La Corte Suprema degli Stati Uniti non sospende la legge del Texas che proibisce l’aborto dopo sei settimane di gravidanza anche in caso di stupro o incesto.
E’ in vigore da oggi in Texas la legge sull’aborto più restrittiva degli Stati Uniti: l’interruzione di gravidanza è vietata se rilevata l’attività cardiaca embrionale, quando questo è di circa sei settimane, e non offre eccezioni nemmeno ai casi di stupro o incesto.
Nonostante i tentativi legali di bloccarla, la Corte Suprema non ha accolto l’appello degli oppositori e non si è pronunciata.
In una dozzina di altri stati, dopo l’approvazione di leggi analoghe ci sono stati pronunciamenti contrari da parte dei tribunali, ma la versione del Texas è nuova in quanto è stata progettata intenzionalmente per proteggere i funzionari del governo dall’applicazione delle leggi e quindi rendere più difficili i ricorsi.
Le cliniche statali che praticano l’interruzione di gravidanza sottolineano che questa legge “riduce immediatamente e catastroficamente l’accesso all’aborto in Texas”, e probabilmente costringerà molte cliniche a chiudere definitivamente.
La maggior parte delle donne non è consapevole di essere incinta prima delle 6 settimane previste, e questo impedisce loro di accedere all’aborto.
Ora si teme che le donne viaggeranno in altri Stati per riuscire ad abortire, come è già successo durante le fasi critiche della pandemia, ma anche che gli Stati più conservatori adotteranno decisioni analoghe, visto il precedente del Texas e il silenzio della Corte Suprema.
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