Consumo

Trasporto aereo e pandemia, montagna di reclami per Covid

ROMA – Ad un anno dall’inizio della pandemia, si tirano i conti nel settore del trasporto aereo. Il Cec, Centro Europeo Consumatori, ha comunicato che nel 2020 il 65% dei reclami è stato connesso al Covid: sulle 11.386 richieste pervenute dai consumatori italiani nel 2020, quasi la metà (più del 43% del totale) si riferiva al settore dei trasporti.

Di questi, un’ampia fetta era dovuta a voli cancellati a causa del Covid. Il dato è meno netto, ma comunque elevato, per quanto concerne i reclami rivolti da consumatori europei ad aziende italiane: sul totale di 1.179 richieste e reclami, due su cinque erano ricondotte al settore dei trasporti (38%). Per quanto riguarda i reclami del settore aereo, l’Unione Europea ha varato molteplici regolamenti in materia di diritti dei passeggeri, che costituiscono un modello unico al mondo.

Tuttavia, il riconoscimento di tali diritti da parte delle compagnie aeree non è sempre garantito. Spesso, purtroppo, la gestione dei reclami da parte delle compagnie aeree risulta inefficace. “Il regolamento (Ce) n. 261/2004 stabilisce che il rimborso è un diritto dei consumatori, dunque dovrebbe essere automatico e non su richiesta del consumatore”, specifica Milena Favretto, consulente del Cec Italia, che, d’altra parte rileva come si stia assistendo al fallimento di numerose compagnie aeree.

“E ciò – sottolinea Fravetto – non è nell’interesse nemmeno dei consumatori, perché se il mercato non è attrattivo, c’è il rischio che i vettori non siano rimpiazzabili e che rimangano in piedi solo poche compagnie, che alcune rotte vengano offerte solo da pochi fornitori, che i prezzi dei biglietti risultino ingiustificatamente elevati e che di fatto si crei un monopolio su determinate tratte”.

Nel 2021, la situazione potrebbe non essere diversa. A causa delle attuali limitazioni ai viaggi, il traffico aereo è ancora fortemente limitato.

Le lotte tra consumatori e linee di trasporto è stata al centro sin dai primi mesi dello scorso anno, quando il mondo è stato investito dalla pandemia e l’Italia ha vissuto il primo e lungo lockdown. Da lì la corsa alla richiesta di rimborso per i viaggi che è stato impossibile fare. Se ad un primo impatto le aziende hanno risposto fornendo voucher da spendere nei mesi successivi, la situazione è cambiata quando è intervenuto l’antitrust, che ha preteso che fosse emesso un rimborso. La scorsa estate, poi, la Commissione europea aveva avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia. Procedura che è stata chiusa senza alcuna sanzione per l’Italia, ma con la raccomandazione di sollecitare le autorità per far sì che i consumatori che hanno già ricevuto il voucher, “se preferiscono il rimborso al posto del voucher, possano chiederlo e riceverlo rapidamente nel rispetto dei diritti Ue”.