Economia

Un network di eccellenze con il compito di ridare bellezza e dignità alle città

PALERMO – “Riqualifichiamo l’Italia” è il nome del progetto ideato da CNA Sicilia. I numeri, riportati dalla Confederazione, parlano chiaro: 18 cantieri avviati, 500 posti di lavoro creati e quasi 10 milioni di euro già immessi nel circuito economico della Sicilia.

Si tratta di un network di eccellenze, con il compito di ridare bellezza e dignità alle città. “Altri 10 milioni di euro – spiegano i vertici regionali della Confederazione – sono in procinto di essere messi in circolo grazie alla cantierabilità di 17 nuovi progetti, i cui atti deliberativi da parte delle assemblee dei condomini sono arrivati al traguardo, mentre una ventina di progetti, il cui importo complessivo supera i 25 milioni di euro, sono in fase di essere formalmente definiti. Dunque una importante boccata d’ossigeno che assume un valore sociale rilevante – aggiungono il presidente Nello Battiato e il segretario Piero Giglione – soprattutto se si tiene conto della crisi che continua a mordere, ma anche della drammatica flessione del numero degli appalti pubblici banditi che stanno paralizzando il settore delle costruzioni.

Nel 2018 sono state esperite 219 gare per un valore di 290 milioni, dati sicuramente incoraggianti rispetto al 2017 e 2016, ma ancora lontani dai target pre-crisi del 2007 con 1238 gare assegnate con oltre un miliardo di investimenti”.

Il successo di “Riqualifichiamo l’Italia” sta nel fatto che offre la possibilità ai committenti, che vogliono effettuare lavori di efficientamento energetico e opere antisismiche, di usufruire delle agevolazioni Eco-bonus e Sisma-bonus attraverso la cessione immediata del rispettivo credito d’imposta, pagando soltanto la quota residua non coperta dall’incentivo pubblico.

Una soluzione importante in un contesto siciliano pieno di problemi. “Rispetto alla mobilità e agli spostamenti, temi nodali e prioritari – sottolineano Battiato e Giglione –, la Sicilia è tagliata fuori perché vive una pesante condizione di marginalità geografica non essendo agevolmente connessa ai collegamenti, di ogni natura. E questi limiti per le nostre imprese si traducono inevitabilmente in carenza di sicurezza, ma anche in costi maggiori legati alla percorrenza e quindi minore competitività sul mercato”.

A riguardo si è speso anche il segretario generale della CNA nazionale, Sergio Silvestrini: “Se non riparte il Sud, l’Italia è destinata a un declino rapido e irreversibile. Riunificare il Paese deve essere la priorità”. Poi ha sottolineato: “Se le infrastrutture sono l’assetto trainante per lo sviluppo, allora l’alta velocità ferroviaria non può fermarsi a Salerno. Non è una questione economica. I capitali non mancano – ha rilevato ancora Silvestrini –, troppo spesso invece mancano le capacità e le competenze. Come il caso dei fondi europei, spesso mal spesi e soprattutto poco utilizzati. E’ inaccettabile che i fondi comunitari siano utilizzati nella misura del 13-15%”.

Serve una vera discontinuità, occorre una rottura politica, culturale. Il Paese non ha una prospettiva e se esiste non è percepita. Ma c’è anche una preoccupante caduta di conoscenza e istruzione. “Negli anni ’70 chi aveva la licenza media aveva competenze per le quali oggi serve una laurea -ha concluso Silvestrini-. C’è poi l’emergenza del credito verso artigiani e piccole imprese. Le imprese fino a 9 dipendenti rappresentano il 97% del totale ma ricevono solo il 30% del flusso del credito bancario. Occorre rivitalizzare lo sviluppo con realismo, individuando gli assetti strategici su cui puntare”.