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Usa 2024, conflitti di interesse tra politica e magistratura: il “caso Alito” sbarca in Senato

Nella giornata di ieri l’ex presidente Donald Trump ha ottenuto un giorno di “tregua” dal processo in corso a New York per essere presente, insieme alla moglie Melania, alla cerimonia per la maturità del flglio Baron alla Oxbridge Academy a West Palm Beach, in Florida. In serata il magnate si è recato a St. Paul nel Minnesota ad una cena di raccolta fondi.

Usa 2024, incalzano le polemiche sui giudici

Intanto mentre a New York è attesa per lunedì una nuova udienza del processo in cui Trump risulta accusato di aver pagato in nero con 130mila dollari la pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio su una relazione sessuale avuta nel 2006, ci sono altre polemiche che coinvolgono due giudici chiamati, in contesti diversi, a giudicare l’ex presidente repubblicano.

La prima riguarda Juan M. Merchan, giudice del processo in corso a New York, che nel 2020 avrebbe fatto una donazione di 35 dollari ai democratici, di cui 15 destinati all’attuale presidente Joe Biden, 10 per l’iniziativa “Progressive Turnout Project” e altri 10 per “Stop Republicans”. La denuncia etica è stata respinta dalla commissione dello Stato di New York.

Usa 2024, il “caso Alito” sbarca in Senato

L’altra polemica riguarda invece l’italo-americano Samuel Alito, giudice della Corte Suprema, che il 17 gennaio 2021, pochi giorni dopo l’assalto a Capitol Hill, teneva in casa un simbolo della campagna elettorale di Trump denominato “Stop the Steal” (“Basta con il furto). Si tratta di una bandiera a stelle e strisce capovolta, diventata ai tempi il simbolo di coloro che sostengono che le elezioni del 2020 siano state “rubate”. La bandiera è stata fatta sventolare alla vigilia dell’insediamento di Biden sul prato della casa di Alito, che tra l’altro risulta essere tra i giudici chiamati a valutare la richiesta di immunità presentata da Trump, la cui sentenza è prevista tra la fine di giugno e gli inizi di luglio.

Usa 2024, la replica di Alito al Times: “Io non c’entro”

In una breve replica al New York Times, che per primo ha dato la notizia con tanto di foto, Alito ha ribadito che la bandiera innalzata non è opera sua: “Io non c’entro. La bandiera è stata brevemente innalzata dalla signora Alito come reazione al linguaggio personalmente offensivo su cartelli messi a sua volta sul suo prato da un nostro vicino”.

Il caso è approdato in Senato, con il presidente della Commissione Giustizia Dick Durbin, un democratico, che ha chiesto che Alito si tiri fuori “immediatamente” dalla discussione dei casi legati alle elezioni americane del 2020. Sempre il New York Times ha inoltre riportato diversi pareri di esperti secondo cui innalzare la bandiera capovolta è stata una palese violazione delle regole etiche per cui non dovrebbero esistere legami tra la politica e la magistratura.

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