Si attesta al 94% la percentuale di occupati nel comparto del turismo per il Ferragosto 2024 al Sud e nelle Isole secondo le stime Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo-Confesercenti, sulla base di un monitoraggio realizzato sulle principali piattaforme di prenotazione online.
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È la percentuale più alta a livello di macro aree considerando i numeri delle altre parti d’Italia che registrano un 91% al Nord-Est, un 90% al Nord-Ovest e un 89% al Centro. A livello complessivo in Italia sono previste 14,8 milioni di presenze tra il 15 e il 18 agosto nelle strutture ricettive, di cui il 56% è composto da turisti italiani.
Come si legge nel comunicato, a fronte di una saturazione più elevata per le regioni del Sud e Isole, emergono valori sostanzialmente allineati alla media nazionale per tutte le altre aree. In particolare, tra le regioni del Nord Est si distingue il Trentino-Alto Adige con un tasso di occupazione del 97%. Per le regioni del Nord Ovest spicca il dato della Valle d’Aosta e della Liguria, rispettivamente con il 95% e il 97%. Tra le regioni del Centro Italia il valore più elevato è quello delle Marche. Infine, per le regioni del Sud e Isole i tassi di saturazione più alti sono stati rilevati per l’Abruzzo e la Sardegna.
Ma come vanno le cose in Sicilia? Per saperlo il QdS.it ha intervistato Vittorio Messina, siciliano e presidente nazionale di Assoturimo.
Che previsioni ci sono per la Sicilia in particolare?
“La Sicilia in questa stagione estiva ha registrato una diminuzione delle presenze rispetto allo scorso anno per una serie di fattori, non ultimo il danno d’immagine che sta recuperando a causa dell’emergenza siccità. Un problema che, con il cambiamento climatico, la politica è chiamata ad affrontare e a governare, soprattutto per evitare appunto i danni d’immagine, perché le strutture turistiche, specialmente quelle più organizzate, hanno delle riserve idriche che le consentono di fronteggiare queste situazioni, ma il problema c’è e va indubbiamente affrontato”.Quindi, le mete che attirano turisti internazionali non hanno problemi e mi riferisco a Taormina, Cefalù, Erice… Queste località non fanno registrare alcun tipo di calo, mentre il resto della Sicilia viaggia con un calo determinato soprattutto dalla scarsa presenza degli italiani che quest’anno viaggiano meno rispetto allo scorso anno e quando lo fanno preferiscono mete estere. Abbiamo quindi un calo che possiamo attestare come media regionale intorno ad un 10-12%”.
Ci sono mete preferite nella nostra regione?
“Fatta eccezione per quelle che attraggono i turisti stranieri e queste vanno da sé, le mete che seguono immediatamente sono sempre le stesse. Il trapanese, Agrigento con la Valle dei templi, Siracusa, Palermo per quanto riguarda le città d’arte e il percorso barocco che insiste nel ragusano. In realtà la Sicilia come prodotto tira. Dovremmo lavorare tutti in quella direzione per far sì che anche quelle mete che definiamo secondarie per quanto riguarda il turismo, diventino in breve mete particolarmente attrattive in modo tale da fare aumentare le presenze su tutto il territorio regionale. Durante il covid noi avevamo assistito ad un aumento delle presenze soprattutto grazie al turismo di prossimità, degli italiani che viaggiavano il Italia. Questo aveva determinato un’impennata soprattutto per quelle destinazioni che fino a quel momento avevano viaggiato su medie e percentuali che sono quelle di oggi. Adesso siamo ritornati, con l’assenza degli italiani, a delle medie standard che non ci fanno registrare un segno più nelle presenze come invece dovrebbe essere”.
Si può già tracciare un primo bilancio per quest’estate in Sicilia?
“Il bilancio noi lo facciamo a fine estate. Il ponte di Ferragosto ormai è andato, ma l’anno scorso abbiamo notato un allungamento della stagione soprattutto grazie a questo cambiamento climatico. Se da un alto porta dei problemi, dall’altro indubbiamente allunga la stagionalità, benché poi si passi a bassa stagione per quanto riguarda le tariffe e per quanto riguarda il tutto. Speriamo che anche quest’anno ci sia l’allungamento della stagionalità con presenze che fino a qualche anno fa erano impensabili da registrare, soprattutto a fine settembre e nel mese di ottobre. Quindi il consuntivo lo faremo più avanti. Adesso possiamo dire che c’è una flessione rispetto alle presenze dell’anno scorso e speriamo di potere recuperare nella bassa stagione”.