Editoriale

Tre donne al vertice delle Istituzioni

A forza di spingere, il ceto femminile sta approdando ai vertici della società istituzionale e civile, il che è un bene perché pian piano si smonta la subordinazione delle donne agli uomini e, contestualmente, il deprecabile maschilismo secondo cui uno ha ragione a prescindere.
Cosicché, Giorgia Meloni, giovane donna di quarantasei anni, dopo avere faticato per trent’anni è riuscita ad arrivare al vertice del Governo come presidente del Consiglio.

Qualcuno ricorda che è nata nella periferia romana della Garbatella, come se questo fosse un fatto negativo. Non lo è per niente, perché chi si trova in una famiglia non abbiente e vuole comunque riuscire nella vita, spesso lavora il doppio, il triplo o il quadruplo, per supplire alla condizione deficitaria di partenza.
Male fanno quei/quelle giovani che non capiscono la fortuna che hanno avuto nel nascere o crescere in una famiglia abbiente ove non manca nulla e, anziché essere motivati a crescere ancora di più, si abbandonano ai facili ozi e alle mollezze. Non comprendendo che così non fanno crescere la loro personalità.

Giorgia Meloni è una persona che ce l’ha messa tutta e ancora oggi sembra che continui a studiare giorno e notte per sapere di cosa parla, sapere come affrontare le circostanze, sapere trovare le migliori soluzioni.
Dobbiamo riconoscere volentieri che questo primo scorcio di legislatura ha visto una persona determinata e capace di tenere con polso fermo un Governo sulla linea di realizzazione del suo programma, condivisibile o meno.

Approdata in questi giorni ai vertici del primo partito di opposizione e cioè il Partito democratico (la denominazione fu suggerita da me a Walter Veltroni nel 1987) è Elly Schlein, trentasette anni, svizzera, laureata in giurisprudenza, figlia di due professori universitari, che ha avuto il coraggio di dire pubblicamente: “Sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna”.
Si tratta sicuramente di una novità per il Pd, ove ancora vi sono tanti parrucconi, e di un vento fresco che dovrebbe svecchiare strutture ammorbate e rimettere in carreggiata un partito con volti diversi, che fino a oggi non ha assunto una propria personalità.

Non abbiamo ancora elementi per valutare quale sia il programma della giovane svizzera, che si è iscritta al Pd solo qualche giorno prima di iniziare la campagna congressuale, anche se ha già fatto campagne elettorali, essendo stata eletta vice presidente della Regione Emilia-Romagna, nel 2020.
È probabile che vorrà collocare il Partito in una posizione di difesa dei ceti deboli. Non sappiamo se troverà il modo per potere distribuire ricchezza e non povertà, sapendo che per dividere ricchezza occorre prima produrla e quindi conoscere il modo per farlo.

L’opposizione è il sale della Democrazia, a condizione che non sia faziosa, ideologica e perditempo. In altri termini, una vera opposizione, indispensabile al Paese, deve pubblicare il suo programma che sia concreto, con le soluzioni idonee a mantenere un corretto equilibrio fra tutte le necessità e tutte le disponibilità finanziarie per soddisfarle. La tenuta dei conti di un Paese è fondamentale per il suo progresso.

La terza donna in rassegna è la giudice Margherita Cassano, appena nominata dal Csm (Consiglio superiore della Magistratura) presidente della Corte di Cassazione.
Anche in questo caso, dopo il Governo e il Partito democratico, questo è il terzo consesso cui approda al vertice una donna, della quale si è sentito parlare un gran bene per le sue doti di equilibrio, buonsenso e competenza, qualità che deve avere un leader che governa il vertice della giurisdizione ordinaria, così come stabilito dalla Legge fondamentale sull’ordinamento giudiziario numero 12 del 1941.

La rassegna delle tre personalità, verso le quali nutriamo una preliminare e potenziale fiducia, non ci fa perdere di vista il merito, quella qualità che ripetiamo costantemente in questi editoriali. È stupido, infatti, chi continua a dire: “Avanti i giovani e avanti le donne”. Bisognerebbe invece chiamare avanti i bravi e i meritevoli, a prescindere se giovani o vecchi, uomini o donne.
Solo queste persone, dotate di grandi qualità, sono meritevoli di assumere la responsabilità di incarichi importanti, tra cui la rappresentanza dei/delle cittadini/e.