Trapani

Trapani, Fratelli d’Italia alla ricerca della coesione perduta

TRAPANI – I perdenti sapevano di perdere e i vincenti sapevano di vincere. Così è nella destra trapanese. Così è stato al congresso provinciale. I primi, che hanno puntato sull’ex deputato regionale Livio Marrocco, dopo l’entusiasmo iniziale della sua candidatura alla carica di coordinatore di Fratelli d’Italia, hanno cominciato a fare i conti con il numero delle tessere ha visto calare bruscamente ogni ipotesi di successo. Gli altri, i vincenti, hanno tenuto la situazione sotto controllo, sapendo che alla fine dello spoglio – votavano i tesserati – Maurizio Miceli sarebbe stato “promosso” da portavoce a nuovo coordinatore provinciale del partito.

I numeri – quattro seggi nelle città di Trapani, Mazara del Vallo, Castelvetrano ed Alcamo – hanno rispettato i pronostici. Miceli, 975 voti, Marrocco, 488. “Vittoria schiacciante”, l’ha definita il deputato regionale Nicola Catania, che nella fase precongressuale e congressuale si era autodefinito, pompiere. Ma c’era poco da spegnere e i perdenti sapevano che il suo cuore politico batteva per Miceli. E ci sta pure. Uno dei maggiori sponsor di Marrocco è stato l’ex sindaco di Custonaci Peppe Bica, che attende la sentenza d’appello del Tribunale civile di Palermo per prendere il posto di Catania all’Ars. La decisione dovrebbe arrivare sotto l’albero di Natale. Bica ha già vinto in primo grado. Non a caso, durante il dibattito congressuale, ha parlato a denti stretti nei confronti di Miceli e ha messo anche i paletti per motivare la sconfitta che si stava consumando: “Finalmente il congresso. Ma più che un congresso è un votificio. In questi anni abbiamo chiesto di aprire il dibattito al nostro interno ma le cose sono andate in un altro modo. Eppure ce n’erano cose da dire. Per esempio, che il partito a Trapani è l’ultimo d’Italia in termini percentuali. Oppure che il seggio conquistato alle Regionali è frutto dei diecimila voti di lista e di quelli ottenuti dall’onorevole Catania e da me e null’altro. Ed ancora che nella lista per il consiglio a Trapani, con Miceli candidato sindaco, un terzo dei candidati è rimasto sotto i dieci voti. Potrei continuare con la mia nomina nella Giunta Miceli, concretizzata 24 ore prima della presentazione della squadra assessoriale e con una telefonata…”.

Miceli ha però raccontato un’altra storia. Quella di un partito in salute, del suo impegno a mettersi in discussione, nel 2018, quando Carolina Varchi e Giorgia Meloni gli chiesero di occuparsi del partito. “Abbiamo – ha sottolineato – costruito un percorso difficile. Ci siamo fatti valere nel 2019 a Castelvetrano con la candidatura a sindaco di Davide Brillo, così come alle Europee e alle Regionali con l’elezione dell’onorevole Catania”.

Miceli ha raccontato un’altra storia anche sulla sua candidatura a sindaco di Trapani nel 2022 e l’ha legata ad altri due appuntamenti elettorali: Erice (2022) ed Alcamo (2021). L’ha fatto indicando un avversario: “Se l’assessore Mimmo Turano e i suoi amici non avessero fatto le scelte che hanno invece fatto, oggi, da questo palco, parlerebbe il sindaco di Trapani. Mi aspettavo una mozione di sfiducia all’Ars, pensavo a una dura reazione, fuoco e fiamme da parte del mio partito. E invece non è accaduto nulla di tutto questo. Non credo che ci siano divisioni sui valori che rappresentiamo. E non credo che ci siano dubbi sull’azione di governo della premier Meloni. Dobbiamo dunque puntare all’unità e ad essere il partito guida della coalizione di centrodestra”.

Con la postilla post congressuale di Catania: “Il risultato di Miceli dimostra che, in questi anni, abbiamo fatto un buon lavoro tra la gente, con particolare attenzione al territorio”.