Cronaca

Ucciso da un cinghiale, condannata la Regione

La Regione siciliana è stata condannata a pagare 371 mila euro di danni ai familiari di Salvatore Rinaudo, 77 anni, ucciso da un cinghiale davanti alla sua casa in contrada Rapputi di Cefalù (Palermo) la mattina dell’otto agosto del 2015. La moglie Rosa, che oggi ha 73 anni, aveva cercato di aiutarlo ed era stata aggredita dall’animale e ricoverata nell’ospedale San Raffaele Giglio con ferite alle gambe a all’addome.

La famiglia, due anni fa, citando la Regione, aveva chiesto novecentomila euro.

Secondo il giudice monocratico del tribunale di Palermo, Monica Montante, la Regione non aveva avviato un’azione appropriata per fermare la proliferazione dei cinghiali nelle Madonie e ha condannato l’assessorato all’Agricoltura a pagare, accogliendo la tesi dei legali della famiglia Rinaudo secondo i quali l’eccessivo numero di cinghiali rappresenta un grave pericolo.

La Regione, ha stabilito il giudice, non avrebbe infatti attuato “piani di intervento mirato che, ove posti in essere, avrebbero potuto evitare l’evento dannoso, di per sé prevedibile sotto il profilo della imputabilità soggettiva”.

Il giorno dell’aggressione a dare l’allarme era stato il figlio che aveva trovato i genitori all’esterno della loro abitazione, a ridosso del Parco delle Madonie. I medici del 118 avevano constatato la morte dell’uomo.

I Carabinieri avevano ricostruito la vicenda: ad aggredire la coppia di anziani era stato un solo cinghiale, di grosse dimensioni. L’uomo era uscito la mattina presto per una passeggiata, che avevano cominciato ad abbaiare contro il cinghiale. Salvatore Rinaudo aveva cercato di mettere i cani in salvo ma era stato assalito. Mentre l’animale continuava a caricarlo la moglie era intervenuta ma era stata a sua volta aggredita.

Fortissime le polemiche sulle responsabilità anche perché non era la prima volta che nella zona del parco delle Madonie si registravano aggressioni di cinghiali, una specie che nella zona ha proliferato a dismisura. E l’allora sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina aveva parlato di “tragedia annunciata”.

L’unico sistema ritenuto idoneo a frenare il proliferare di questi animali ibridi inselvatichiti sarebbe stato l’abbattimento selettivo supervisionato dalle forze dell’ordine, ma nulla era stato fatto. Anche per l’opposizione delle associazioni animaliste a cominciare dall’Enpa che anche in quel caso aveva dichiarato “Ora niente persecuzioni”.