TRAPANI – Atti ufficiali, dichiarazioni, anche provocazioni. Tutto inutile. La Regione non risponde. Oppone un silenzio assordante sul bacino di carenaggio di Trapani, di sua proprietà. Anche di fronte alla nuova presa di posizione del deputato regionale del Pd Dario Safina, che va giù duro: “Dopo oltre un decennio di attese e promesse non mantenute, il bacino di carenaggio di Trapani continua a versare in condizioni inaccettabili. Il mancato completamento dei lavori di ristrutturazione ha reso inutilizzabile una struttura di fondamentale importanza per il nostro settore della cantieristica navale”.
Il bacino è figlio della Regione imprenditrice del secolo scorso. Anche della collaborazione, poi fallimentare, tra pubblico e privato. L’ex cantiere navale trapanese ha fatto una brutta fine e il bacino è tornato, per così dire, in alto mare. È comunque in mare perché galleggiante. E non è un particolare di poco. Può infatti essere facilmente trasferito da qualche altra parte. Sospetto che gira in città e nel settore. Bacino che sta osservando, a distanza ravvicinata, il recupero dell’area dell’ex cantiere navale da parte di Marinedì, che ha ottenuto la concessione demaniale statale e si sta attrezzando per realizzarvi una base nautica. Una struttura a disposizione della nautica da di porto.
C’è di più, di recente, il patron della società Renato Marconi che ha ribadito l’interesse del suo gruppo al bacino di carenaggio (cinquemila tonnellate). Anche lui ha fatto riferimento alla Regione ed al bando che dovrebbe essere definito per darlo in gestione. Ma le condizioni del bacino sono allarmanti. Le delinea l’onorevole Safina che, nel frattempo, ha presentato un’altra interrogazione: “La storia del bacino di carenaggio è segnata da una lunga serie di problemi e ritardi. A partire dal 2019 era in corso una procedura di gara per l’affidamento di beni e servizi necessari alla messa a norma degli impianti elettrici e idraulici, ma la gara si è conclusa nel luglio 2021 senza successo a causa dell’esclusione dell’unico partecipante.
Da allora, nulla di concreto è stato fatto per risolvere la situazione. Il parlamentare dem rimanda poi al 2023: “Nel mese di marzo, a seguito di un mio atto ispettivo l’Assessorato regionale alle Attività produttive aveva annunciato il ripristino delle risorse finanziarie e la necessità di avviare una nuova procedura di gara conforme al nuovo Codice dei contratti pubblici. Tuttavia, a distanza di un anno, non si è visto alcun progresso tangibile. È inaccettabile che, nonostante le risorse disponibili e le dichiarazioni ufficiali, ci si trovi ancora in una situazione di stallo”. Safina pensa anche ai posti di lavoro finora bruciati: “Il mancato funzionamento del bacino di carenaggio, un’infrastruttura che in passato garantiva lavoro a più di cento persone, rappresenta una perdita enorme per l’economia locale e per l’occupazione. Non possiamo permetterci di lasciare che questa situazione si protragga ulteriormente”.
Le incertezze non finiscono qui. C’è anche un problema nel problema. Bacino regionale ed area ex Cnt, che presto sarà una base nautica, potrebbero pestarsi i piedi. Rischio che finisce per indebolire l’appetibilità imprenditoriale del bacino. Due gestioni autonome potrebbero lasciare spazio ad incomprensioni sul campo. Da qui un’ulteriore postilla di Safina: “Dal 2019 abbiamo richiesto la destinazione di una porzione dell’ex Cantiere Navale Trapani al servizio del bacino, ma nonostante le sollecitazioni, non è stato fatto nulla di concreto”. Non a caso l’ex assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano – ora la delega è nelle mani di Eddy Tamajo, appena eletto al Parlamento europeo – aveva proposto un bando unico per il bacino e per l’area ex Cnt. Soluzione discussa ma che non ha mai fatto passo avanti e che avrebbe richiesto un accordo tra Stato e Regione. Al momento di sicuro c’è il nuovo allarme lanciato da Safina: “Siamo stanchi delle promesse e delle attese interminabili. È il momento che le istituzioni regionali agiscano concretamente per risolvere questa situazione e restituendo alla città di Trapani un’infrastruttura vitale per la nostra economia e il nostro futuro”.
Crisi che si scontra con un paradosso. Il porto di Trapani è infatti in grande spolvero. Gli investimenti dell’Autorità Portuale di sistema cambieranno tanto, quasi tutto, e le grandi navi da crociera che hanno cominciato ad attraccare, sbarcando turisti da tutto il mondo, sono lì a fare da controcanto. Ma la Regione rimane in silenzio.