Senza i cinquanta miliardi dell’Ue e i settanta degli Usa, l’Ucraina sarebbe in fallimento, tecnicamente in default, perché le finanze di quel Paese sono ormai al collasso da tempo e le casse dello Stato sono totalmente vuote. Quindi, senza la rianimazione finanziaria dell’Occidente, ci sarebbe un crollo dell’apparato amministrativo. Peggio, le truppe ucraine stanno esaurendo proiettili e missili, quindi senza i rifornimenti fra non molto tempo non avranno come difendersi.
La situazione è drammatica, in parte temperata dalla decisione dell’Unione europea di finanziare cinquanta miliardi, ma in quattro anni, cioè 12,5 miliardi per anno. Questa somma è totalmente insufficiente sia per alimentare gli armamenti contro le truppe russe che per gestire, seppure a bassissimo livello, la vita dei quaranta milioni di ucraini/e. Ecco perché lo scontento di quel popolo sta affiorando sempre di più e addirittura il generale Zaluzhny ha levato alta e forte la sua voce contro Zelensky.
In questo quadro, gli Usa cosa fanno? Per il momento hanno sospeso il finanziamento dei citati settanta miliardi di dollari perché, da un canto, i conservatori del Gop lo hanno bloccato e, dall’altro, all’interno dello stesso Partito democratico sorge sempre di più l’opinione di diminuire fortemente o addirittura far cessare i finanziamenti all’Ucraina.
Se Biden fosse costretto a prendere questa strada, si potrebbe indicarlo come una sorta di “traditore” poiché, come ormai è emerso dal quadro generale, è stato proprio lui a spingere Zelensky alla guerra, agitando il panno rosso davanti al toro russo.
La sbandierata volontà di Zelensky di “vincere la guerra” era una balla grossa e più passa il tempo, più essa risulta essere tale. Per cui, un presidente non attore, capace di distinguere la realtà dalla commedia – dunque un presidente serio – probabilmente dopo il 24 febbraio 2022 avrebbe cercato di aprire una trattativa con la Russia cedendo una parte dei territori, ma non facendo distruggere l’intero Paese dai bombardamenti russi.
Passano le settimane e la conclusione di questa amara vicenda, che è costata la vita a decine di migliaia di cittadini/e, si avvicina sempre più, seppure con due anni di ritardo.
I/le sostenitori/trici di Zelensky e lo stesso presidente hanno sostenuto la tesi che Putin, dopo avere “conquistato” le quattro regioni, che già appartenevano alla Russia, avrebbe esteso la sua voglia conquistatrice nei confronti delle tre nazioni che fanno parte dell’Ue, cioè Lettonia, Estonia e Lituania.
Si è trattato ovviamente di un “ballon d’essai”, perché Putin non sarebbe stato mai così pazzo da scatenare la terza Guerra mondiale, conseguente a un attacco ai Paesi che fanno parte della Nato. L’ha fatto nei confronti dell’Ucraina perché questa, appunto, non faceva parte né dell’Ue né della Nato.
In mezzo alle iniziative della Russia – da condannare senza mezzi termini – e degli Stati Uniti, che hanno indotto Zelensky a intraprendere questa via – azione da condannare altrettanto senza mezzi termini – il vaso di coccio è stato l’Unione europea, la quale, come abbiamo scritto tante volte, applicando le sanzioni alla Russia si è data la zappa sui piedi.
Infatti la chiusura dei rubinetti del gas e del petrolio russi ha comportato l’aumento dei prezzi dell’energia e quindi l’inflazione e quindi la speculazione. Cosicché, oggi i popoli dell’Unione più indebitati, come Italia e Grecia, stanno pagando un prezzo altissimo, soprattutto in termini di taglio del potere di acquisto, che è di quasi il venti per cento. Come dire che tutti/e i/le salariati/e e i/le pensionati/e si sono visti/e ridurre il loro tenore di vita in un colpo di almeno il venti per cento.
L’altra sciocchezza fatta dall’Occidente è stata di credere che attraverso queste sanzioni la Russia avrebbe avuto un tracollo economico e quindi una sorta di asfissia delle sue risorse, già fortemente provate dalla guerra. Anche questa profezia si è rivelata falsa, rovesciando i risultati: il Pil della Russia quest’anno crescerà del due per cento, mentre quello dell’Europa forse della metà.
Insomma, man mano che passano le settimane e i mesi la verità appare chiara, con le colpe immani e senza tentennamenti dell’aggressore Putin e i comportamenti irrealistici e stupidi di tutto l’Occidente, le cui vittime sono state i Paesi deboli dell’Ue – cioè quelli centro-meridionali – e del Nord Europa.