Agricoltura

Uva da tavola, le strade percorribili per uscire dalla crisi

CANICATTì (AG) – Il 2022 è stato un anno disastroso per l’uva da tavola siciliana. La situazione drammatica vissuta dagli operatori del comparto agricolo facenti parte dell’areale di Mazzarrone, in provincia di Catania, e di Canicattì, nell’agrigentino, ha causato gravissimi problemi per l’intera filiera dell’uva da tavola. Il susseguirsi di fenomeni atmosferici avversi con temperature elevate e persistente siccità, oltre al verificarsi di nebbie nella prima decade di ottobre, hanno accentuato la già grave crisi del comparto.

A Canicattì, presso il Teatro Sociale, si è tenuto un convegno dal titolo “Analisi delle problematiche della campagna 2022. Possibili scenari futuri”, organizzato dall’Associazione Uva da Tavola siciliana, per analizzare le problematiche vissute dal comparto agricolo durante la campagna 2022. Un convegno in cui, finalmente, si è data voce ai produttori, dopo i tanti incontri istituzionali che si sono susseguiti negli ultimi mesi. Presenti all’incontro, Vincenzo Di Piazza, presidente dell’Associazione uva da tavola siciliana, Gaetano Piccione, vicepresidente dell’Associazione, Salvatore Novello, componente del Gruppo di contatto uva da tavola, Salvatore Lodico, presidente del Consorzio di tutela dell’uva da tavola di Canicattì.

A fare gli onori di casa, il sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo. Noi del Quotidiano di Sicilia abbiamo ascoltato i protagonisti della filiera dell’uva da tavola siciliana. “Un momento delicato per il comparto dell’uva da tavola – ha detto il sindaco Corbo -. Purtroppo la crisi ha creato gravissimi danni che hanno causato un aumento dei costi complessivi affrontati dalle aziende, oltre ad aver contratto la domanda. Questi problemi richiedono risposte straordinarie da parte del Governo e dell’Ue. Per questi motivi, abbiamo chiesto all’assessore all’Agricoltura della Regione, Luca Sammartino, una serie di misure di supporto per mettere le aziende in condizione di poter lavorare e programmare il futuro con fiducia; oltre alla richiesta dello stato di crisi. Oggi siamo qui tutti uniti nella consapevolezza che, per promuovere e tutelare il comparto dell”uva da tavola IGP, settore cruciale della nostra economia, occorre unire le forze ed avere chiarezza nella visione delle azioni da realizzare per ottenere risultati concreti per il nostro territorio. La nostra amministrazione continuerà con convinzione a sostenere tutte le azioni dirette alla tutela ed alla promozione del nostro territorio”.

Ma dove risiedono i reali motivi di questa crisi, e il settore come potrebbe uscire dall’impasse in cui si trova? “I problemi che attanagliano il comparto dell’uva da tavola vengono da lontano, a partire dalla scarsa competitività del nostro prodotto rispetto a quello estero – ha detto, tra l’altro, nella sua introduzione il presidente Di Piazza -, e una promozione delle nostre pregiate uve che è ancora molto deficitaria. Puntare a rafforzare l’appeal delle varietà storiche e identitarie del territorio siciliano è una delle strade che dobbiamo perseguire. Ridurre le uve da mensa siciliane di pregio e a marchio a mero prodotto commerciale è riduttivo e non ne esprime il patrimonio valoriale, legato al territorio, al cibo sano e sicuro e alla sua ricaduta socioeconomica. L’uva Italia deve orientarsi su un mercato di nicchia, un prodotto da valorizzare grazie anche a campagne pubblicitarie ad hoc, costruendo dei protocolli produttivi che rappresentino l’uva Italia come unica nel suo genere. Inoltre, vi è il problema del divario tra il prezzo alla produzione e quello al consumo, che talora non è giustificato e che non riconosce la corretta remunerazione ai produttori. Questi operano, va ricordato, con standard europei sia sul piano della sostenibilità lavorativa e ambientale sia su quello della salubrità dell’uva messa in commercio”.

“La campagna 2022 si è chiusa con prezzi al collasso e consumi al lumicino che hanno portato il comparto dell’uva da tavola ad attraversare un momento di forte difficoltà – ha detto Gaetano Piccione, vicepresidente dell’associazione -. Il senso di questo convegno, voluto in un periodo di inattività commerciale del prodotto uva da mensa, è quello di stimolare il comparto a riflettere al suo interno, scevro da sovrastrutture e lontano dalle passerelle politiche che inevitabilmente si formano nei momenti acuti di questa come di altre crisi dell’ortofrutta. I produttori hanno percepito e risposto a un nuovo approccio nell’affrontare i problemi. La nostra associazione punta sulla programmazione e la pianificazione del settore, analizza le questioni, crisi compresa, con numeri e fatti, mette al centro il territorio e le sue competenze per fare sintesi utili a formulare le strategie da mettere in campo e da indicare alle istituzioni. A breve, peraltro aderiremo alla Cut (Commissione italiana uva da tavola) in un’ottica di aggregazionismo, perché nessuno si salva da solo”. “Sovrapproduzione e innalzamento dei costi hanno creato una combinazione deleteria per il comparto agricolo – ha stigmatizzato Salvatore Lodico -. Abbiamo dovuto affrontare la difficile gestione delle uve rimaste sulle piante che ha causato ulteriori perdite di fatturato. Ora bisogna percorrere una strada comune per risollevare i nostri vigneti per la campagna ormai alle porte. Il Consorzio in questi mesi ha incontrato più volte le istituzioni competenti per sollecitare le difficoltà del comparto e per stimolare l’erogazione di misure, anche economiche, in favore del comparto uva da tavola”.

Nel 2019 è nato il Gruppo di contatto dell’uva da tavola, tra i maggiori paesi produttori Ue, con l’intento di creare un contesto stabile di dialogo e cooperazione e per analizzare la produzione e la commercializzazione di uva da tavola in Europa. “Il volume di produzione dell’uva da tavola è in crescita da alcuni anni – ha sottolineato Salvatore Novello, componente del Gruppo di contatto uva da tavola -. Ma non sappiamo quantificare le quantità di uve disponibili per varietà, anche se le varietà apirene (senza semi) sono le più richieste e la loro produzione aumenta anno dopo anno, principalmente per la loro qualità e facilità con cui si consumano. Andrebbe definito un catasto per sapere quanta uva da tavola e quale tipologia viene prodotta in Europa, un parametro di riferimento fondamentale per intavolare con la Gdo dei programmi di fornitura. Inoltre, dobbiamo abbandonare l’idea di produrre ‘alla giornata’, ‘programmazione’ deve essere la parola chiave da seguire per i prossimi 5/10 anni. Il calo di consumi e il surplus di produzione, oltre che il ritardo dell’inizio della produzione per l’annata 2022, hanno generato i problemi vissuti dal nostro comparto. È vero che sono cambiate le abitudini dei consumatori, proprio per questo dobbiamo produrre secondo quello che chiede il mercato, sicuramente migliorando la qualità della produzione ed aprendoci alle nuove qualità senza semi sempre più richieste dai consumatori, ma non abbandonando l’uva Italia, fiore all’occhiello della produzione dell’uva siciliana”.

Un momento di confronto che ha generato molti spunti sui quali riflettere e che ha aperto un dibattito tra i numerosi presenti in sala, tra cui il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona. “Dobbiamo creare una nicchia – ha sottolineato -. L’uva viene ormai prodotta in tutte le parti del mondo, ma la nostra uva, grazie al clima ed alle tecniche adottate dai nostri produttori, è unica e quindi va promossa come tale. Serve, però, aprirsi anche alle nuove richieste del mercato e per questo chiediamo alla politica la possibilità di estirpare dei vecchi vigneti e riconvertirli alle varietà che oggi richiede il mercato. Inoltre vanno garantiti dei prezzi minimi al prodotto di scarto”.

È intervenuto anche il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Sicilia, Graziano Scardino, che nel suo intervento ha chiesto alle piccole imprese familiari di aggregarsi per “aggredire i mercati” nazionali ed europei. “Occorre che riprendano i consumi. Siamo entrati in quella che definisco ‘un’economia di guerra’ causata dal conflitto russo-ucraino – ha detto Scardino -, che ha generato un forte calo dei consumi. L’uva da tavola, purtroppo, non è rientrata tra i beni di prima necessità. Inoltre l’aumento globale della produzione e la riduzione della qualità del prodotto, hanno portato una riduzione del reddito delle aziende. Noi abbiamo chiesto al Governo degli interventi ed un tavolo di concertazione affinché, nei prossimi anni, si possano adottare delle politiche per il rilancio di questo settore. È inutile pensare ancora a piccole imprese familiari che vogliono affrontare il mercato globale, bisogna organizzarsi in Organizzazioni di produttori e sfruttare le ingenti risorse messe a disposizione dall’Ocm (Organizzazione comune di mercato), si parla di circa 1,5 miliardi di euro a favore della filiera agricola italiana”.