Il Covid-19 ha colpito maggiormente la voglia di fare impresa delle donne. è quanto emerge nella quarta edizione del Rapporto sull’Imprenditoria al femminile, realizzato da Unioncamere. Molto ha pesato soprattutto il fatto che la cura dei figli e della famiglia è caduta soprattutto su di loro. A soffrire sono state soprattutto le regioni del Centro-Sud, dove gli effetti del Coronavirus sono stati più pesanti.
“Dobbiamo avere l’ambizione di ripartire dalle donne per costruire insieme un nuovo percorso di crescita. Nel periodo Covid abbiamo assistito ad una minor crescita delle imprese al femminile, a testimonianza che gran parte di quella crisi è ricaduto sulle spalle delle donne, per questo dobbiamo sostenerla”, ha detto il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli. Secondo la ricerca, in Italia le imprese al femminile sono 1,34 milioni, pari al 22% del totale. Due aziende rosa su tre sono impegnate nel settore dei servizi e sono soprattutto di piccole dimensioni (96%) e concentrate nel Mezzogiorno. Le imprese al femminile sono in genere molto giovani, sia per l’età delle imprenditrici che per anno di nascita delle aziende.
Il numero delle imprese al femminile negli ultimi cinque anni è salito tre volte tanto rispetto al totale, un trend che però è stato invertito a causa del Covid-19, visto che nei primi mesi di quest’anno si è assistito a una riduzione delle iscrizioni di imprese rosa più importante di quelle maschili. Le aziende femminili, in generale, sono meno interessate alla transizione digitale, ma sono maggiormente interessate rispetto a quelle condotte da uomini, ai temi green.
“L’esperienza nel Covid, anche nell’ambito dell’imprenditoria femminile, rischia di diventare escludente per motivi organizzativi, economici e sociali. Le donne rischiano di essere rallentate in questo contesto. C’è un passo avanti da fare: oltre ai fondi già presenti presso il ministero dello Sviluppo Economico bisogna fare di più” ha detto Elena Bonetti, ministro per le Pari opportunità. “Vorrei lavorare sul tema del credito, attraverso una sorta di microcredito al femminile, su quello formativo – ha continuato – con un piano nazionale di formazione al digitale per tutte le donne; e infine sul tema del welfare a sostegno delle donne”. “Bisognerebbe creare un fondo innovazione che decida di investire su Start-up al femminile – ha aggiunto Gian Paolo Manzella, sottosegretario allo Sviluppo economico. “Le donne sono poco nelle Start-up, nel venture capital e nelle facoltà Stem, eppure la presenza femminile rende le imprese più profittevoli, creative e verdi. Quindi – ha concluso – non è solo un discorso di parità di genere, ma di qualità della crescita economica”.