PALERMO – “Prima identificare le azioni, poi le cifre”, aveva detto al Quotidiano di Sicilia l’economista Marco Vitale nell’approfondimento dello scorso 6 ottobre, commentando l’ottimismo di una certa politica nel delineare gli scenari di crescita della nostra Isola nel post-pandemia.
Non possiamo dare torto a Vitale, dal momento che non solo la Sicilia ma tutto il Sud, da solo, non è certo in grado di sanare quel gap che affonda le sue radici in decenni di gestione dissennata della cosa pubblica. E a sanarlo non sarà l’enorme disponibilità di risorse finanziarie messe a disposizione dall’Ue.
Lo sa bene anche Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl. Lo abbiamo intervistato.
Segretario Capone, il “paracadute” lanciato dall’Ue sarà la soluzione a tutti i nostri mali?
“I fondi messi a disposizione dell’Italia, oltre 200 miliardi di euro, sono consistenti, così come sono alte le aspettative che si nutrono sul loro impiego. è indubbiamente un’occasione unica, un’opportunità di crescita e sviluppo che bisogna cogliere senza troppe esitazioni, ma sarà doveroso fare molta attenzione e investire i denari previsti in maniera oculata, senza sprechi, con prospettive di medio e lungo termine, rispettando le priorità e attuando le tante riforme che fino ad oggi sono rimaste, per vari motivi, chiuse nel cassetto dei sogni”.
Ma?
“Detto questo, sarebbe ingenuo e fin troppo ottimistico pensare che il Pnrr rappresenti la panacea di tutti i mali. Non è una bacchetta magica, bensì uno strumento finanziario con una enorme potenzialità che va gestito in sinergia con le politiche che vengono attivate sul territorio. Se mancano queste viene meno anche un serio e propositivo percorso di sviluppo, con la conseguente penalizzazione del livello di qualità dei servizi offerti alla cittadinanza. Le speranze giustamente riposte nel Pnrr, quindi, non possono non affiancarsi all’esigenza di mettere in campo, allo stesso tempo, azioni e interventi mirati con l’obiettivo di generare occupazione, modernizzare e innovare le infrastrutture o creare, ad esempio, nuove modalità per lo smaltimento dei rifiuti”.
Nessuna delle otto Regioni meridionali, negli ultimi cinquant’anni, ha superato per reddito e attività produttive una Regione del Centro-Nord.
“Si tratta di essere realisti e mi preme evidenziare, al riguardo, come ancora oggi persistano notevoli differenze tra Nord e Sud, che crescono proprio in funzione delle diverse capacità di mettere in pratica iniziative a sostegno dello sviluppo industriale, dell’incremento occupazionale, in generale sulla possibilità di attuare una buona amministrazione del territorio”.
La Sicilia rischia quindi di perdere l’ultimo treno?
“Da questo punto di vista la Sicilia è tra le regioni che più soffrono e accusano ritardi e inefficienze, nonostante un Pil che, come evidenziato anche dal Suo giornale, viene stimato in forte crescita nel NaDefr, con una previsione di oltre 100 miliardi per il 2024. Nel Meridione, purtroppo, permangono difficoltà e disagi, soprattutto a causa di infrastrutture inadeguate e obsolete e di un mercato del lavoro in rosso, problemi ai quali si affianca l’esigenza di implementare le attività formative, indispensabili per assicurare la giusta professionalità e le competenze ai lavoratori utili per accelerare il processo verso la digitalizzazione e la riconversione produttiva. Temi sui quali l’Ugl è in prima linea e l’auspicio è che si proceda velocemente anche verso misure fiscali importanti, che riducano l’attuale livello di tassazione”.
Qual è il suo auspicio?
“Mi auguro che la prossima Manovra finanziaria preveda investimenti robusti in politiche occupazionali e infrastrutturali ad alto moltiplicatore del Pil e non sia centrata solo sull’obiettivo di ridurre il livello di indebitamento. Il Sud può ritrovare la strada dello sviluppo, ma dovrà essere la politica a gettare sul territorio i semi della rinascita”.