Editoriale

Tregua, tutti la chiedono ma nessuno la vuole

La parola Pace, o il sinonimo Tregua, è sulla bocca di tutti, anche dei guerraioli, anche degli industriali delle armi, anche di chi fornisce la sussistenza, anche, anche, anche…
Bisogna tenere presente che la guerra non è casuale, sorge quasi sempre per ragioni economiche; anche quelle etniche hanno riflessi economici. I gruppi di potere che si avvicendano alla guida dei popoli non sono espressione di questi ultimi, neanche nelle democrazie mature, la cui più antica è quella degli Stati Uniti, con la Costituzione che entrò in vigore nel 1789.

Quando vi sono dittatori al vertice di un popolo, essi sono sostenuti sempre da gruppi di potere, che traggono vantaggi da chi lo gestisce con metodi clientelari e affaristici. Difficilmente la storia può testimoniare di dittatori-benefattori del proprio popolo.
Per cui, sgombriamo il campo da tanti paroloni e altrettanti punti di vista che non hanno fondamento nella realtà. Le persone umane si dividono fra buone e cattive, a prescindere dal sesso e dall’età, fra le quali purtroppo le prime sono in minoranza.

Quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq i soliti bene informati plaudirono a quella guerra che aveva l’obiettivo di portare la democrazia a quel popolo. La ragione vera era che Saddam Hussein era diventato un nemico degli Usa e doveva essere sostituito da persone più “amichevoli”.
Quando il Kosovo ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza, l’Occidente – tra cui il nostro Paese – riconobbe subito la scissione e anzi mandò i caccia.
Quando Putin ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022 l’operazione è stata giustificata come “liberatoria” dei territori occupati ma, in effetti, aveva – e tuttora ha – lo scopo di sostituire i dirigenti filo occidentali in filo russi.
Questi pochi esempi potrebbero essere moltiplicati forse per quella quarantina di guerre che in atto sono vive nel mondo, fra cui quella non dichiarata che oppone Israele e la Striscia di Gaza, una quindicina o forse più in Africa, la ritirata delle truppe americane dell’Afghanistan e via enumerando.
Pace o Tregua, tutti le chiedono ma nessuno le vuole. Dobbiamo rettificare: le popolazioni ingenue la vogliono sul serio, ma non si rendono conto che i conflitti sono guidati dai gruppi di potere – economici, finanziari, guerrafondai e altri – i quali non hanno alcun interesse che essi cessino, perché hanno invece l’obiettivo di continuare le forniture che assorbono risorse finanziarie di livelli inimmaginabili.

Non sveliamo alcuna verità quando evidenziamo come i popoli non siano la vera fonte del potere, anche in funzione del loro livello culturale e di conoscenza di quello che è accaduto sulla Terra negli ultimi cinquanta secoli, dalla Cina agli egiziani, ai greci, agli ebrei, ai giapponesi.
Non conoscendo la storia, o meglio le storie, i cittadini vengono regolarmente turlupinati da tanti bravissimi comunicatori che raccontano menzogne facendole passare per verità, con la conseguenza che attraggono il consenso del popolo su questioni che spesso sono irreali.

I cittadini hanno mezzi di difesa di fronte a questi comportamenti ingannevoli? Sicuramente, solo che lo vogliano.
La prima arma di cui possono disporre a piacimento sono i libri, di carta preferibilmente o anche digitali. Non libri qualunque, non romanzi o storie più o meno inventate, ma saggi che riproducono eventi e fatti accaduti nel periodo prima indicato, suscettibili di una comprensione attenta e accurata, se chi legge ha i requisiti adatti.
Dopo la lettura, la seconda arma è quella della riflessione e della capacità di collegare gli eventi accaduti nei tempi e in tutta la superficie del nostro pianeta.
La terza arma è la capacità di analisi delle informazioni per valutare se esse siano obiettive, complete e bilanciate, oppure se siano di parte con lo scopo di ingannare i lettori.
La vicenda russo-ucraina è l’ultimo esempio di come venga falsificata la realtà, di cui abbiamo scritto in numerosi editoriali. Attenzione, dunque, a ciò che accade e massima comprensione degli eventi per pensare con la propria testa e non con la testa degli altri.