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Turismo scolastico e congressuale frenato da troppi paletti

CATANIA – L’emergenza sanitaria continua a mettere in ginocchio il settore turistico in Sicilia, tra flussi ridotti e incertezze di varia natura. Ornella Laneri, nuovo presidente di Confindustria Turismo di Catania, racconta in un’intervista esclusiva al QdS il bilancio di “una stagione catastrofica”.

“Il 30 di agosto di ogni anno è normalmente il momento in cui gli imprenditori del settore analizzano i numeri per individuare il tasso di crescita rispetto all’anno precedente. Quest’anno invece si è fatto il contrario, contando quanto si fosse in negativo – chiosa Laneri -. Non è un problema esclusivamente provinciale o regionale, bensì nazionale. Anche in qualità di presidente della Fondazione Oelle e di coordinatrice del gruppo nazionale Aidda for tourism, nato dall’esigenza di coesione progettuale per affrontare la nuova normalità del turismo, posso confermare un calo del -45% dei pernottamenti e del -80% sul fatturato medio annuo. Ma anche l’assenza di una vision che possa consentire agli agenti una strategia di comunicazione proficua”.

Il turismo siciliano – soprattutto estero – vive principalmente grazie ai flussi estivi, nonostante gli sforzi di destagionalizzazione. Eppure nei mesi invernali esistono le eccezioni del turismo scolastico, termale, congressuale. “Quest’estate non abbiamo registrato i flussi degli anni precedenti, ma solo delle piccole boccate d’ossigeno. Così adesso si rischia che due mesi dignitosi vengano utilizzati dalle istituzioni per dire che vada tutto bene, che il comparto abbia lavorato – continua il presidente -. È bene ricordare che i numeri continuano a rimanere in negativo e che una simile politica sia contraria alla tanto agognata destagionalizzazione turistica, che voleva fare dell’immenso patrimonio artistico e culturale siciliano il perno di una nuova economia attiva tanto in alta quanto in bassa stagione”.

Anche gli aiuti da parte del Governo nazionale non sarebbero stati sufficienti, secondo Ornella Laneri. “Oggi alle imprese manca la visione, perché mancano le cosiddette ‘tre A’ necessarie da parte delle istituzioni: Ascolto, Accompagnamento, Anticipazione dei fallimenti: non è possibile definire le azioni da intraprendere senza un ascolto attento di tutte le associazioni di categoria, che invece sono state interpellate per la stesura dei protocolli di sicurezza, così come non è possibile sperare che il settore si riprenda senza la messa a disposizione del fondo perduto. Anche l’idea di assistenzialismo andrebbe ripensata: la Cassa integrazione, lungi dall’essere considerata inutile, rappresenta il fallimento dell’obiettivo del lavoratore, che invece dovrebbe ricevere da parte dello Stato un aiuto reale per trovare una nuova occupazione – continua -.

Il turismo ha un’incidenza molto importante sul Pil nazionale e ufficialmente rappresenta il suo 13%, ma se si considera l’indotto ancor di più. Occorre che non si consideri più il turismo come un settore a sé stante, ma come un’industria vera e propria. Nell’area Sud, poi, il turismo è il cuore di tutta la sua economia e dovrebbe godere di supporti diversi e maggiori, soprattutto perché a causa dell’emergenza sanitaria il gap tra Nord e Mezzogiorno potrebbe allargarsi ulteriormente e perché quest’ultimo avverte le crisi in un momento secondario, riprendendosi molto più lentamente rispetto al Settentrione”.

“I Dpcm che si susseguono di volta in volta fanno camminare o meno il mercato. Ci sono troppi ‘paletti’ per poter garantire il turismo scolastico, quello della terza età e quello congressuale. Tutti segmenti necessari per la bassa stagionalità e per il supporto delle strutture a basso budget. Mi sa che possiamo dimenticare tutto questo per almeno un altro anno, in assenza di un vaccino per il Coronavirus – spiega Ornella Laneri -. Per quanto riguarda il turismo congressuale si registra il 60% delle cancellazioni delle prenotazioni, senza considerare i posticipi. Tutto questo è il frutto della mancata coerenza dei protocolli di sicurezza: per i convegni si chiede distanziamento e mascherina nonostante gli spazi ampi, mentre sugli aerei è sufficiente la sola mascherina. Bisogna ragionare nuovamente sui requisiti richiesti se non si vuole ampliare a dismisura la crisi”.

Un’ulteriore colpa delle istituzioni sarebbe rappresentata dalla sottovalutazione del patrimonio artistico e culturale: “Dove si ferma il turismo, si ferma la cultura. Al momento si rischia che manchino anche gli investimenti per l’arte, perché erroneamente considerata economicamente inutile – aggiunge il presidente -. Al turismo, a livello nazionale dovrebbero far capo il MISE e le Attività produttive, visto che ci si confronta con l’Enit (Agenzia nazionale italiana del turismo, ente economico che ha mantenuto il nome dell’Ente Nazionale italiano per il turismo) per fare il punto della situazione. A livello regionale il settore risulta ancora scollato persino dai beni culturali e dall’agricoltura – assolutamente interconnessi – ma associato allo Sport”.

Il mondo del lavoro in Italia risente del problema del lavoro sommerso, molto diffuso nel settore turistico. Secondo la dottoressa Laneri l’emergenza sanitaria sarebbe stata un’opportunità proficua per risolvere una volta per tutte la questione che il Governo non avrebbe voluto cogliere. “Il Coronavirus rappresentava l’occasione perfetta per identificare e fermare il lavoro nero, invece non si è fatto nulla. Il sommerso è aumentato prima con il reddito di cittadinanza e poi in seguito al lockdown – afferma -. È ormai evidente lo scollamento tra istituzioni e tessuto sociale, tra pensiero e fatti. Servono azioni reali (come il cosiddetto “cuneo fiscale”) in termini di decontribuzione, se non si vogliono arrecare ulteriori danni ai lavoratori. E anche una diversa regolamentazione dei contratti di lavoro: persino gli anziani che desiderano andare in pensione non possono farlo; il datore di lavoro, soprattutto nel caso di lavori usuranti come quello dello chef e dell’addetto alle pulizie, avverte il peso di chi ormai non può più lavorare a pieno ritmo, senza poterlo nemmeno accompagnare fino al pensionamento. Allora lo Stato dovrebbe accompagnare le imprese verso una ristrutturazione reale, consentendo loro l’assunzione dei giovani attraverso politiche di decontribuzione che possano incrementare l’occupazione giovanile, visto il tasso di disoccupazione registrato nelle prime fasce d’età dei cittadini”.

Anche il Bonus vacanze previsto dal Governo non si sarebbe rivelato una politica sufficiente allo scopo: “Si deve sottolineare come il bonus non sia stato utilizzato come fondo perduto per le imprese, ma come cambio servizio. In più le aziende virtuose con una fatturazione superiore ai 5 milioni di euro non hanno potuto usufruire di alcun aiuto. Confindustria Turismo di Catania ha suggerito a tutti gli associati l’accettazione del bonus, i quali hanno comportato un minimo di ristoro che però non è stato risolutivo – aggiunge Laneri -. Ora si è in attesa di un nuovo voucher (regionale) che regalerà ai turisti la terza notte di soggiorno (su due acquistate) a supporto della bassa stagionalità. Questo perché l’Ue ha finalmente autorizzato la Regione a spendere in questo modo i fondi non utilizzati per il turismo”.

“In qualità di presidente di Confindustria Turismo Catania adesso e di presidente di Confindustria Sicilia Alberghi e Turismo prima, continuo a portare avanti tutte le istanze del settore. Sto avviando una ristrutturazione della sezione già a partire dal suo nome, che aggiunge al Turismo anche ‘Cultura e mondo degli eventi’, visto che pure questi rappresentano il cuore dell’attività ricettiva che può dare sviluppo e ricchezza. Tutto ciò per dialogare con le istituzioni – conclude -. La nostra sezione di Catania ha appena aderito a Federturismo nazionale, così da poter partecipare agli eventi regionali e nazionali”.