Veronica – questo il nome di fantasia per garantirle l’anonimato – non ha nemmeno trent’anni. E già porta dentro i segni della violenza subita da un’ex fidanzato che le aveva tolto ogni libertà. In esclusiva al QdS racconta la sua storia e l’incubo da cui si è salvata.
Veronica è la testimonianza di come la violenza maschile sulle donne possa riguardare chiunque. Non soltanto chi vive ai margini della società, ma anche chi nella vita ha frequentato i migliori istituti scolastici e chi ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia di genitori attenti e realizzati professionalmente.
Eppure non lo sapeva nemmeno lei, quando a Catania ha ceduto alla corte spietata di un ragazzo che era venuto in Sicilia per trascorrere le vacanze estive e che le aveva promesso una vita insieme ricca d’amore ed entusiasmo.
Un “amore” trasformatosi presto in un incubo, nella privazione degli affetti più cari, dei contatti con il mondo esterno, della libertà di mettere il naso fuori dalla finestra o di indossare il proprio vestito preferito, nelle aggressioni nei confronti di coloro che per caso si trovavano a osservarlo.
Veronica ha pensato pure di dover morire per liberarsi di chi l’aveva annullata. Come non potesse esistere una soluzione per essere felice, ancora una volta. Il suo sesto senso l’ha salvata, quello stesso istinto di sopravvivenza insito in ogni donna in grado, in tempi brevissimi, di trasformare ogni circostanza. Proprio l’amore per la vita le ha fatto comprendere che la speranza può diventare concretezza, basta deciderlo. Ed è tornata in Sicilia, dalla sua famiglia.
In Sicilia ha però scoperto di essere incinta. Il suo ex, appresa la notizia, tenne a spiegarle per tempo quale quotidianità l’avrebbe attesa. Non era certo un’assunzione di maggiore responsabilità rispetto al grave disturbo che lo affliggeva, quanto la pretesa che lei diventasse, sostanzialmente, “una schiava” disposta a farle crescere il suo bambino “come lui voleva”. Lei non se l’è sentita, ma non è arrivata nemmeno ad abortire chirurgicamente; ha perso il bambino a causa dello stress.
Dopo quello shock, più nessun contatto con l’aggressore: “La mia fortuna fu la sua residenza, lontana dalla mia”, aggiunge, con la voce di chi oggi sa di essere riuscita a salvaguardare tutto il resto che la vita, di lì a poco, le avrebbe donato.