Dalla parte dei cittadini

Una pianta di marijuana

Una sola pianta di marijuana fa scattare la condanna per detenzione di droga. È questo l’orientamento della Corte di Cassazione come ha statuito la sentenza del 6 novembre 2020 n. 30930. Il caso in esame riguardava un uomo che è stato condannato penalmente per avere detenuto, ai fini di spaccio, 5 grammi di marijuana, nonché ancora per avere coltivato una sola pianta di marijuana dell’altezza di circa 1 metro.

Secondo l’orientamento dominante in giurisprudenza, ai fini della punibilità di chi coltiva piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti, l’offensività della condotta illecita consiste nella idoneità della pianta a produrre la sostanza per il relativo consumo. Sicché non rileva la quantità del principio attivo ricavabile nell’immediatezza ma la conformità della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalità di coltivazione, a giungere a maturazione ed a produrre la sostanza stupefacente (Cass. Pen. Sezione VI 24 maggio 2013 n. 22459).

Sul punto è intervenuta la Cassazione a Sezioni Unite, che ha però sancito che non integra il reato di coltivazione di stupefacenti – per mancanza di tipicità – la singola condotta di coltivazione che denoti un nesso di immediatezza oggettiva con la destinazione esclusiva all’uso personale, e ciò in quanto la coltivazione è svolta in forma domestica, utilizzando tecniche rudimentali ed uno scarso numero di piante da cui ricavare un modestissimo quantitativo di prodotto. V’è anche da dire che Il reato di coltivazione di stupefacenti è configurabile indipendentemente dalla quantità di prodotto estraibile dalla pianta . Però, se la coltivazione viene effettuata da un soggetto che, notoriamente, è anche uno spacciatore, allora non si può più parlare di solo uso personale in quanto anche se così dovesse essere a questa circostanza si aggiunge quella che il prodotto potrebbe andare a finire sul mercato illegale.