Inchiesta

Una grande campagna per il turismo interno, così la Bellezza e la Cultura possono salvare la Sicilia

Tempo di incertezze, paure e interrogativi irrisolti per il comparto turistico internazionale. Una situazione che sta diventando insostenibile per molte imprese isolane, che chiedono riaperture ad hoc all’indomani del 3 dicembre (dopo le restrizioni previste dal 6 novembre nel ben noto Dpcm). E un modo per farlo nel più breve tempo possibile è puntando sul cosiddetto turismo interno, con l’obiettivo di far conoscere la Sicilia ai siciliani.

Ripartire. Questo è il verbo che ricorre più spesso nelle interviste agli addetti al settore. Ma per farlo occorre che la Regione metta in piedi una cabina di regia capace di promuovere adeguatamente tutti i tesori dell’Isola, anche attraverso una campagna sociale capace di dare una scossa al comparto.

In questi mesi il QdS ha dedicato fiumi di inchiostro alle bellezze locali (leggi qui), perché anche stavolta la chiave di volta per ripartire può essere soltanto una seria valorizzazione di quanto la Sicilia ha da offrire, riqualificando i siti che poi verranno riaperti al pubblico e offrendo una vetrina adeguata attraverso tutti i canali possibili (web, social media, carta stampata, televisioni, radio e chi più ne ha più ne metta).

Occorre quindi sfruttare i mesi di stop imposti dalla pandemia per partire con uno sprint che consenta al territorio di intercettare nuove fette di mercato. Se l’innegabile prima attrazione isolana resta il mare, non bisogna dimenticare altri quattro punti cardine da cui ripartire: borghi, enogastronomia, parchi e riserve naturali, cultura (quella con la “C” maiuscola).

BORGHI

C’è una Sicilia tutta da scoprire tra le mura dei numerosissimi borghi, ben 829, sparsi in tutta l’Isola ma troppo spesso semisconosciuti ai più. La riscoperta del “turismo lento ed esperienziale” sta donando nuova linfa ai piccoli centri che hanno saputo fare rete e saputo mettere in vetrina e valorizzare le proprie bellezze. In tal senso, tanto è stato fatto dal club de “I borghi più belli d’Italia”, che ha donato a un pubblico crescente una selezione di 21 perle.

Numerosi, in tal senso, i riconoscimenti nazionali messi in cassaforte dall’Isola: la sesta edizione del concorso nazionale promosso dall’associazione “I borghi più belli d’Italia” in collaborazione con la trasmissione di Rai3 “Alle falde del Kilimangiaro” ha incoronato Petralia Soprana (Palermo) “Borgo più Bello d’Italia 2019”. Dopo il successo nel 2014 di Gangi (Palermo), nel 2015 di Montalbano Elicona (Messina) e nel 2016 di Sambuca di Sicilia (Agrigento), il borgo delle Madonie l’ha spuntata su tutti ottenendo il quarto riconoscimento da portare in dote all’Isola nelle sei edizioni. Un primo, fondamentale, tassello da cui poter ripartire.

ENOGASTRONOMIA

Nel 2019 la Sicilia è stata la regione più ambita dai viaggiatori italiani per il turismo enogastronomico, con il 15 per cento delle preferenze. I dati forniti dal Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2020 ci dicono che il 71 per cento dei turisti ricerca esperienze enogastronomiche di livello e da questo punto di vista la nostra Isola può vantare numerosi fiori all’occhiello.

Sono 64, infatti, i prodotti Dop e Igp all’attivo tra food e wine. Nell’area food, sono 33 i prodotti che figurano nell’elenco delle Denominazioni di origine protetta e la provincia più rappresentata è Catania, con tredici occorrenze.

Alcune settimane fa è stata registrata la Provola dei nebrodi Dop, ma com’è possibile dimenticare il profumo di una spremuta di arance di Ribera o di arance rosse di Sicilia? I turisti spesso desiderano assaggiare il pistacchio verde di Bronte e l’ormai noto cioccolato di Modica, insieme agli ottimi vini del territorio: da quelli dolci (Zibibbo, Marsala, Passito di Pantelleria) al Nero d’Avola, il Frappato, il Grecanico (solo per citarne alcuni). Insomma, ce n’è davvero per tutti i palati.

PARCHI

La Sicilia è anche terra dei cinque Parchi regionali e delle 77 Riserve naturali, delle dolci e ondulate colline, verdi di agrumi, carrubi e pistacchi, dove fioriscono piante esotiche. La Sicilia dalle vette innevate e della sua Etna, che si offre al turista amante della natura.

I viaggiatori nell’Isola possono trovare itinerari variegati e ricchi di avventura, che hanno certamente come capofila il maestoso vulcano col suo Parco, senza dimenticare il Parco fluviale dell’Alcantare, il Parco delle Madonie, il Parco dei Nebrodi e il Parco dei Monti Sicani.

Vi è poi il Parco nazionale dell’isola di Pantelleria e le quattro Aree protette tra cui il Geoparco mondiale Unesco Rocca di Cerere e altre sette Aree marine protette: Isole Egadi, Isole Pelagie, Plemmirio, Capo Gallo–Isola delle Femmine, Capo Milazzo, Isola di Ustica e Isola dei Ciclopi. Un grande patrimonio da esplorare e scoprire.

Impossibile, per gli amanti della natura, rinunciare a una visita all’Area marina protetta del Plemmirio, alla Riserva di Vendicari o agli itinerari tra Madonie e Nebrodi. I più avventurosi, poi, potranno cimentarsi anche con i cammini francescani e la Magna via Francigena.

CULTURA

“La grandezza storica, naturale e culturale della Sicilia è testimoniata dal riconoscimento di ben sette siti come Patrimonio dell’Umanità conferito dall’Unesco”, sottolinea il sito Visitsicily.

Il Parco Archeologico di Agrigento e la Villa Romana del Casale furono i primi siti della regione a finire sotto la tutela Unesco. Nel 2000 fu la volta delle Isole Eolie. L’area barocca del Sud-Est, invece, fu insignita del riconoscimento nel 2002 e infine Siracusa e la necropoli di Pantalica nel 2005. La lista si è ulteriormente accresciuta con l’Etna e infine il Percorso arabo-normanno che si allunga da Palermo a Cefalù, comprendendo anche la Cattedrale di Monreale.

Un patrimonio inestimabile cui va affiancato il Teatro Massimo di Palermo, lo splendido Teatro Massimo Bellini di Catania, il Teatro antico di Taormina e quello di Siracusa, sedi di spettacoli, opere e balletti di livello internazionale.

L’assessore regionale Manlio Messina: sostegno concreto a chi ha perso decine di milioni

Le strutture ricettive isolane non hanno ancora potuto beneficiare dei 75 milioni stanziati in ambito turistico a fine aprile (dalla manovra finanziaria per fronteggiare l’emergenza Covid-19) a causa di un lungo iter burocratico che promette di rendere fruibili una parte delle somme entro fine anno.

Manlio Messina, assessore regionale al Turismo, ha dichiarato che è stato definito in questi giorni l’elenco delle strutture ricettive, nell’ambito del progetto “See Sicily” dell’assessorato regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, che hanno manifestato il proprio interesse alla vendita tramite i cosiddetti “voucher” di posti letto da offrire gratuitamente ai turisti nell’ambito di pacchetti di soggiorno nel territorio regionale.

Le strutture ricettive che hanno già aderito in questa prima fase sono circa ottocento per un numero di posti pari a 161.867 e un controvalore economico di circa 11.300.000 euro, sui 37.257.570 euro a disposizione su un budget complessivo di quasi 75 milioni stanziati a fine aprile.

Questo il bilancio del primo avviso che era stato rivolto a hotel, villaggi turistici, villaggi albergo, alberghi diffusi, affittacamere, b&b, agriturismi, turismo rurale, case ed appartamenti per vacanze, case per ferie, residenze turistico alberghiere, campeggi, motel, ostelli, rifugi. Se il turista acquisterà attraverso le agenzie di viaggio due notti la Regione Siciliana ne pagherà una, insieme a una visita guidata.

“Una volta fatti i controlli di rito – ha spiegato l’assessore – procederemo a breve alla stipula dei contratti con gli operatori economici cui seguirà la pronta erogazione delle somme, riteniamo entro la fine dell’anno. Il resto dei fondi sarà speso per finanziare bandi analoghi per i prossimi mesi”.

“Nel frattempo – ha aggiunto Messina – sono in corso gli altri due avvisi con cui la Regione siciliana acquisterà visite e servizi dagli agenti di viaggio. Nelle prossime settimane pubblicheremo quelli destinati a diving, accompagnatori, compagnie aeree per gli sconti sui voli”.

“L’obiettivo del governo Musumeci – ha concluso – così come più volte ribadito, resta la promozione della Sicilia a livello internazionale, intervenendo con un sostegno concreto al settore che ha perso in questi mesi decine di milioni di fatturato e perduto tanti posti di lavoro a causa dell’emergenza sanitaria”.

C’è poi la questione del cosiddetto turismo di prossimità, quello interno, che in questi mesi così difficili potrebbe rappresentare per l’Isola un’occasione d’oro per andare avanti, almeno in parte, con le proprie forze. Sì, perché la via dell’assistenzialismo spesso non viene vista di buon occhio. “La politica dei bonus – ha dichiarato nei giorni scorsi al QdS il sindaco di Taormina, Mario Bolognari – è uno spreco di denaro pubblico. Quello che chiediamo è una grande campagna di promozione di tutta la Sicilia. Chiediamo che si facciano degli accordi con le grandi compagnie aeree, affinché potenzino tutte le tratte che collegano Catania e Palermo con le grandi capitali europee. Quei soldi che la Regione sta destinando o vorrebbe destinare all’acquisto di voli aerei, dati non si sa con quale criterio, non ci convince. Si potrebbero impegnare per abbattere i costi e rendere conveniente venire in Sicilia. Al resto ci pensiamo noi”.

Per quanto riguarda questo ultimo scorcio di 2020, molti sindaci sono ancora titubanti, incerti se investire risorse in un momento così delicato. Ce lo ha detto a chiare lettere Daniela Toscano, sindaco di Erice: “Non sappiamo cosa succederà dopo il 3 dicembre. Non posso pensare di investire risorse del Comune con lo spauracchio che l’indomani si debba chiudere di nuovo tutto. Molte delle attività necessitano di un lavoro preparatorio di mesi. Anche le luminarie non hanno molto senso se è tutto chiuso, meglio aiutare le fasce di popolazione in difficoltà”.

Insomma, il Natale non sembra riservare grandi sorprese sotto l’albero. Ma uscire da questa crisi è senza dubbio una priorità. “La nostra realtà – ha detto ancora Bolognari – può reggere una crisi per tre, sei mesi al massimo. Oltre significa mettere in ginocchio l’intero sistema. Con un’altra chiusura, oppure se questa dovesse durare ancora, il 25% forse non riaprirà mai più”.