Il cannocchiale

L’ultima parola

Gli italiani sono stati tutti allenatori, in particolare della nazionale, e più di recente anche virologi e geopolitici. Adesso sembra arrivato il momento della trasformazione in demografi. Il nodo delle nascite, che aspettava risposte da almeno 30 anni, è arrivato al pettine e adesso se ne comincia a parlare diffusamente.

Il governo ne ha fatto una questione centrale, in parte perché è sempre stato un tema identitario di destra, in parte perché si sovrappone con i problemi dell’immigrazione, in ogni caso perché il problema è reale. La popolazione diminuirà ad un ritmo sempre più veloce, i dati sono impietosi. Gli italiano passeranno dai 59,2 milioni del 2020 a 47,7 milioni nel 2070, con una perdita di quasi 12 milioni di abitanti in 50 anni, quasi il 20% in meno. A chi interessa cosa succederà tra mezzo secolo? Sicuramente ai ventenni, che per tutta la vita dovranno lavorare per pagare le pensioni alle generazioni precedenti e che dovrebbero andare in pensione proprio nel 2070, ma non solo a loro. La piramide demografica si sta rovesciando e con pochi giovani e tanti vecchi tutto dovrà essere diverso: scuola, sanità, economia.

Un cambiamento epocale che non è irreversibile, ovviamente ma che richiede almeno 20 anni prima di poter cominciare a vedere qualche cambiamento concreto. Intanto è necessario un esercizio di fantasia per immaginare i settantenni del 2070. Certamente saranno molto diversi non solo dei loro nonni, ma anche dei loro genitori. Saranno fisicamente più in forma, ancora in grado di svolgere agevolmente attività fisica e intellettuale, e quindi anche di prolungare l’attività lavorativa, un po’ per necessità ma sicuramente molto anche per scelta. Per quanto la classe politica sia inevitabilmente concentrata nel breve periodo è necessario diventare tutti i demografi e far sì che il problema venga discusso e le decisioni prese oggi. Rispetto ad altre scienze la demografia ha il vantaggio di poter prevedere esattamente come saranno le cose tra 50 anni.