Bellezza

Una rete di luoghi della memoria per non dimenticare la Shoah

Come tramandare la memoria della Shoah in un’epoca in cui sono rimasti pochi testimoni e si rischia che ne resti solo qualche riga sui libri di storia? I viaggi della Memoria non sono solo quelli che tradizionalmente ci portano ad Auschwitz o a Dachau.

Anche in Italia sono molti i luoghi che parlano dell’Olocausto, della violenza e della discriminazione. Per questo motivo è nata una Rete italiana che li collega tutti e che intende promuovere le visite delle scuole: il Memoriale della Shoah e il Binario 21 a Milano, il civico Museo della Risiera di San Sabba a Trieste, il Museo Nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, la Fondazione Museo della Shoah di Roma, la Fondazione Fossoli a Carpi e il Museo internazionale della memoria Ferramonti di Tarsia (Cosenza).

Il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali dell’Università Cattolica, in occasione della Giornata per la Memoria del 27 gennaio, ha promosso l’incontro “I luoghi della memoria per insegnare la Shoah” che si è tenuto presso la sede del P.I.M.E. (aula P011) in via Pagliano 10 a Milano.

“Davanti ai cancelli dei campi e alla nuda realtà della condizione dei deportati e dei meccanismi di eliminazione nasce un silenzio che si tramuta poi in domande: come è potuto succedere? – si domanda Milena Santerini, professore di Pedagogia generale e sociale in Università Cattolica, animatrice della Rete e promotrice del convegno -. Domande che spetta a chi educa far divenire le domande sul futuro, per una memoria che non si ripiega nella sofferenza di un momento ma diviene “cultura della memoria”. Una memoria, cioè, che si proietta nel presente, nel rifiuto di ogni discriminazione e logica della violenza oggi. Una memoria che fa spazio anche alle altre, alle sofferenze di altri popoli proprio perché le illumina con la sua singolarità”.

Durante il convegno con Sira Fatucci (Unione delle comunità ebraiche italiane) si è parlato dei viaggi della memoria che consentono di avvicinarsi alla Shoah attraverso la raccolta di oggetti ritrovati nei campi di sterminio, ma anche dei luoghi di persecuzione a Milano come il carcere di San Vittore o l’hotel Regina di cui ha raccontato Patrizia Baldi (Centro di documentazione ebraica contemporanea).

E ancora Daniela Tedeschi (Associazione Figli della Shoah) ha parlato delle pietre d’inciampo con nomi e date dei deportati, mentre Saverio Colacicco ha introdotto alla Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.

Accanto ai luoghi della disperazione ci sono, però, anche quelli della speranza e della salvezza, come i Giardini dei Giusti di cui parlerà Annamaria Samuelli (Fondazione Gariwo) e la Sciesopoli ebraica di Selvino presentata da Marco Cavallarin.

Nasce “la pietra d’inciampo” della scienza e della cultura

Nasce “la pietra d’inciampo” della scienza e della cultura, con l’obiettivo di raccogliere e divulgare testimonianze e documenti atti a delineare l’impatto che le cosiddette leggi razziali del regime fascista ebbero sulla comunità scientifica e accademica italiana. In vista della Giornata della Memoria del 27 gennaio, è stato firmato un accordo di collaborazione tra enti di ricerca ed ebraici: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), dall’Accademia Nazionale dei Lincei, dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp), dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) e dalla Comunità Ebraica di Roma (Cer).

La collaborazione andrà a implementare la piattaforma “Pagina della memoria” inaugurata dall’Ingv nel gennaio 2022 proprio con lo scopo di studiare, raccogliere e divulgare testimonianze e documentazione relativi ai cittadini di religione e/o origine ebraica, congedati, dispensati, espulsi o allontanati dagli Enti di Ricerca, dalle Università e dalle Accademie italiane. Con iniziative congiunte, gli enti promuoveranno ricerche documentali, storiche e bibliografiche, nonché la realizzazione di eventi culturali, di studio e divulgazione al fine di sottolineare il drammatico impatto di quel corpus di provvedimenti legislativi che, a partire dal Regio Decreto Legge n. 880 del 19 aprile 1937, vennero poi denominate ‘Leggi razziali’. Gli eventi culturali, i congressi e i seminari saranno indirizzati anche al grande pubblico, così da restituire, anche attraverso il coinvolgimento di familiari e discendenti, opportuna dignità e visibilità a chi è stato tragicamente colpito dalle tragiche persecuzioni. Gli enti, inoltre, cureranno il trattamento archivistico, anche digitale, della documentazione raccolta ricostruendo, per quanto possibile, i profili biografici dei perseguitati. La “Pagina della Memoria” sarà preservata e continuamente aggiornata, a monito di quanto non dovrà mai più accadere.

“L’aspetto fondamentale di questo progetto consiste nella costruzione di un percorso comune e condiviso tra enti di ricerca ed ebraici, per la raccolta, lo studio e la diffusione di testimonianze e documenti inerenti all’applicazione delle cosiddette ‘leggi razziali’ nei contesti istituzionali legati all’alta formazione. Vogliamo così sottolineare il danno irreparabile che fu arrecato al progresso scientifico e culturale italiano – precisa Aldo Winkler, ideatore del progetto – Inoltre, intendiamo valorizzare le testimonianze riguardanti l’espulsione di molte donne, la cui partecipazione agli studi e alla vita accademica, nella società ebraica, era assolutamente all’avanguardia rispetto alle consuetudini dell’epoca, nonché il materiale documentale su chi riuscì a fuggire all’estero, trasferendo con sé le proprie alte competenze. Nostro ulteriore auspicio è riuscire a coinvolgere, in questo percorso condiviso, altre istituzioni legate allo studio, alla ricerca e alla cultura”.

Secondo Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, “la memoria degli eventi è la base per una società della conoscenza, sia per difendersi dai rischi naturali, che per prevenire il ripetersi di comportamenti umani che travalicano ogni limite etico. La scienza italiana ha subito le gravi conseguenze delle leggi razziali ed è opportuno che una tale fase drammatica della nostra storia sia approfondita e divulgata affinché non debba ripetersi”. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, sottolinea altresì che “il ricordo di ciò che è stato – accompagnato dalla ricerca e dall’esame rigoroso dei fatti – è la necessaria premessa affinché si possa giungere a una maggiore comprensione degli eventi. Inoltre, la riflessione comune di istituzioni e studiosi di diversa formazione è un’importante base per l’individuazione delle migliori condizioni future di convivenza civile e democratica, nell’alveo della nostra preziosa Costituzione”.

“Molti non ricordano e molti non conoscono le assurde persecuzioni perpetrate in quel triste periodo storico – afferma Sebastiano Fadda, presidente dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche – Ma il coraggio di chi ha subito i tristi orrori della deportazione e di chi, non piegandosi, ha dovuto abbandonare le proprie comunità accademiche e di ricerca per proseguire in esilio la propria attività deve essere ricordato e additato come esempio in un mondo che ancora vede spesso soffocate la dignità e la libertà dell’uomo. Le persone muoiono e con esse rischia di morire anche il ricordo, ma nelle istituzioni deve depositarsi la memoria, perché non si estingua anch’essa col succedersi delle generazioni. Perciò anche noi ci sentiamo impegnati in questo compito”.

A causa delle leggi razziali del 1938, donne e uomini, eminenti scienziati, giovani ricercatori e tecnici furono dispensati dal servizio nel nostro ente, come in altri. Una persecuzione dei diritti che, di lì a poco, sarebbe diventata persecuzione delle vite. Con quella iniziativa nel mondo della ricerca, si generò un processo che rappresenta ancora oggi una delle pagine più buie del Novecento e che originò la distruzione di scuole scientifiche, come di interi nuclei familiari – dichiara Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Questo progetto punta a rimettere insieme eventi dolorosi e poco conosciuti e a riportare alla luce ciò che è stato, confidando che i frammenti di vita che verranno recuperati attraverso la ricerca possano dar voce adesso a chi allora non la ebbe”.

“La partecipazione dei Lincei a questa iniziativa si colloca a pieno titolo nella storia della nostra Accademia – dichiara il presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roberto Antonelli – che ebbe a soffrire anch’essa della persecuzione degli ebrei iniziata con le leggi razziali. Tra le tante personalità ebraiche italiane che della nostra accademia furono soci, voglio ricordare almeno tre Presidenti: Vito Volterra, Guido Castelnuovo e Beniamino Segre. Vito Volterra fu un esempio limpido di etica umana, civile e democratica. Senatore a vita nel 1905, fu uno dei firmatari nel 1926 del Manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce e uno dei dodici professori universitari italiani che rifiutò nel 1931 di giurare fedeltà al fascismo così decadendo dalla cattedra e poi dall’Accademia dei Lincei. Guido Castelnuovo, che con grande generosità di scienziato e italiano, profuse tutte le sue energie per rifondare nella Repubblica i Lincei soppressi dal fascismo collaborando con il suo vicepresidente Luigi Einaudi che da Presidente della Repubblica lo nominò senatore a vita nel 1949. Beniamino Segre, dolorosamente esule in Inghilterra dapprima, da presidente dei Lincei, proseguendo l’opera dei suoi predecessori, fondò il centro linceo interdisciplinare. Volterra, Castelnuovo e Segre erano ebrei pienamente italiani che, come molti altri ebrei, hanno contribuito alla scienza e alla nostra democrazia civile”.