Editoriale Grimaldi

Tristezza festiva

In inglese le festività dicembrine si chiamano “Holiday season” (tempo di festività) per evitare di augurare buon Natale a chi non crede che il Signore un paio di millenni addietro venne (ora siamo infatti in Avvento) per testimoniare il Padreterno pieno di amore, misericordia e giustizia.

Il Governo del nostro Paese, onnisciente ed amorevole come vuole apparire cambiando pensiero ogni ora a dimostrazione che è aperto a tutti ed a tutti vuol dar ragione, in spirito di internazionalità lascia che ogni cittadino festeggi Natale ed allegato Capodanno come vuole purché – e questo è giusto – non si allei con la capacità diffusiva del virus che oggi è ospite – sgradito- ma efficiente della Terra. Criticarlo è “partigiano”; festeggiare con tristezza ammesso, senza far vedere: per non scoraggiare ed in memoria dei quasi 70.000 che festeggiano in Cielo.

Non pare che tanto piaccia al Colle il cui inquilino ha parlato forte e chiaro (ma si, proprio così!) di “serietà” che deve caratterizzare popolo e governo in un momento tra i peggiori del mondo. E se ne ha parlato è perché non ha visto serietà aleggiare tra i destinatari del suo dire. Ed ha ragione. V’è infatti un pressapochismo di governance da fare paura, incapacità di prevenire, studiare, progettare, risolvere, aggravato da un sacco di soldi che arriveranno (ma l’anno prossimo) e che non sanno come spendere, usi cosi come sono (i governanti), al piccolo cabotaggio ed alle tangenti combinate e disposte.

In compenso autoreferenzialità inaudita fatta a volte anche di menzogne ed assenza di ogni senso di responsabilità. Per carità ogni tanto qualcosa l’azzeccano: dopo 108 giorni gli otto della marineria siciliana catturati illegalmente dai libici tornano a casa. Ma sono al secolo più di tre mesi!
In compenso il Governo ha partorito tanti decreti del primo ministro quanti in tutte le legislature dall’Unità d’Italia mai stati fatti, ma illuminato palazzo Chigi ed altri palazzi del potere in verde bianco e rosso facendo rivoltare nelle tombe chi li fece erigere e i grandi artisti progettisti tramutando in farsa l’orgoglio nazionale!

E siamo alla luce in fondo al tunnel (ma è diritto?): il vaccino. Gli sproloqui non mancano. Il da fare governativo in mente Dei. L’immunità di gregge appare fatto veterinario. Quando lo avremo -2021 e non so il mese – basterebbe decretare (stavolta si!) che chiunque lavori in attività che ha contatto con terzi o si muova da casa debba vaccinarsi. Punto. E non è violazione della privacy. Infatti fino a qualche decennio fa chi viaggiava doveva vaccinarsi contro il vaiolo (che fu così debellato) ed il Medico Provinciale rilasciava un documento di color giallo da mettere dentro il passaporto, senza il quale non si entrava in nessun Paese.

Nessuno mai si sentì prevaricato perché non era obbligato “ab imo”, ma era “conditio sine qua non”. Parafrasando San Paolo ai Tessalonicesi (poi nella Costituzione Urss!)”chi non si vaccina non mangia”.

In tristezza mentale, ma gioia nel cuore: BUON NATALE.