Sanità

Tumore al seno, tecnologia e immunoterapia per migliorare le cure

Il carcinoma mammario, il tumore ad oggi più diffuso con 55 mila nuovi casi ogni anno, è stato l’oggetto di “Catania 4 Senology”, il forum di discussione multidisciplinare tra gli specialisti delle varie discipline coinvolte nella sua diagnosi e cura, organizzato in presenza da Humanitas Istituto Clinico Catanese, dopo lo stop di questi ultimi anni imposto dal Covid-19.

Il convegno, che ha visto Catania al centro della Senologia, sotto la regia dei responsabili scientifici Carlo Carnaghi, Francesco Caruso, Michele Caruso, Isabella Castellano, Gaetano Castiglione, Luigi Cataliotti e Antonio Rizzo ha avuto la partecipazione del Gruppo italiano di studio di patologia mammaria (GIPaM), dei referenti regionali Senonetwork insieme ai centri di senologia, dell’Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi (ANISC) e di numerosi specialisti in oncologia medica.

“Un momento di straordinaria attualità in campo sanitario” – ha commentato il dott. Francesco Caruso, Capo Dipartimento oncologico e responsabile U.O. Chirurgia oncologica dell’ospedale etneo. “L’oncologia rappresenta la sintesi della multidisciplinarità in cui più specialisti si confrontano per la diagnosi ed il trattamento della patologia da affrontare. E il carcinoma alla mammella, da questo punto di vista, è stato una sorta di apripista, spingendo gli specialisti a collaborare per approcciare il problema a tutto tondo e risolverlo”.

La tre giorni si è svolta secondo focus tematici. La prima giornata ha visto i presenti impegnati in un confronto interistituzionale su vetrini in telepatologia: HER2low & tumori triplo–negativi ad istotipo speciale. La sessione è stata dedicata alla medicina di precisione e ai fattori prognostico-predittivi di risposta alla terapia: una nuova frontiera destinata a specifiche pazienti sino ad oggi diversamente trattate.

La seconda giornata ha rappresentato l’occasione per approfondire l’aspetto diagnostico e terapeutico, con l’Oncology Meet 4 Experts, dedicato alla rappresentazione delle ultime novità atte a modificare gli scenari clinici della neoplasia mammaria: dall’intelligenza artificiale con le sue applicazioni in ambito di diagnostica, alle molteplici possibilità terapeutiche che hanno rivoluzionato e arricchito il trattamento medico in tutte le fasi di malattia, con specifico riferimento a quella neo adiuvante che ha mutato, in maniera considerevole, l’approccio terapeutico del carcinoma mammario.

Nel pomeriggio, il focus sulla rete tra professionisti e sull’importanza dello scambio di esperienze, con l’incontro dei centri di senologia 6.0 di Senonetwork, il Network dei centri italiani sempre più coinvolti per diffondere la conoscenza delle attività scientifichecliniche e organizzative che vengono svolte.

“Le donne oggi hanno ben compreso che il tumore della mammella deve essere trattato soltanto all’interno di quelle strutture che affrontano a 360 gradi il problema – ha proseguito il dott. Caruso. Non si può pensare, ed è questo che è stato portato avanti da Senonetwork, che una donna venga trattata da un chirurgo che abbia esperienza di appena venti interventi l’anno. O da un oncologo medico che ne tratta soltanto quindici. Esiste un numero minimo secondo le esperienze europee – a cui in Humanitas ci atteniamo – che è di 150 casi, cioè 150 nuove diagnosi all’anno per centro. Noi trattiamo 700 nuove pazienti ogni anno, questo significa che l’Istituto è ormai un punto di riferimento importante per la regione”.

I lavori si sono conclusi sabato 25 giugno, con un approfondimento sull’impiego della terapia farmacologica evoluta: accanto ai tradizionali farmaci chemioterapici, oggi sono disponibili gli ormonoterapici e i farmaci biologici il cui utilizzo ha prodotto significativi risvolti sul successivo trattamento chirurgico del tumore alla mammella.

“Negli ultimi due anni sono stati fatti grandi passi avanti che necessitano di essere trasferiti nella pratica clinica – ha sottolineato il Responsabile dell’U.O. di Oncologia Medica dell’Istituto catanese, dott. Carlo Carnaghi – e per fare ciò bisogna avere piena consapevolezza del contesto, conoscenze estremamente approfondite della malattia. Perché “l’algoritmo terapeutico”, cioè la decisione su come trattare un paziente, diventa sempre più complesso. Da qua, la necessità di confrontarsi continuamente in ambito nazionale ed internazionale, per definire meglio qual è il percorso più appropriato per ogni singolo paziente. Ci avviciniamo sempre di più alla personalizzazione della cura – ha continuato: ciò non significa che abbiamo una cura giusta per ogni paziente o che abbiamo la possibilità di prevedere con certezza quello che succederà in ogni singolo caso, ma certamente, rispetto a dieci anni fa, il contesto attuale ci consente di identificare più nel dettaglio ogni singola malattia e declinare con maggiore precisione il trattamento per ogni paziente.”

Anche nell’ambito della prevenzione i segnali positivi non tardano ad arrivare. “Tradizionalmente, la ricerca preventiva della malattia era un aspetto maggiormente considerato al nord Italia – ha concluso l’oncologo – ma negli ultimi anni ho potuto constatare personalmente una crescita di interesse e apprezzare, lavorando in Sicilia, la capacità di integrazione con il territorio e le altre realtà ospedaliere regionali, che migliora mese dopo mese. Un’integrazione non solo tra le competenze all’interno dello stesso ospedale, quindi, ma tra tutte le risorse che operano sul territorio, che ritengo sia uno strumento fondamentale per riuscire a garantire ai cittadini la qualità di cura”.