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Un fondo per le imprese sequestrate alla mafia, all’Ars primo ok a ddl

Una strada di solidarietà e vicinanza agli imprenditori siciliani, e allo stesso tempo un sostegno all’economia e all’occupazione. Questo vuole essere il disegno di legge per l’istituzione di un fondo di solidarietà a favore delle imprese sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata e successivamente dissequestrate in via definitiva.

Il percorso è stato avviato ormai da tempo e ha segnato sul proprio carnet una tappa importante: lo ha comunicato Mario Caputo, componente della terza commissione all’Ars, al cui interno è stato discusso ed approvato il disegno di legge, proposto dallo stesso parlamentare.

Il prossimo obiettivo sarà la sua approvazione in assemblea, per poter essere successivamente trasmesso al parlamento nazionale, così come prevede l’articolo 18 dello statuto regionale.

“Si tratta di un importante traguardo per il mondo delle aziende siciliane – ha detto Caputo – per riprendere l’attività imprenditoriale paralizzata da provvedimenti giudiziari poi revocati”.

Nella maggior parte dei casi, infatti, si assiste alla riconsegna ai legittimi titolari di aziende sull’orlo del fallimento, dopo una gestione commissariata che spesso tende solo a preservare la proprietà, ma non pensa all’efficienza e alla produttività. Ma una azienda che non cresce è una azienda che muore.

L’intenzione che sta dietro al disegno di legge è di consentire alle aziende di riprendere competitività e liquidità per ricominciare ad operare sul mercato, “restituendo orgoglio e dignità a quegli imprenditori – conclude Caputo – ingiustamente privati delle loro imprese. In questo modo lo Stato potrà fare sentire concretamente il proprio sostegno alle imprese e industrie vittime di sequestri preventivi poi revocati”.

Una legge che potrebbe portare un grande beneficio a molte aziende, soprattutto se si pensa che ben il 70% delle imprese sequestrate e poi dissequestrate a livello nazionale si trova sul territorio siciliano. Il fondo che andrebbe ad essere istituito presso il ministero del Tesoro prevede l’erogazione di contributi in favore di soggetti che esercitano attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o comunque economica.

L’erogazione dei contributi a fondo perduto e non pignorabile avverrebbe tramite speciali istituiti bancari. Gli stessi fondi dovrebbero essere accreditati su conti con vincolo di destinazione, in modo da garantire un utilizzo delle cifre per lo scopo per cui sono state devolute. L’importo del contributo è commisurato all’effettivo danno patito dall’impresa. L’aiuto è pensato non solo per i singoli imprenditori che hanno patito il blocco delle attività, ma per evitare le gravi ricadute che la chiusura definitiva delle imprese avrebbe sull’economia e sull’occupazione.

Per sostenere le ragioni del disegno di legge, è stata anche organizzata, prima della discussione in terza commissione, una seduta congiunta con la commissione antimafia, per confluire a una risoluzione comune e discutere così ad ampio raggio i pro e in contro della proposta inoltrata. E lo scorso 22 giugno lo stesso Caputo, insieme all’onorevole Matilde Siracusano e all’imprenditore Pietro Cavallotti (tra quelli che sono stati colpiti da sequestro delle aziende che poi gli sono state restituite, ndr), sono stati alla camera dei deputati a Roma per illustrare la proposta del ddl per la modifica del codice antimafia relativa alle misure di prevenzione.

Michele Giuliano