Trapani

Trapani, il Governo dell’acqua fa buchi da tutte le parti

TRAPANI – “L’acqua è vita ma se non c’è malavita”. È lo slogan del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida di fronte alle ordinarie emergenze. Perché saltano i pozzi di Bresciana, perché le condotte sono bucate, perché i lavori di una ditta possono tranciare di netto una parte della rete. Ce n’è per tutti i gusti e non è un problema che riguarda soltanto il capoluogo.

L’Ati idrico dovrebbe governare il sistema

Tranchida è di quelli che si fanno sentire, che denuncia, perché “malavita” significa anche altro, quando il sistema idrico viene danneggiato da un blackout dell’energia ed un cavo viene tagliato di netto. Tuttavia, la madre di tutte le ordinarie emergenze si chiama Ati idrico. È l’assemblea – rappresentata da tutti i sindaci della provincia – che ha la responsabilità di governare il sistema. Che avrebbe dovuto scegliere il gestore unico, avere una struttura tecnica ed amministrativa per poter amministrare e definire una strategia per gli investimenti. Finora ha però fatto soltanto buchi nell’acqua.

Tra un buco e l’altro, l’Ati è stata commissariata dalla Regione, perché non ha deciso il gestore e perché non è riuscita ad auto-amministrarsi. Ha avuto tre presidenti, tre sindaci in carica fino alla scadenza del loro mandato. Tra gli ultimi due pure una divergenza di opinioni. Il presidente pro tempore è il sindaco di Calatafimi-Segesta Francesco Gruppuso che, in una recente seduta consiliare straordinaria ed aperta che si è svolta a Trapani, non le ha mandate a dire. Nell’ordine: ha trovato una struttura vuota, ha dovuto fare i conti con un Piano d’ambito finanziariamente squilibrato, senza un’indicazione sul gestore unico, con alcuni atti non portati a termine e con il rischio di un commissariamento nazionale. Da qui una sorta di terapia d’urto che ha puntato ad organizzare gli uffici, a ridefinire il Piano, che è come un Prg dell’acqua, ed a mettere un punto fermo sulla gestione. Se n’era già parlato in precedenza, ora c’è il sigillo dei sindaci sull’opzione pubblico-privata (51% ai Comuni, 49% ai privati).

Sarà necessario fare la gara, compito commissariale. Le altre due opzioni – in house o soltanto privata -, sono state scartate nel tempo. Passi avanti che hanno fatto dire a Gruppuso: “Stiamo recuperando quattro anni in pochi mesi”. Rizzo, ex sindaco di Castellammare del Golfo ed ex presidente dell’Ati, non l’ha presa bene: “L’attuale presidente di Ati è in Ati da più di tre anni e quindi ha vissuto tutti i passaggi salienti della mia gestione da presidente e non mi pare abbia mai votato contro, né lui, né chi lo ha rappresentato, gli atti deliberativi portati in Assemblea”. Ed ancora: “Sapevamo tutti che il Piano d’Ambito era scompensato ma era uno strumento veritiero, figlio del fallimento di Eas e della modalità con cui il governo regionale di allora attivò la liquidazione dell’Ente”.

La scelta del gestore unico

Rizzo prova a mettere le cose in chiaro anche sulla scelta del gestore. Non c’è stata, per quella che presenta come una melina dei Comuni, in particolare di quello di Calatafimi-Segesta, la volontà di scegliere in tempo utile. La prima ipotesi presa in considerazione è stata quella dell’house providing. Rizzo stigmatizza: “Risultato finale? Quello di perdere un anno di tempo senza concretizzare la scelta dell’Assemblea nell’individuazione della forma di gestione in house. E da lì il commissariamento”. Polemiche che devono comunque fare i conti con dati oggettivi che continuano a delineare un quadro generale d’incertezza. Il presidente Gruppuso ha infatti sottolineato che nella fase di start up del sistema dovranno arrivare i soldi della Regione così com’è stato per le altre Ati. Mancano ancora all’appello Siracusa e Messina, oltre a Trapani.

C’è poi il problema delle tariffe

Oggi ed ora sono in pochi a prendere in considerazione la “tassa” sull’acqua. Il sindaco l’ha ribadito in maniera soft ma di sostanza: “L’utente non è abituato a pagare la fonte idrica”. Ma dovrà pagarla per non far fallire sul nascere anche questo nuovo tentativo di dare una risposta al governo dell’acqua nei territori. Le stime tuttavia ci sono già e sono allarmanti. E sono stime parziali per quanto riguarda l’area trapanese che è a corto di dati concreti per i Comuni ex Eas. Non era di loro competenza fatturare.

Le criticità dell’Ati rafforzate dalla siccità

Come se non bastasse, le criticità dell’Ati, riscontrate da Rizzo e poi da Gruppuso, sono rafforzate da un altro problema che riguarda tutta la Sicilia. Si tratta della siccità, con i bacini vuoti, le dighe senza lavori di manutenzione che costringono a gettare l’acqua in più nel mare, i cambiamenti climatici che indicano l’Isola a rischio desertificazione. Emergenza che finora non ha trovato una soluzione di medio e lungo termine a farle da controcanto.

A Favignana un’ordinanza per il risparmio dell’acqua

C’è chi, come il sindaco di Favignana Francesco Forgione, è passato dalle parole ai fatti recependo una nota dell’Ati trapanese il primo cittadino ha emesso un’ordinanza volta a garantire il risparmio dell’acqua. C’è un commissario regionale per l’emergenza idrica. Il Presidente Renato Schifani ha nominato il dirigente Dario Cartabellotta, che Cgil e Uil hanno chiesto d’incontrare per fare il punto sulla diga Trinità, che si trova nel territorio di Castelvetrano: “Abbiamo registrato che l’apertura dei portelloni della diga Trinità ha causato lo sversamento in mare della poca acqua piovana presente. Sembra paradossale che dopo circa otto mesi di siccità, e dopo la dichiarazione dello stato di calamità naturale su tutto il territorio siciliano, approvata dalla Giunta di governo lo scorso 9 febbraio, si possa assistere a uno spreco di acqua come quello di questi ultimi giorni”. Ed i buchi nell’acqua continuano.