TRAPANI – Nonostante tutto la consigliera dem Marzia Patti rimane fiduciosa. “La maggioranza c’è ed è solida”. Anche se il Pd ha perso il suo gruppo consiliare dopo lo strappo del Verde Baldo Cammareri, entrato a far parte del “misto” in attesa di un nuovo equilibrio politico d’aula. Anche se, ancora il Pd, è andato sotto sulla mozione in ricordo delle Foibe e su un subemendamento al bilancio di previsione 2023, che puntava a stornare gli aumenti dei gettoni di presenza al sistema idrico. E anche se i gruppi di maggioranza perdono pezzi per poi ricomporsi, o con la soluzione mediana di un passaggio al gruppo misto, ormai più frequentato di un porto, con gente che va e che viene. La consigliera Patti guarda però ai numeri e non alle polemiche. E i numeri dicono che la coalizione del sindaco Giacomo Tranchida regge all’urto delle sue stesse contraddizioni.
La corsa contro il tempo per approvare bilanci e consuntivi è quasi al rush finale. Mancano all’appello il consuntivo 2023 e il previsionale 2024. Conta poco dunque se il primo cittadino ha dato del “comico nano politico” a un consigliere di minoranza, l’autonomista Tore Fileccia. E conta sempre poco che il consigliere d’opposizione Gaspare Gianformaggio abbia dato del “mascalzone politico” al primo cittadino. Conta ancora meno che Tranchida, in un recente e turbolento intervento consiliare, abbia messo in fila gli uffici che non funzionano come dovrebbero, le speculazioni edilizie del passato che sarebbero così gravi da essere anche causa delle alluvioni che hanno colpito la città negli anni, aggiungendo inoltre di essere sulle tracce di un consigliere o consigliera della maggioranza che avrebbe il vezzo di raccontare all’opposizione quel che accade nella sua coalizione.
Ma non finisce qui, perché la maggioranza è alle prese anche con una vicenda che è ufficialmente chiusa ma politicamente ancora aperta. Si tratta della presidente del consiglio Anna Lisa Bianco. È stata coinvolta in un’inchiesta giudiziaria con l’accusa di corruzione per aver tentato di sapere in anticipo le domande – era tra i partecipanti – per l’esame ad un concorso all’Azienda sanitaria provinciale. Il Pd – non solo il Pd -, aveva chiesto un suo passo indietro. Ma la presidente, sicura della sua innocenza, ha rifiutato l’invito. Ha soltanto concesso di lasciare il gruppo di appartenenza “Trapani Tua” per entrare a far parte, anche lei, della grande casa del “misto”. Scelta che ha alleggerito la posizione della sua parte politica e che ha portato il resto della maggioranza e la stessa amministrazione a prendere atto della linea dura della presidente, che è dunque rimasta al suo posto.
L’opposizione, garantista ad oltranza, nella prima fase della vicenda, ha cambiato idea strada facendo, quando ha registrato una gestione dei lavori consiliari ritenuta di parte. E così l’autonomista Fileccia l’ha detto papale papale ed in aula: “Presidente deve dimettersi!”. Ma non è riuscito a convincerla. Fibrillazioni di maggioranza – e solo in parte di minoranza – che non toccheranno la Giunta. La consigliera dem Patti non poteva essere più chiara sul punto: “No, nessuna esigenza di sorta. La giunta è compatta ed ogni assessore, nel rispetto delle deleghe attribuite, sta lavorando per realizzare il programma di governo in un percorso iniziato nel 2018 e rinnovato nel 2023. Non ritengo ci siano i presupposti, oltre ai motivi, per un eventuale rimpasto di giunta in questa fase”. Discorso chiuso, che tuttavia qualche altra componente della maggioranza potrebbe provare ad approfondire. Sarà comunque necessario mettersi definitivamente in carreggiata con gli strumenti finanziari. Fino a quel momento non si muove nessuno.
L’effervescenza della maggioranza è finita nell’agenda anche di quella parte di opposizione che non ha rappresentanza consiliare. In particolare del Movimento cinque stelle che, con la sua coordinatrice cittadina Francesca Trapani, ha chiesto al Pd di fare un po’ come Spartaco. Di rompere le catene e di lasciare la maggioranza, visto il trattamento riservato in aula dagli altri gruppi. In questo caso la replica è stata a tre, oltre alla Patti anche la capogruppo – ormai ex – Giulia Passalacqua e la segretaria cittadina dei dem Astrid Di Pasquale. Apertura, quella pentastellata, bocciata e considerata nient’altro che una provocazione politica. Così facendo, è stato il messaggio forte e chiaro del Pd, non ci potrà mai essere dialogo.
Tra una tensione e l’altra c’è però chi lavora alla mediazione, chi pensa di poter fermare il giro di consiglieri da un gruppo all’altro, questione che colpisce la maggioranza ma che riguarda anche l’opposizione. Da qui un’ipotesi di lavoro che passa dalla modifica del regolamento consiliare. Si discute, da tempo, della possibilità di ridurre da tre, com’è al momento, a due, il numero di consiglieri necessari per costituire un gruppo autonomo. Sarebbe una manna dal cielo per chi si trova sotto pressione come il Pd e sarebbe anche un deterrente politico nei confronti di ulteriori cambi di casacca. La consigliera Patti prova tuttavia a minimizzare: “Ritengo siano semplici e legittime scosse di assestamento”.
Nuovi progetti, nuovi accordi, nuovi orizzonti, ambizioni personali, ricerca di leadership, sono tutti fattori che stanno alla base degli equilibri politici, anche in vista di future elezioni, che per loro natura sono un costante mutamento. Indipendentemente da ciò, però, il vincolo di maggioranza e gli accordi di governo rimangono solidi. “Abbiamo costruito una coalizione compatta e responsabile”. Dunque, via libera alla prossima polemica.