Ha agito come nel più splatter dei film horror Rosa Fabbiano, la donna 59enne mandata a processo – prima udienza fissata per il 29 maggio davanti alla Corte d’Assise di Milano – con l’accusa di omicidio volontario e vilipendio di cadavere aggravato (reati in ipotesi da ergastolo). Vittima l’anziana madre di 84 anni, colpevole, agli occhi della figlia, di un fisiologico decadimento. Non la sopportava più, e per questo l’ha prima uccisa per poi farne a pezzi il corpo servendosi di “una lama per seghetto della lunghezza di 31 cm” e “una sega con lama metallica lunga complessivamente 45 cm”.
La donna era finita in carcere a fine maggio 2022. Il cadavere è stato trovato l 26 maggio, dopo circa due mesi dal decesso, sezionato dalla figlia nella vasca da bagno dell’abitazione dell’anziana a Melzo, nel Milanese. Adesso il gup di Milano Domenico Santoro ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Elisa Calanducci nell’inchiesta dei carabinieri.
Impressionanti i dettagli emersi dall’accusa. L’assassina ha agito nei confronti della vittima “facendola prima adagiare all’interno della vasca da bagno e dopo coprendola con un telo in cellophane, che fissava ai bordi della vasca con del nastro adesivo, in modo da non far passare aria”. In seguito ha mutilato il cadavere mantenendolo all’interno della vasca da bagno, sigillata da un telo di cellophane. I carabinieri hanno trovato guanti in lattice, segni di bruciatura sui vestiti dell’anziana e, sul bordo della vasca.
La scoperta del delitto era avvenuta grazie all’altra figlia della vittima che da Trento era andata a Melzo perché non riusciva a sentire la madre da due mesi. Rosa aveva informato la sorella del “notevole peggioramento delle condizioni psicofisiche” della donna. Il 12 aprile Rosa Fabbiano le aveva riferito di aver portato la madre a casa propria “per poterla accudire più agevolmente”, poi via messaggio aveva fatto riferimento l’intenzione di portarla di una struttura dove potesse essere assistita meglio.