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Tumori, in trenta domande dubbi e paure sulla ricostruzione del seno

ROMA – Se faccio la ricostruzione c’è più probabilità che si ripresenti il tumore?; Davvero la ricostruzione mammaria si può fare subito, insieme alla rimozione del tumore?; Si può fare la radioterapia con le protesi?; Non vorrei le protesi, è possibile ricostruire la mammella solo con i miei tessuti?; Il mio seno tornerà come prima?; La mammella ricostruita perderà sensibilità?; Il seno con la protesi può scoppiare può scoppiare in aereo?

Sono le paure, le emozioni, i pregiudizi delle donne costrette a confrontarsi con una mastectomia dopo un tumore al seno, pubblicati nella brochure “Donna x Donna” edizione 2020/2021, volume, disponibile nelle principali breast unit italiane e sfogliabile sul sito www.beautifulafterbreastcancer.it. Nei 47 ospedali della penisola aderenti all’iniziativa sono disponibili tutti i materiali informativi del progetto.

Coordinato dall’associazione Beautiful After Breast Cancer Italia Onlus (Babc), il progetto Donna X Donna – che riunisce 75 specialiste in chirurgia plastica e chirurgia senologica delle principali Breast Unit italiane – quest’anno risponde ad oltre 30 dubbi e timori femminili sulla ricostruzione del proprio seno dopo il tumore, raccolti nelle visite specialistiche effettuate nei reparti ospedalieri della penisola nei mesi scorsi. Colloqui intimi e personali che fanno luce sul desiderio delle pazienti di superare il tumore e ricominciare a vivere la propria vita come prima, “anzi meglio di prima” come emerge dai colloqui.

Il progetto, giunto alla seconda edizione, informa le donne partendo dai loro dubbi e perplessità, raccolti dalle specialiste durante le visite nei centri di senologia.

Le donne medico, riunitesi più volte in videoconferenza, hanno discusso e raccolto oltre una trentina di domande legate all’emotività, ai timori razionali e non, alla propria bellezza prima e dopo il tumore, alle tecniche operatorie, all’informazione sui materiali usati oggi per le protesi mammarie e alla mancanza di informazioni sulla ricostruzione del seno, al timore delle cicatrici e al desiderio di tornare ad essere se stesse il prima possibile.

La pandemia ha frenato gli interventi post-mastectomia
Una donna su 8 è colpita dal tumore al seno, il 30% si sottopone ad una mastectomia e solo per la metà di queste la ricostruzione avviene immediatamente. Le pazienti rinunciano oppure vengono sottoposte a interventi successivi che diventano più complessi. Il quadro italiano è estremamente variabile di regione in regione con picchi di oltre il 90% di ricostruzioni contestuali e situazioni invece prossime allo zero. E la pandemia ha creato ulteriori rallentamenti, un incremento delle liste d’attesa e nuovi dubbi e timori

“Nel lockdown di marzo a livello nazionale sono state seguite le linee guida europee che raccomandavano di rimandare questo tipo di intervento in un periodo successivo all’emergenza ma la ricostruzione immediata fa parte del ‘gold standard’ per le pazienti che necessitano di mastectomia e i benefici superano di gran lunga quelli dello stesso intervento eseguito in un secondo momento”, afferma Marzia Salgarello, presidente Babc e direttore reparto di chirurgia plastica della Fondazione Policlinico universitario A.Gemelli di Roma.

Seppure la proporzione delle ricostruzioni mammarie contestuali all’intervento demolitivo per tumore al seno sia migliorata nel tempo, passando dalla media nazionale del 41,08% del 2012 a quella del 51,54% del 2018 (Agenas 2019) il quadro mostra una notevole eterogeneità nel comportamento delle strutture ospedaliere con proporzioni che variano dallo 0% al 95,25%, mostrando il Sud Italia più svantaggiato. Umbria e Toscana registrano più del 70% di ricostruzioni contestuali, mentre in Basilicata il valore medio regionale è poco al di sopra del 20%. La Calabria non possiede Breast Unit e, nonostante la normativa in corso lo preveda per tutte le regioni, i dati sono prossimi allo 0.Le differenze sono importanti anche all’interno di regioni con valori medi in linea o superiori al valore medio nazionale: il Veneto, con proporzioni che variano dal 17,2% al 100%, è la regione con la maggiore eterogeneità interna. In Campania, inoltre, si registrano proporzioni che vanno dall’1,13% al 75,93%. Il Friuli Venezia Giulia oscilla fra il 20 ed il 45%, restando al di sotto della media nazionale.