La ministra del Turismo, Daniela Santanché, ha comunicato che il turismo del Paese costituisce il tredici per cento del Pil, all’incirca duecentotrenta/duecentoquaranta miliardi.
Si tratta di una cifra deficitaria perché non dobbiamo dimenticare che questo è O Paese d’o sole, con circa 7.500 chilometri di coste, con montagne sopra i quattromila metri, con la catena degli Appennini che parte dalla Valle Padana, attraversa lo Stretto e prosegue con i Peloritani, i Nebrodi e le Madonie, nonché con il più alto vulcano attivo d’Europa, cioè l’Etna.
Poi nel nostro Paese vi sono monumenti storici e culturali che hanno migliaia di anni. Qui sono nati moltissimi scrittori, filosofi, matematici; vi sono sculture e pitture di ogni epoca e di grandissimo valore. Paesaggi meravigliosi.
Insomma, questo breve elenco, che non è per nulla esaustivo, costituisce l’insieme dei tesori che la gente di tutto il mondo ha voglia di vedere, di toccare. Ecco perché quel tredici per cento del turismo ci sembra così basso e meritevole di un congruo aumento.
Il turismo – che una volta era considerato il petrolio del futuro e oggi può essere comparato ai dati dei software, dell’IA, degli elaboratori con miliardi di funzioni e così via – non è sufficientemente sviluppato e sostenuto in Italia.
È vero che ogni Regione e ogni Comune ha il dovere di valorizzare i propri luoghi, i propri siti, i propri borghi, le proprie spiagge e tutte le bellezze naturali e culturali di cui dispone. Ma è anche vero che il Governo centrale ha il dovere di programmare lo sviluppo, mediante iniziative in tutti i Paesi del mondo attraverso le proprie ambasciate, e non solo, perché vi dovrebbero essere missioni a ripetizione, soprattutto laddove l’Italia ha un fascino particolare, per esempio in Argentina.
C’è di più. Oggi vi è un turismo milionario, perché i nuovi ricchi dei Paesi che sono cresciuti sono decine e decine di milioni. Solo in Cina vengono stimati sessanta milioni di nuovi ricchi e questi ora vanno in giro per il mondo a spendere il loro denaro, lo yuan, diventato intercambiabile col dollaro e l’euro.
Vi è una mancanza di iniziative propulsive per fare salire quel tredici per cento di uno o due punti all’anno per portarlo fra i venti e i quaranta miliardi. Si comprende perfettamente che un aumento cospicuo dei visitatori stranieri, ma soprattutto dei milionari stranieri, porterebbe un grande sollievo nelle casse di Comuni e Regioni, nonché sollievo alle catene commerciali, alla ristorazione, alla ricettività e a tutti quei servizi che ne sono complementari.
Per la verità, anche da parte di alcune Regioni vi è carenza di iniziative internazionali, mentre altre, come il Trentino-Alto Adige, pubblicizzano i loro luoghi incantevoli, utilizzando fondi europei. Nel Sud Italia vi è un Comune virtuoso in questi termini, che sta molto investendo nel turismo attraverso la Zip line e l’Altalena gigante. Si tratta di San Mauro Castelverde, un piccolo borgo in provincia di Palermo.
Comunque, non è l’iniziativa sporadica che porta aumento del Pil, bensì un programma organico, efficace, che dovrebbe attirare, ripetiamo, i nuovi milionari, verso il nostro Paese e le sue incommensurabili bellezze.
Vi è un’altra discrasia che dobbiamo sottolineare e cioè la macroscopica differenza del Pil fra Nord e Sud del Paese, nonostante il Mezzogiorno sia persino più ricco di storia e di beni culturali del Nord, perché, soprattutto nelle Isole e nella parte bassa dello Stivale, l’influenza di greci e albanesi è considerevole.
Anche in questo caso dobbiamo sottolineare l’incapacità dei presidenti di Regione e delle loro Giunte, nonché dei sindaci a imbastire iniziative da convogliare in tutti i Paesi del mondo per valorizzare e far conoscere i propri siti.
Questa volta abbiamo voluto attirare la vostra attenzione su una questione ben conosciuta, ma forse meno per i risvolti organizzativi – anzi disorganizzativi – che ha. Anche in questo caso si rende necessaria la continua attenzione dei/delle cittadini/e sui propri responsabili istituzionali, che, anziché fare gli “scalda-sedie”, dovrebbero attivarsi per fare crescere il benessere delle proprie popolazioni, non a parole come accade, bensì concretamente.