La chiusura degli impianti anche nell’ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell’emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera.
Lo afferma la Coldiretti in riferimento al nuovo rinvio della riapertura allo sci in zone gialle deciso dal Ministro della Salute Roberto Speranza dopo il nuovo pronunciamento del Comitato tecnico scientifico.
Per la Coldiretti, lo stop alla ripresa dello sci è una decisione destinata ad avere effetti non solo sulle piste, ma anche sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi, che dallo stop al turismo sulla neve hanno subito un calo di fatturato fino al 90%.
Proprio dal turismo invernale – sottolinea la Coldiretti in una nota – dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento.
“Con le presenze praticamente azzerate nel momento più importante della stagione, si guardava – conclude la Coldiretti – con speranza all’ultimo scorcio seppur con il pesante limite allo spostamento tra regioni ma le aspettative sono andate all’ultimo momento deluse”.
FEDERTURISMO, “OLTRE AI RISTORI CHIEDIAMO RISPETTO”
“Con il cambio di Governo ci aspettiamo innanzitutto un cambio di passo verso un maggiore rispetto degli operatori. Non sono più accettabili queste modalità di procedere, chiediamo maggiore chiarezza, trasparenza e regole certe” dichiara la presidente di Federturismo Confindustria, Marina Lalli, a seguito delle decisioni annunciate ieri sugli impianti sciistici.
“La decisione arrivata in extremis di posticipare l’apertura degli impianti sciistici al 5 marzo – spiega la Lalli – non è rispettosa nei confronti di tanti imprenditori, lavoratori e turisti e rappresenta un duro colpo per l’economia della montagna”.
“Ci auguriamo – aggiunge – che ci siano ristori adeguati come è stato
promesso, gli indennizzi devono avere la priorità assoluta e devono essere
contemplati già nel prossimo decreto, ma quello che rimane intollerabile è un
cambio di programma dell’ultima ora.
Questo significa non conoscere il lavoro
propedeutico ad una riapertura annunciata ormai da settimane e non riconoscere
lo sforzo di chi ha sempre lavorato nel rispetto delle regole, investendo in
protocolli di sicurezza e che, fidandosi delle disposizioni ricevute, era pronto
a ripartire ma invece è stato nuovamente bloccato. Prima ancora dei ristori –
conclude la Lalli – ora ci aspettiamo rispetto”.