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Tumore al seno, più di 6 mesi i tempi per una diagnosi in Sicilia

Sei mesi. È l’attesa media sull’intero territorio italiano per una mammografia gratuita presso un’azienda sanitaria locale. Un’aspettativa che si allunga nelle regioni del Mezzogiorno e che sta cozzando con l’ottica della prevenzione oncologica, in particolare per quanto riguarda ladiagnosi precoce del carcinoma al seno, la forma di cancro più diffusa tra le donne.

Con l’impensato diffondersi della pandemia, che dal febbraio 2020 ha costretto i sistemi sanitari nazionali a convertire d’urgenza gli ospedali per contrastarla e a ridurre di conseguenza attività ambulatoriali e, nel caso specifico, gli screening mammari, questa situazione si è tradotta l’anno scorso in più di 1 milione di nuovi casi nel mondo, circa 332.000 nell’Unione europea e 50.500 in Italia: vale a dire 135 donne al giorno. Di queste diagnosi, 3.500 hanno riguardato solo la Sicilia. Numeri impressionanti che, stando alle previsioni del ministero della Salute, non si abbasseranno in questo 2021 che si chiude con una quarta ondata di Covid da affrontare. Urge perciò insistere con più forza e costanza sulla prevenzione.

È il paradigma di ‘Ottobre tutto l’anno’, l’iniziativa di sensibilizzazione promossa da Elisabetta Luparello, coordinatrice di Lega Giovani per la provincia di Palermo, presentata ieri all’Ars con lo scopo di fare del mese d’inizio autunno il simbolo di una campagna di informazione permanente. Con un punto di partenza: istituzionalizzare il 19 ottobre come Giornata nazionale per la prevenzione del tumore al seno. Ruota su questo perno il disegno di legge della senatrice Sonia Fregolent, capogruppo del Carroccio leghista in commissione Sanità, intervenuta in collegamento streaming alla conferenza svoltasi nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni: “Chi non ha esperienza più o meno diretta di una parente, un’amica o conoscente decedute per un tumore al seno?  Di fronte a dati così preoccupanti urge fare molto di più e in tempi molto più stretti per incrementare le diagnosi precoci e migliorare le possibilità finanziarie di ciascuna regione per offrire cure adeguate alle donne, garantirgli supporti per una buona qualità di vita durante il percorso terapeutico e ridurre così i costi sociali generati da questa patologia”.

Insieme con il coinvolgimento dei servizi di informazione radiofonica e televisiva finalizzati a assicurare spazi connessi alla Giornata nazionale sul tumore alla mammella e a informare sulle cure più appropriate, il disegno di legge punta in particolare all’attivazione di uno sportello oncologico presso le Asl: “Anche attraverso convenzioni con associazioni, fondazioni e altri enti iscritti al Registro nazionale del terzo settore, questo sportello ‘rosa’ funzionerà come luogo di ascolto e di accoglienza per le donne e – illustra Fregolent – offrirà servizi gratuiti di parruccheria e  estetica durante la chemioterapia, nonché di sostegno e ascolto sulle prestazioni di diagnosi e cura anche in ordine agli interventi di chirurgia plastica ricostruttiva. Inoltre queste strutture forniranno assistenza giuridica su più ambiti: dalle procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile e handicap, all’indennità d’accompagnamento, dalle agevolazioni fiscali ai congedi e permessi lavorativi, inclusa la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro o di pensionamento anticipato”.

Nel corso del 2020 il sistema sanitario regionale è stato di fatto quasi paralizzato per mesi. “Occorre d’ora in avanti usare nuove lenti di osservazione improntate su un approccio più umanista, che si traduce in servizi più efficienti soprattutto per curare patologie delicate come questa – dice il deputato regionale della Lega Vincenzo Figuccia – Oltre a recepire questa prossima probabile normativa nazionale, si tratterà di lavorare anche su una legge regionale soprattutto per intervenire sul nodo della conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della famiglia: un tema già di per sé problematico, che subisce un effetto moltiplicatore allorquando in un nucleo familiare irrompe una malattia oncologica femminile. La rete degli sportelli ‘rosa’ dovrà essere implementata coinvolgendo anche farmacisti e medici di base”.

Il tumore mammario investe la percezione del sé di una donna: da quando le viene diagnosticato, la sua vita cambia: al traumatico percorso terapeutico segue la annosa sequenza degli obbligatori controlli periodici. Le associazioni di promozione sociale fanno molto, ma è nelle stanze dei bottoni che si deve appunto ricominciare a correre.  Oggi lo screening diagnostico si rivolge per lo più alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, con una mammografia da eseguire ogni 2 anni. Con l’attuale trend di questa patologia, non basta più: “occorre abbassare almeno a 45 anni il limite minimo d’età – sottolinea Manuela Tonon, presidente di ‘Amiche per la Pelle’, associazione con sede in provincia di Treviso – Questo perché a crescere, oggi, è soprattutto il numero delle donne giovani che si ammalano. Si stanno infatti rilevando casi di carcinoma addirittura al di sotto dei 25 anni, che hanno purtroppo reso necessarie operazioni di mastectomia bilaterale”. A quell’età – continua Tonon – una donna che segnala di notare qualcosa con l’autopalpazione, ancora oggi non viene spesso creduta e, intanto, nel nostro paese le è difficile riuscire a accedere a una mammografia attraverso il sistema sanitario pubblico, dato che il medico non è autorizzato a prescriverla a pazienti al di sotto dei 40 anni. L’alternativa di ricorrere a strutture private per molte donne non è economicamente possibile”.

Nel territorio nazionale non mancano aziende che hanno la sensibilità di pensare alle loro dipendenti quando manifestano questa patologia, soprattutto concedendogli turni di lavoro più elastici. “Ma – riprende Tonon – occorrono sgravi fiscali e sovvenzioni per le tantissime donne con un lavoro a partita Iva, che non possono permettersi di cessare di lavorare, proprio perché non c’è nessuno che possa dargli una mano durante la malattia”. 

Una lotta, quella per la prevenzione oncologica, che è tanto politica quanto indipendente da logiche di bandiera partitica. Lo ha sottolineato anche il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che ha concluso la conferenza collegato da Roma: “Pur con grandi differenze tra regione e regione, il 2020 ha fatto segnare una forte riduzione della diagnostica, determinata, da una parte, dalla riduzione del numero degli inviti allo screening inviati alle donne e dall’altra da un calo di adesioni stimato su scala nazionale nell’ordine del 60% in meno”.  Per recuperare i grandi ritardi sulle prestazioni sanitarie accumulati dal febbraio del 2020 il ministero ha già stanziato circa 500milioni di euro da ripartire tra le regioni. “Altri finanziamenti verranno erogati prossimamente per garantire il miglior trattamento possibile a tutti i malati di tumore”, ha aggiunto Sileri, che non ha mancato di accennare anche al nuovo piano nazionale oncologico, il cui varo è atteso tra dicembre e gennaio: “la bozza indica che è ben fatto, perché tiene conto delle posizioni di professionisti e associazioni”. Il Covid ha ufficialmente decretato la fine della stagione dei tagli: “questo significa che il primo settore che riprende a respirare è proprio quello sanitario – ha concluso il viceministro- . Paradossalmente la pandemia ci ha dato lo stimolo per riformarlo. La malattia si combatte insieme”. 

Antonio Schembri