Editoriale

Urge la Siae dei quotidiani

Come è noto, la Siae (Società Italiana Autori ed Editori) è l’organizzazione nella quale confluiscono i diritti d’autore di tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo e non solo. Si tratta di una copertura necessaria per tutelare quei beni immateriali che sono le attività intellettuali, così importanti, sempre più importanti, nel mondo della comunicazione.

La Siae funziona molto bene, ha personale di controllo laddove vengano utilizzate le opere di ingegno sotto qualunque forma ed emette sanzioni effettive e formidabili nei confronti di chi cerchi di non pagare il dovuto. L’attuale presidente onorario è Giulio Rapetti, in arte Mogol, famoso paroliere di tante celebri canzoni, la cui musica di molte di esse è stata scritta da Lucio Battisti.
Dunque, qualunque produzione intellettuale viene tutelata dalla Siae. Ma per la verità, non tutta, perché è totalmente fuori quella dell’informazione.
È pur vero che l’articolo 21 della Costituzione tutela l’informazione come bene collettivo, ma è anche vero che la stessa Costituzione tutela le opere d’ingegno, come nel caso di brevetti in qualunque settore.

Dalle prime ore dell’alba, siti, televisioni e Rai fanno la rassegna stampa molto estesa di quasi tutti i quotidiani nazionali, regionali e locali, a seconda della tipologia della trasmissione. Il che è positivo poiché l’opinione pubblica, fatta di lettori/trici, ascoltatori/trici, telespettatori/trici ed “internauti/e”, ha sott’occhio un’informazione vasta, completa e approfondita, che poi può completare acquistando i giornali o abbonandosi sul digitale.

La questione che poniamo in questa nota è se usufruire di tale informazione abbondante e completa, che è costata molto agli editori che l’hanno prodotta in termini di tempo e denaro, possa essere utilizzata gratuitamente.
Intanto, non si può non essere d’accordo sul fatto che si tratti di un’opera di ingegno, cioè di un’attività intellettuale che ha prodotto, bene o male, un’informazione usufruita dall’alba al tramonto ogni giorno.
Non vogliamo apparire di parte, ma a noi non sembra che sul piano dell’equità e dei diritti e doveri costituzionali, una tale enorme produzione di informazione debba essere usufruita senza alcun corrispettivo economico dal momento che, ripetiamo, essa è costata agli editori.

È pur vero che molti di essi ritengano utile tale rassegna perché poi dovrebbe indurre chi vede certi quotidiani ad andare a comprarli in edicola o a sfogliarli sui siti. Ma questo intendimento non corrisponde ai fatti perché complessivamente le copie cartacee vendute in edicola diminuiscono ogni giorno, anche se tale diminuzione è abbondantemente sostituita dagli abbonamenti digitali, che aumentano continuamente seppur venduti a prezzi bassi.

Anche per questo sottoponiamo la questione all’opinione pubblica e invitiamo le organizzazioni degli editori a fare una riflessione e cioè se possa continuare questo utilizzo gratuito di un prodotto che è stato “fabbricato” sostenendo costi ingenti, anche per lungo tempo.
È vero che l’informazione è un servizio che si rende ai/alle cittadini/e, ma nessun servizio prodotto dal settore privato può essere erogato senza ricevere un corrispettivo; è una questione di equità.
Per cui, riteniamo che una riflessione sulla materia andrebbe fatta per cercare di impostare diversamente il rapporto fra chi produce l’informazione e chi la utilizza per propri scopi.

È noto che chi usa fotografie, grafici e altro, debba pagare all’autore una somma proporzionata al lavoro svolto. Dunque, anche questo settore è protetto, come quello già citato di brevetti e invenzioni e l’altro sui diritti di autore.
Sul versante della pubblicità dei siti dei grandi produttori (Apple, Google, eccetera) la questione è stata già posta e sembra che finalmente si sia fatto un accordo europeo che tassi tale produzione di pubblicità con una aliquota del quindici per cento.
Quindi, la questione è già avviata nei tre settori che abbiamo citato; non si capisce perché non debba essere avviata anche nel settore dei quotidiani.
Una trattativa con le compagnie radio-televisive, pubbliche e private, e con i gestori dei grandi siti che li utilizzano gratuitamente, andrebbe avviata per tentare una conclusione equa, cioé il pagamento di un corrispettivo, anche modesto, delle rassegne stampa utilizzate a piene mani.