Editoriale

Ucraina, follia bellica di Francia e Inghilterra

Con nostro dispiacere si sta verificando quanto avevamo previsto e scritto sin dal 24 febbraio 2022, giorno della dissennata invasione del territorio ucraino da parte della Russia, e cioè che questa guerra andava fermata immediatamente, entro pochi giorni o poche settimane, perché l’epilogo a distanza di qualche anno sarebbe stato disastroso per l’Ucraina e non per la Russia.
Paradossalmente la vittima predestinata non ha capito questa sua probabile sorte e ha imboccato una strada che l’avrebbe portata alla condizione attuale.

E pensare che la rivista di politica internazionale Foreign Affairs riportava che la guerra poteva e doveva essere conclusa in otto giorni a seguito di incontri di personalità importanti in Bielorussia e in Turchia, di videoconferenze e di altre iniziative che avrebbero dovuto chiudere la partita.
Ciò non accadde perché chi aveva interesse a mantenere acceso quel focolaio ovviamente non voleva spegnerlo.

Gli accordi prevedevano uno Stato permanentemente neutrale e non nucleare, che non doveva partecipare ad alleanze militari né consentire basi militari o truppe straniere sul proprio territorio; a garanzia dell’accordo, i membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu, compresa la Russia.
La bozza aveva data 15 aprile 2022 e doveva essere firmata entro due settimane, fissando i confini più o meno sul fronte. Ma questi tentativi di accordo si fermarono perché Washington non desiderava che l’incendio si spegnesse, nonostante fosse stato appiccato da poco tempo.
Invece alimentò la presunzione di Zelensky, il quale, trovata la solidarietà di tutto l’Occidente, con i viaggi che molti capi di Stato fecero a Kiev, ebbe la brillante idea di pronunciare la frase magica: “Vinceremo la guerra”.
Questa ricostruzione è stata anche riportata da Il Fatto Quotidiano e fino a oggi non è stata smentita da alcuno.

I pericoli che evidenziammo fin da marzo 2022 si sono trasformati in triste realtà perché l’Ucraina è semi-distrutta, circa 200 mila persone (tra ucraini e russi, secondo il New York Times) sono morte e la normalità è diventata ormai sconosciuta.
Chi ha guadagnato da questo scenario? I produttori di armi, i quali nel 2023 hanno fatturato oltre 200 miliardi e i loro utili sono aumentati del 55 per cento.

Zelensky è sotto accusa dal suo entourage per i diversi abusi che sembra abbia commesso, fra cui l’estromissione di decine di deputati dell’opposizione dal Parlamento in virtù della legge marziale, il reclutamento di decine di migliaia di ucraini mandati al fronte e la pervicacia di pensare che avrebbe potuto vincere una guerra che era già persa in partenza.

È vero che ha ricevuto una sessantina di miliardi di dollari dagli Usa e svariati miliardi dai Paesi europei, fra cui l’Italia. Ma è evidente che tutti si sono stancati di continuare a foraggiare una guerra persa e quindi via via Zelensky sta perdendo l’appoggio sostanziale da parte dell’Occidente, mentre all’interno del suo Paese sale sempre di più un sentimento contrario alla sua azione.

In questo quadro, il presidente francese, Emmanuel Macron, la spara grossa affermando che bisogna inviare armi e truppe all’Ucraina.
Perché la spara grossa? Perché sa benissimo che qualora gli europei entrassero in conflitto con la Russia, il pericolo nucleare diventerebbe concreto, anche perché a quel punto la Nato non potrebbe restare indifferente e dovrebbe necessariamente intervenire. Ma anche la Gran Bretagna, mediante il suo ministro degli Esteri, David Cameron, sostiene la stessa tesi.

Insomma, lo scontro che si evitò a Cuba, nel 1962, fra la marina russa, che portava i missili, e quella americana, che si schierò per impedirne il transito, si potrebbe riprodurre oggi.
Le due iniziative ci sembrano fuori dalla realtà e probabilmente hanno solo una funzione ai fini interni dei loro Paesi, ma comunque sono destabilizzanti e contrarie all’obiettivo che Papa Francesco richiama un giorno sì e l’altro pure e cioé che è urgente fare la pace e mettere fine ad un’insana e inutile guerra.