Facevano credere di poter assicurare un’assunzione alle Poste italiane, in cambio di un corrispettivo di 20 mila euro. Sei le vittime individuate, tutte della provincia di Palermo, che avevano già versato, quale acconto, in misura diversa, 45 mila euro.
A portare alla luce quella che è stata un’associazione a delinquere finalizzata alle truffe sono state le sezioni di polizia giudiziaria dei carabinieri, della polizia e della guardia di finanza della Procura di Sciacca (Ag). A coordinare l’inchiesta sono stati il procuratore Roberta Buzzolani e il sostituto Michele Marrone.
Tre le misure cautelari firmate dal gip del tribunale di Sciacca: una in carcere e due ai domiciliari. In cella è finito un ex dipendente delle Poste. Mentre la moglie dell’ex impiegato e una polacca sono state poste ai domiciliari. “L’ex dipendente delle Poste conosceva determinati meccanismi e arricchiva l’ambientamento del raggiro nei confronti delle vittime con un ufficio di rappresentanza che aveva a Palermo, qualificandosi dirigente sindacale. Stamattina sono stati anche sequestrati dei falsi contratti di assunzione alle Poste che erano tenuti all’interno di cartelline con una denominazione sindacale. Quindi tutto era stato creato per far cadere nella trappola persone che avevano problemi economici determinati dalla mancanza di lavoro. Ed alcune di queste, pur di pagare l’acconto richiesto, si sono perfino indebitate”, ha spiegato il tenente colonnello Roberto Vergato che comanda la compagnia dei carabinieri di Sciacca (Ag).
Le sei vittime avevano versato tranche di 2 mila, 5 mila euro, quale acconto. “Stamattina sono state sequestrate anche delle carte PostaPay – ha aggiunto Vergato – . I soldi venivano trasferiti all’estero. Le donne fungevano da impiegate amministrative all’interno di questo pseudo ufficio di rappresentanza a Palermo”. Le indagini sono durate dallo scorso ottobre a questo mese. “Gli episodi focalizzati – ha aggiunto il comandante della compagnia dell’Arma di Sciacca – sono fra ottobre e dicembre 2020. Quindi hanno truffato 6 persone, per 45 mila euro, in 3 mesi. Questo significa che l’organizzazione era molto capace”. L’adescamento delle vittime, dai 40 ai 60 anni, avveniva nei modi più disparati, ma era forte – visto la “fame” di lavoro – il passaparola”.