppo della rete di distribuzione elettrica (è già in itinere un’importante crescita dimensionale attraverso un’operazione straordinaria da 1,2 miliardi di euro di gran parte della rete della provincia di Milano e della Valtrompia) e delle rinnovabili (con un forte impulso verso l’eolico e il solare). Rivolgendo più di uno sguardo alla transizione energetica, raggiungendo così “con tre lustri di anticipo l’obiettivo net zero”. Ventidue miliardi tutti orgogliosamente frutto, ha proseguito Mazzoncini, “dei nostri flussi di cassa, senza prendere un euro né dal Pnrr, né da contributi pubblici”. Ventidue miliardi, il 70 per cento dei quali già in fase di realizzazione o comunque autorizzati entro il 2030.
Un piano industriale quello di A2A che si estrinseca lungo tre direttrici: infrastrutture sui territori per supportare cittadini e imprese verso la transizione energetica; la decarbonizzazione (“A2A ha già dato lo stop alla produzione di carbone con due anni di anticipo rispetto al piano nazionale”); lo sviluppo in logica future-fit, traduzione di business che guarda al futuro, attività che genereranno nel 2035 il 90 per cento dell’Ebitda.
Dei 22 miliardi del piano industriale, 6 saranno destinati al trattamento e chiusura del ciclo dei rifiuti, al ciclo idrico integrato e al teleriscaldamento. “A2A mira a rafforzare la propria leadership nazionale nel settore ambientale – ha proseguito Mazzoncini – attraverso il potenziamento e la realizzazione di nuove infrastrutture per i rifiuti urbani ed industriali, arrivando a trattarne oltre 7 milioni di tonnellate nel 2035 (5,5 milioni nel 2023) grazie a circa 4 miliardi di nuovi investimenti”. Favorendo, però la “loro trasformazione in prodotti end-of-waste”. Un processo “attualmente in fase avanzata: basti pensare che solo l’1 per cento del materiale che finisce in discarica non viene bruciato dal termovalorizzatore, diventando cenere, per il quale è in corso un progetto affinché venga trasformato in materiale edile”. Ma con un altro importante traguardo: “Zero rifiuti in discarica”.
Ulteriori ambiti di azione riguardano la tutela della risorsa idrica dove “dobbiamo recuperare mezzo secolo di sottoinvestimenti” e il teleriscaldamento, sul modello di una città come Brescia, in cui l’85 per cento degli immobili ha fatto ricorso a questa fonte. E, come tutti i grandi gruppi che si rispettino, un’attenzione particolare ai collaboratori, sia a livello di management che, grazie al 40 per cento dell’organico in rosa, punta a valorizzare le donne; sia attraverso la destinazione di 10 milioni di euro all’anno (per un totale di 120 milioni) a favore della genitorialità.
A dare supporto alle parole di Mazzoncini, il Cfo, Luca Moroni. “Il piano prevede un Ebitda in crescita da 1,9 miliardi di euro nel 2023 a 2,2 miliardi nel 2026, a 2,6 nel 2030 per superare i 3,2 miliardi nel 2035. È indicativo, poi, che dei 22 miliardi di investimenti, oltre 15 siano dedicati allo sviluppo di nuove attività”. Moroni ha, infine, fornito i dati di crescita: “L’utile record dell’esercizio 2023 ha permesso la distribuzione di un dividendo in aumento del 6 per cento rispetto all’anno scorso. E la previsione è quella di un ulteriore accrescimento del profitto per azione di almeno il 3 per cento annuo nel periodo di piano”. Numeri che parlano da soli. Numeri che collocano A2A tra i Top 20 europei in campo energetico.