Editoriale

Ucraina, nessuno vince solo la morte

Jinmu Tennō fu il primo imperatore del Giappone, nel 660 avanti Cristo. Perché lo citiamo? Perché duemilatrecentosessant’anni fa quel popolo ebbe un capo che decideva. La dinastia degli imperatori è continuata fino a oggi. Non è da molto tempo che i giapponesi hanno smesso di credere che l’imperatore provenisse direttamente da Dio.

Questa citazione è stata fatta per la semplice ragione che indica un tempo molto lungo come condizione necessaria affinché un insieme di persone diventi unità nazionale e ragioni come un corpo unico, mettendo in cima l’interesse generale e dopo quello individuale.

Mutatis mutandis, non ci sembra che quanto preceda possa essere applicato alla triste guerra russo-ucraina perché gli attuali vertici istituzionali di quei Paesi non stanno facendo gli interessi dei popoli, ma – crediamo – quelli personali. Perché abbiamo questa impressione? Ve lo spieghiamo subito.

Ricordate quel modo di pensare secondo cui “la guerra la dichiarano i ricchi, ma la combattono i poveri”?
Nella vicenda ucraino-russa il paradosso è che non vi è stata alcuna dichiarazione di guerra, quindi, formalmente, i due Paesi stanno vivendo una tragica vicenda pur non essendo in guerra fra loro. Ma questo non è vero perché i morti si contano e la distruzione di migliaia di palazzi e territori è sotto gli occhi di tutti.

Perché ricordiamo che la guerra è dichiarata dai ricchi? Perché sono quelli famelici che vogliono aumentare le loro ricchezze e quindi usano i mezzi peggiori, come le armi. Però poi i ricchi non usano le armi, ma mandano i poveri, cioé i soldati, a usarle.
Non abbiamo visto Putin o Zelensky imbracciare il mitra. Loro stanno comodamente dietro le scrivanie con le telecamere puntate addosso e spiegano al colto e all’inclita le loro ragioni, più o meno vere. Ma in tanto sul campo ci sono gli uomini che loro hanno mandato.

Condannabile senza mezzi termini è l’iniziativa di Putin; altrettanto condannabile è il comportamento velleitario e fuori dalla realtà di Zelensky, che continua a blaterare: “Vinceremo”. Una parola priva di senso pratico.

La verità è tutt’altra e cioé che in questo momento oltre quaranta milioni di ucraini stanno vivendo giorni terribili, rifugiati nelle metropolitane, nelle gallerie e nei sotterranei, privi di acqua, luce, gas e viveri.
Di fronte a questo scenario, dal momento che è ormai pacifico che la Nato non può contrastare l’armata russa e che gli stessi ucraini sono del tutto impotenti ad affrontare l’avanzata della stessa, salvo che effettuare scaramucce locali, Zelensky, con senso di grande responsabilità e disobbedendo ai suoi padroni americani, dovrebbe affrontare con decisione il tavolo della trattativa portando all’opinione pubblica non la volontà di continuare la guerra, ma di fermarla a ogni costo, pur sacrificando una parte del suo territorio.

Meglio amputare un arto che uccidere tutto il popolo. Si tratta di una considerazione di buon senso.
è del tutto inutile continuare uno stato di fatto che danneggia in primis gli ucraini, ma anche gli europei, che ora devono vedersela con l’inflazione e con la forte crisi energetica.

Occorre che Biden si metta in testa che non potrà arrestare l’armata russa e che non potrà utilizzare l’Ucraina per danneggiare l’Europa. Ma occorre anche che i ventisette leader europei si rendano conto che questa strada non porta a nessuna vittoria e quindi bisogna esercitare qualunque pressione su Putin affinché si segga al tavolo delle trattative.

Ma certo bisogna offrirgli contropartite alla cessazione della guerra perché questa non potrà essere vinta da nessuno. Anzi, vi è chi uscirà alla fine vittoriosa e cioé la morte di decine e decine di migliaia di essere umani, poveri e mandati al macello dai ricchi.

Basta propaganda, vera o falsa, occidentale o russa o americana; basta continuare su questo pendio che porta al baratro. è ora di recuperare un minimo di buonsenso, di salvare il salvabile e di arrivare a tutti i costi a un compromesso, il migliore possibile per l’Ucraina, la Russia e l’Europa.
Non importa se a Biden non converrà; tanto gli americani se ne infischiano dei guai che stanno incombendo sugli europei. Negli Usa non vi è stata la Seconda guerra mondiale.