CATANIA – Alla Regione 900 pratiche in attesa di essere esaminate presso l’assessorato del Territorio e dell’Ambiente. La sezione Marmo di Sicindustria denuncia il blocco di circa 2 milioni di euro di investimenti che mettono ulteriormente in ginocchio l’economia siciliana. A essere colpita dalla burocrazia e dalle sue disfunzioni anche la Mondial Granit, l’impresa siciliana di marmi che detiene il primato in Europa per giro d’affari.
La Mondial Granit è un’azienda solida, esistente da oltre mezzo secolo, che importa materie prime ed esporta prodotti finiti in oltre 60 nazioni al mondo. Un’impresa che esporta oltre il 90% del proprio fatturato, che ogni anno incrementa il proprio giro d’affari e che nutre grande rispetto nei confronti dei lavoratori, tanto da finanziare con fatture d’acconto le aziende che lavorano per lei durante il lockdown, per garantire l’erogazione degli stipendi in un momento di grande difficoltà dove persino il Governo manifesta la sua incapacità di intervenire prontamente in supporto dei cittadini.
MONDIAL GRANIT: “IL NOSTRO PROGETTO BLOCCATO DA DUE ANNI”
Ma alcuni progetti di Giovanni Leonardo Damigella, amministratore della Mondial Granit, stentano ancora a realizzarsi per tutte le motivazioni già indicate da Sicindustria Marmo nei giorni scorsi: “Due anni fa abbiamo acquistato una cava già esistente in contrada Bellanova a Custonaci. Il nostro progetto era ritenuto valido dalla commissione precedente, ma non da quella attuale che ha sempre trovato tanti cavilli per bloccare le opere – racconta al QdS Damigella -. Tra le motivazioni depositate in supporto al respingimento della nostra richiesta persino la nidificazione del falco pellegrino, che però non potrebbe certo nidificare sul livello del mare in una zona mineraria sprovvista di alberi. E ancora la nidificazione di libellule e bachi che non potrebbero mai resistere in assenza di un ambiente acquitrinoso, in un terreno arido. Infatti, la nostra cava si trova proprio in una zona esclusivamente mineraria, dove sono presenti circa una cinquantina di altre cave, compreso una confinante alla nostra che dista soli dieci metri”.
I DISSERVIZI DELLA COMMISSIONE REGIONALE
Le accuse dell’amministratore si rivolgono direttamente al sistema e ai burocrati addetti agli esami dei progetti: “Per autorizzare un piano occorrono circa 2-3 giorni. Non si comprende come in un anno siano stati esaminati soltanto 24 progetti, di cui solo 10 approvati. Quanto è costata ogni pratica ai contribuenti, i quali non hanno usufruito di un servizio adeguato da parte del personale profumatamente pagato dalla Regione? Tra l’altro non occorrerebbe nemmeno l’intervento della commissione, visto che si rimane nell’ambito del piano regolatore regionale e di zone di estrazione mineraria – continua -. Di fatto gli uffici regionali necessitano sempre di un tramite che possa consentire all’imprenditore l’evasione delle proprie pratiche; viceversa, bisogna rivolgersi alla magistratura che richiede tempistiche difficili da prevedere. Nel mese di aprile, dopo un’attesa lunghissima, ci hanno mandato le motivazioni per le quali rifiutavano il nostro progetto. In pieno lockdown, abbiamo avuto soli 30 giorni per inviare la nostra replica, a seguito della quale non è pervenuta alcuna risposta. Abbiamo inviato un’ulteriore diffida, che ad oggi non ha portato risultati”.
REGIONE SICILIANA, TRA CORSI DI FORMAZIONE E DISOCCUPAZIONE
Secondo l’Eurostat, la Sicilia è tra le 15 regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione e detiene il triste primato della disoccupazione giovanile in Italia, con il 51,1% di giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano. E sembra anche non riuscire a cogliere nemmeno le poche opportunità occupazionali che si presentano: “La nostra terra ha un patrimonio inestimabile da mettere a reddito. La Regione continua a tardare lo sviluppo infrastrutturale, ma ha bruciato dai 10 ai 12 miliardi di euro solo nell’ultimo quarantennio per dei corsi di formazione che non sortiscono l’effetto sperato, visto che continuano a regnare crisi, disoccupazione, miseria e migrazione.
Il reddito pro-capite in Sicilia è meno della metà delle regioni del Nord Italia, a fronte di una classe politica che da oltre quarant’anni crea sussidi che hanno lo scopo di aumentare il consenso tra i cittadini, a discapito della loro dignità. Ne consegue che nel nostro Paese quasi più nessuno desidera lavorare; quei pochi che desiderano farlo, devono subire le angherie di chi non lavora – aggiunge -. Una singola cava genera 7-8 posti di lavoro interni, ma ben 70 se si considera l’indotto.
La Mondial Granit è in costante crescita, tanto da aver assunto ultimamente altri 10 dipendenti per la nostra azienda primaria di Chiaramonte Gulfi. Sarebbe stato importante per i siciliani e per le loro famiglie poter contare su nuovi posti di lavoro, ma la legislazione continua a dare un potere stratosferico ai burocrati, che però non rispondono personalmente dei danni che arrecano”, conclude Damigella.