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“Turismo di ritorno” in Sicilia: storia, valori ed emozioni

Qual è stata la risposta all’iniziativa da parte dei comuni siciliani inseriti nel Club dei borghi più belli d’Italia?

“C’è stata una risposta unanime: l’ultimo aggiornamento riporta 13 dei 23 borghi più belli d’Italia in Sicilia ma ho sentito personalmente i sindaci dei dieci comuni restanti e provvederanno con l’adesione a breve. Si tratta per la maggior parte di centri dell’entroterra che hanno subito e subiscono spopolamento e una forte emigrazione, quindi massimamente interessati e coinvolti nel turismo di ritorno o delle radici. Rete Destinazione Sud nasce per lavorare insieme al Ministero, ad associazioni e istituzioni a un progetto che darà vita a manifestazioni ed incontri per consentire al 2023 di affermarsi come anno del turismo di ritorno. Il presidente della rete è molto vicino al nostro Club e stiamo lavorando con amministratori e imprenditori per spiegare e diffondere al meglio il progetto”.

Come si dovrebbe continuamente alimentare il turismo di ritorno?

“Ci sono associazioni che mantengono un costante rapporto coi connazionali all’estero e organizzano periodicamente raduni. Esse andrebbero incentivate. Naturalmente poi bisogna valorizzare le antiche tradizioni e preservarle: gli emigrati ricercano antichi valori, festività e ricorrenze che sono state tramandate loro verbalmente e desiderano vedere coi propri occhi”.

Deve essere una grande emozione poter “riabbracciare” il paese d’origine…

“L’emigrante, anche chi è di quarta generazione, arriva nei nostri borghi sapendo che i nonni o i bisnonni sono partiti anche un secolo prima e sente ancora di appartenere a quei luoghi. Sono emozioni incredibili e difficili da raccontare a parole: quando accompagniamo alcuni di loro all’Anagrafe per vedere i certificati di nascita dei parenti o a vedere le case in cui hanno vissuto spesso li vediamo piangere. Il turismo di ritorno e delle radici per i nostri paesi che hanno subito l’emigrazione è il turismo per eccellenza e ha un enorme potenziale inespresso. Tante persone potrebbero ritornare ad abitare e frequentare le nostre vie, ristrutturare case abbandonate e lavorare in smart working. È una bella scommessa che va in direzione di una conoscenza dei luoghi e di un radicamento: si tratta di assaporare un’attrattiva che non è mai scomparsa del tutto”