Il tribunale del Riesame di Palermo ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati degli agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Trapani, coinvolti nell’inchiesta per presunti episodi di abusi e maltrattamenti nei confronti dei detenuti.
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Sono state annullate le misure cautelari degli arresti domiciliari per tutti gli indagati, riqualificando il reato contestato di tortura in fattispecie meno gravi.
Il tribunale ha ritenuto che le condotte attribuite agli agenti non configurino il reato di tortura, come ipotizzato dalla procura. Secondo il collegio, pur riconoscendo che gli episodi contestati richiedano approfondimenti, questi non raggiungono il livello di sistematicità e gravità tale da rientrare nel reato di tortura. In alcuni casi, le condotte sono state riqualificate come abuso di potere o altri reati meno gravi. Le motivazioni del Riesame non sono ancora state depositate.
I domiciliari sono stati sostituiti con la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio nel Corpo della polizia penitenziaria.
Le indagini sono partite nel 2021, anno in cui arrivarono alcune denunce per maltrattamenti da parte dei detenuti del carcere Pietro Cerulli di Trapani. Questi segnalavano alle autorità l’abuso e i maltrattamenti subiti in alcuni luoghi senza telecamere, inizialmente. Quando poi sono state installate, queste avrebbero registrato le violenze costanti da parte degli agenti nei confronti di alcuni detenuti. A seguito delle indagini, l’ordinanza del Gip di Trapani – su richiesta della Procura – è stata eseguita dal nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo. Il tutto con l’ausilio di alcuni reparti territoriali in coordinazione con il nucleo investigativo centrale.
Scorrendo i capi d’accusa nei confronti degli indagati ci si imbatte in scene cruente: schiaffi, pugni, sputi, ma anche umiliazioni, dalle secchiate d’acqua mista a urina all’obbligo di denudarsi per muoversi nudi nei corridoi. Le telecamere nascoste avrebbero ripreso i maltrattamenti degli agenti nel carcere di Trapani, mentre sbeffeggiavano le vittime con commenti irriguardosi e balletti.