Trapani

Trapani, la rete idrica colabrodo affossa il comparto agricolo

TRAPANI – L’apertura della stagione irrigua nella provincia trapanese rischia seriamente di affossare il comparto agricolo locale, già provato dalle mille problematiche connesse al mercato e alla contemporanea crisi pandemica che si trascina da oltre un anno.

Ad emergere una serie di disfunzioni nel servizio di erogazione idrica, cosa che rischia di far saltare molto produzioni in questo periodo estivo con il sole a picchiare duro e la terra sempre più arida. Ad essersi verificati turni di irrigazione che slittano di settimane o che addirittura saltano del tutto. E questo soprattutto a causa di una rete colabrodo dove, se e quando viene messa una toppa, immediatamente si apre un’altra falla.
Uno sfascio totale questa distribuzione dell’acqua per irrigare i campi, e questo accade in gran parte della provincia di Trapani.

A denunciarlo è la Cia agricoltori della Sicilia occidentale, nel pieno della stagione delle coltivazioni orticole, dei vigneti e degli uliveti. Sotto accusa le reti sottese a due dighe in particolare, Paceco e Rubino, dove si registrano quotidianamente perdite e guasti.

L’erogazione dell’acqua dalla diga Rubino, tra l’altro, è stata bloccata da marzo scorso per la presenza dell’alga rossa, potenzialmente tossica, e solo da qualche giorno i rubinetti sono stato riaperti per le coltivazioni, ma sono ancora chiusi per la zootecnia. Meno problemi si registrano invece sulla rete che dipende dalla diga Garcia, di più recente costruzione rispetto alle altre due: insieme, le tre dighe, servono circa 22 mila ettari di terreni coltivati.

Per gli addetti ai lavori è seriamente a rischio la campagna irrigua per l’intera agricoltura e in modo specifico per gli animali che in questo periodo hanno bisogno di bere per lo meno due volte al giorno. Il continuo ricorso alle autobotti non è praticabile sia per gli aspetti logistici che per l’eccessiva spesa che gli allevatori dovrebbero sostenere.

“Tutta colpa di una rete di distribuzione vecchia e fatiscente – dichiara Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale – che andrebbe sostituita del tutto. Invece viene tenuta in piedi da una manutenzione ordinaria a singhiozzo e che non basta di certo a garantire agli agricoltori le quantità minime di acqua per i loro campi. A monte manca sicuramente una scelta politica da parte della Regione, che dovrebbe assumersi le sue responsabilità e agire. Da anni, i Consorzi di Bonifica vengono gestiti in maniera commissariale e dispongono di risorse finanziarie risicatissime, che non permettono loro di svolgere e garantire le funzioni minime. A disposizione hanno poco personale e pochi fondi per l’acquisto di materiali. È una situazione di sfascio che riguarda la provincia di Trapani ma in generale tutta la Sicilia. Alla fine pagano sempre e solo gli agricoltori”.

Con l’alga rossa sicuramente non c’è da scherzarci. Parliamo di una microalga coloniale filamentosa appartenente al gruppo delle Ciaonoficee che predilige acque dolci a lento scorrimento e temperature inferiori ai 18 centigradi, pertanto le fioriture si manifestano principalmente nei mesi invernali-primaverili.
La tipica colorazione rossastra è dovuta alla dominanza di ficoeritrina (pigmento rosso) rispetto alla clorofilla.
Queste due caratteristiche (capacità di regolare il livello di galleggiamento e presenza di pigmenti capaci di fotosintetizzare anche in condizioni di scarsa illuminazione) la rendono competitiva rispetto alle altre microalghe, capace di sfruttare meglio le risorse disponibili. Gli effetti delle microcistine sulle persone e gli animali possono provocare epatotossicosi acuta per ingestione diretta, polmonite allergica ed epatotossicosi se respirate, e persino la creazione di tumori, se ingerite in dosi sub-acute per diverso tempo.