Editoriale

Ucraina, un conflitto che si poteva evitare

Romano Prodi, che è stato presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004, ha dichiarato qualche giorno fa che la stessa nel 2008 votò un ordine del giorno per non annettere la Georgia e l’Ucraina alla Nato: “Non ce l’hanno imposto i russi, era una volontà di tutta l’Europa per lasciare un Paese cuscinetto”.

Questa recente dichiarazione dell’ex Presidente della Commissione Ue getta una luce diversa rispetto alla comunicazione generalizzata di radio, televisioni e giornali, nonché dei media sociali, perché spiega l’aggressione armata di Putin, certamente deprecabile, in quanto mai nessuno al mondo dovrebbe pensare di risolvere i problemi ricorrendo alle armi.
Tuttavia, pur esprimendo netta condanna nel senso indicato, non possiamo non cercare la verità sulla questione che oggi trattiamo.

Da parecchio tempo, sotto traccia, gli Stati Uniti cercavano di estendere il confine della Nato alle soglie della Russia, mediante l’adesione dell’Ucraina alla stessa organizzazione. Questo fatto, da pochi espresso, è stato il detonatore della crisi.

Proprio qualche giorno fa, il neo-Primo Ministro della Confederazione tedesca, Olaf Scholz, in un incontro con Putin ha dichiarato che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato: “Non era in agenda”. Però mai il presidente degli Usa, Joe Biden, ha confermato questa posizione. Per altro, solo la Germania ha dichiarato quanto precede.

Dal che possiamo dedurre che le industrie degli armamenti americane abbiano spinto il proprio Presidente a dette azioni sotterranee, in modo da provocare la reazione di Putin. Reazione che non si è fatta attendere e che, ripetiamo ancora una volta, è assolutamente da condannare per l’uso delle armi.
Per altro, l’argomentazione usata dal Presidente russo, è che nelle due repubbliche appena riconosciute, Donetsk e Lugansk, la maggioranza della popolazione parla russo, pensa in russo e vive con usi russi.

Ciò è irrilevante perché se si dovesse applicare a tutte le parti del mondo, per esempio in Italia, dovrebbe giustificare (cosa inaudita) l’invasione del Ticino svizzero, in quanto parla italiano, pensa in italiano e vi sono usanze italiane.

Nel momento in cui scriviamo, l’iniziativa armata russa è in pieno svolgimento. Quale può essere l’obiettivo? Probabilmente la sostituzione dell’attuale governo filoccidentale con un altro filorusso. Evidentemente questo non è accettabile, perché comunque – almeno fino a prova contraria – in Ucraina vi è la democrazia. Che poi quel Paese riceva aiuti economici e di armamenti da parte dell’Occidente, non significa che quel governo non sia legalmente eletto.

Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno annunciato ritorsioni economiche e finanziarie catastrofiche, ma, per la verità, provvedimenti concreti ancora non se ne vedono, in quanto tutti conoscono la legge di Newton: “Ad ogni azione corrisponde una reazione”.

Non sappiamo, alla luce di quanto precede, quale sia in questo momento l’azione e quale la reazione. In altre parole, se l’azione sia stata il tentativo di fare entrare l’Ucraina nella Nato, la reazione (sproporzionata) è l’invasione russa in Ucraina; ovvero, se l’azione sia stata tale invasione, la reazione sono le ritorsioni occidentali.

Comunque sia, la vicenda crea danni a tutti, gli uni e gli altri, vale a dire anche a noi italiani. Ricordiamo infatti che i turisti russi che vengono nel nostro Paese, soprattutto in Sicilia, sono decine e decine di migliaia, ma con questa vicenda tale flusso verrà interrotto; anzi non verrà ripreso perché già si era interrotto per la pandemia.

Non sappiamo ancora quali conseguenze vi saranno sul piano energetico perché l’Italia dipende in grande misura dal gas russo. Non solo, ma vi è un notevole interscambio di merci e beni fra quel Paese ed il nostro.

Insomma, quando un circuito economico-finanziario si interrompe, tutte le parti vengono danneggiate. C’è quindi da auspicare che questa crisi si risolva subito con un accordo scritto fra Russia, Unione Europea e Stati Uniti che escluda l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Questo accordo farebbe capire quale delle due ipotesi, che prima abbiamo prospettato, sia vera.