In molti paesi del mondo nascere maschio o femmina non è indifferente ma può condizionare in modo determinante le opportunità di vita. Se nasci femmina in un paese dell’Asia centrale dove dominano regimi autoritari, patriarcato, fondamentalismo religioso, ti vedrai negare il tuo diritto all’istruzione; se nasci femmina in un Paese dell’Africa sarai costretta come tante altre bambine a subire mutilazioni genitali o potresti essere reclutata come ragazza soldato e trattata come una schiava o come oggetto di piacere per i soldati; se nasci femmina in una delle tante famiglie povere del Sud America corri il rischio di essere venduta dai tuoi genitori a qualche trafficante di giovani donne che ti porterà a lavorare in un bordello.
Siamo convinti che queste problematiche non ci riguardino? Che siano soltanto situazioni lontanissime da noi? E cosa significa nascere femmina in Italia? Il fatto che non accadano le cose che invece succedono nei paesi sopra citati non significa che essere donne in Italia sia facile, infatti fin da piccoli siamo vittime di numerosi stereotipi di genere, frutto di una mentalità distorta che considera la donna un essere fragile, debole, adatta al comando.
Come si fa a pensare che certe professioni, come quella della casalinga, siano scritte nel dna femminile e che solo gli uomini siano in grado di usare chiavi inglesi? O di raggiungere posizione apicali in aziende? Per quale motivo l’aspirazione principale di un genitore è che il proprio figlio maschio diventi un famoso calciatore mentre una bambina, fin dalla più tenera età, indossi tutú e scarpette a punta?
La differenza biologica tra maschio e femmina è un dato oggettivo e inconfutabile, ma è anche l’unico punto di differenza che possiamo definire, in quanto entrambi sono persone con caratteristiche che li rendono unici rispetto agli altri e non diversi. Ciò significa che discriminare gli altri non è il percorso giusto da seguire, non porterà al progresso e all’emancipazione dell’umanità, al contrario farà si che questa regredisca sempre più.
Viviamo in un mondo in cui spesso una donna di successo, per esempio a capo di un’azienda, anziché essere applaudita per le sue capacità, sarà oggetto di illazioni sulla “tecnica di seduzione” usata per raggiungere quel posto. Un discorso analogo si può fare per quegli uomini che, per esempio, vincano un premio internazionale di danza classica: sovente non verrà messa in risalto la loro bravura, bensì si discetterà su quanto poco virile sia un uomo per arrivare ad indossare una calzamaglia e del trucco.
È davvero desiderabile un mondo in cui essere uomo o donna venga prima dell’essere se stessi? Ecco perché bisognerebbe eliminare le disuguaglianze ed incentivare la parità di genere, non per alimentare la superiorità femminile o il maschilismo, bensì per sconfiggere stereotipi medievali che seppur astratti, saranno causa concreta di un mondo diviso dall’odio.
Giorgia Destro, Francesca Sciavarrello, Giorgia Franco, Melina Foti, Desiree Giannone, Anna Sciavarrello, Melania D’Errigo, Antonio Lupo, Giuseppe Ceraldi