TRAPANI – Dopo le stringenti limitazioni dovute al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2020, la Sicilia è diventata zona arancione.
L’obbligo che è scaturito è che gli spostamenti avvengano all’interno del proprio Comune, così Trapani ed Erice, due territori uniti ma diversi, soffrono di ‘un’epidemia di confini’.
Capita, quindi, che alcune strade siano, per metà, appartenenti ad Erice e per l’altra metà a Trapani; capita, altrettanto spesso, che un figlio abiti ‘aldilà del confine’ ed un genitore sia residente in una via parallela di proprietà dell’altro Comune.
In realtà territoriali come queste, il Covid rappresenta un malessere non solo sanitario, ma anche geografico. Nel Dpcm è espressamente detto che: “è vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili in tale comune”.
In tale direzione il prefetto di Trapani, Tommaso Ricciardi, attraverso una nota, chiarisce la situazione che riguarda gli spostamenti tra i due comuni: “Precisato che non rientra tra le prerogative del Prefetto la possibilità di derogare alle disposizioni previste dalla legislazione emergenziale per il contenimento dell’epidemia, si può ritenere che la disposizione in argomento risponda anche alle esigenze di spostamento dei cittadini dei limitrofi Comuni di Trapani e di Erice. Tuttavia – si legge -, tenuto conto della specifica conformazione territoriale e della sostanziale integrazione dell’area urbana dei due Comuni, in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica si è convenuto che i controlli siano attuati secondo criteri di prudente ed equilibrato apprezzamento. Carattere indispensabile è osservare le generali regole precauzionali che suggeriscono, non solo di limitare all’indispensabile gli spostamenti, ma anche di effettuarli, di massima, raggiungendo il luogo più vicino dove, comunque, sia possibile soddisfare le proprie esigenze”.
“Fermo restando – conclude – che gli spostamenti ammessi dalla sopra richiamata disposizione dovranno essere sempre giustificati, ricorrendo all’uso del modulo di autocertificazione”.
Prudenza e spostamenti nelle vicinanze, quindi, anche per i due territori vicini, al fine di limitare il più possibile la diffusione del contagio. Ma c’è chi, in forza di tale situazione, rilancia la fusione tra i Comuni: è il caso dell’ex deputato della XVI legislatura della Regione Sicilia ed attuale vice segretario nazionale del Partito Socialista Italiano, Nino Oddo, che coglie l’occasione per fare un excursus sul progetto mai realizzato della ‘Grande Città’. “L’emergenza Covid e le disposizioni del governo tese a limitare l’espandersi dell’epidemia hanno nuovamente evidenziato la ridicola situazione dei confini fra Trapani ed Erice”, afferma l’ex deputato.
“Famiglie ed abitazioni divise – prosegue -, luoghi di lavoro, attività commerciali, servizi sanitari e cimiteriali ubicati all’interno dello stesso perimetro urbano, ma oltre il ‘muro di Berlino’ eretto dalla cecità di una classe politica. Una politica che oggi si straccia le vesti per l’autonomia di Misiliscemi – continua -, geograficamente distante dalla città di Trapani, ma che non muove un dito per porre fine all’aberrazione di una città nella quale la testa è separata dalle gambe. Mi auguro – conclude – che la forzata clausura imposta dal Covid induca i miei concittadini a riflettere e ad avere un sussulto di orgoglio”.