PALERMO – Un’Isola che procede a più velocità, anche nella campagna vaccinale. Va spedita la parte occidentale, mentre fa più fatica a mantenere il ritmo la fascia orientale, con l’eccezione di Ragusa, contribuendo a tenere la Sicilia all’ultimo posto tra le regioni italiane per immunizzati.
I contagi da Covid-19 non si sono fermati, anche se i numeri si sono sensibilmente ridotti e questo porta a spingere su una copertura vaccinale più ampia possibile. L’ultimo aggiornamento della Regione sull’andamento dei nuovi casi in Sicilia parla di un’incidenza di 36,54 casi per centomila abitanti a fronte di una media nazionale di 29,7. Il dato maggiore lo registra Catania (62,62), seguita da Siracusa (60,55), entrambe in decremento però rispetto alla settimana precedente, quindi Messina (47,44) che invece rispetto a sette giorni fa ha avuto 32 casi in più.
In riva allo Stretto ad aprile si era partiti bene con le vaccinazioni, adesso quella peloritana è l’ultima provincia siciliana con il 74,02% di vaccinati con almeno una dose, al di sotto della media regionale dell’80,26%, insieme a Catania 76,87% Siracusa 78,28% e Caltanissetta 79,38%. La provincia di Palermo, con il suo 84,56% di vaccinati con almeno una dose (80,68% sono immunizzati con seconda dose) punta con fiducia all’obiettivo del 90% di cittadini con ciclo completo.
Qui la strategia vincente è stata la “prossimità”, con il crollo della barriera delle prenotazioni. “Chi non si vaccina va cercato” dice chiaramente Renato Costa, commissario per l’Emergenza Covid a Palermo, sintetizzando il senso delle azioni intraprese.
“Abbiamo capito fin da subito – spiega – che dovevamo uscire dall’hub, dopo i picchi di 6.700 vaccini al giorno, a giugno l’affluenza è cominciata a diminuire. Siamo andati nei comuni con la collaborazione dei sindaci e contestualmente nei quartieri. Analizzando i dati, abbiamo individuato in città e provincia quali erano le zone a minore concentrazione di vaccinati e abbiamo diretto lì la nostra attività, coordinandoci con le associazioni, le Circoscrizioni, le persone che il quartiere lo vivono. Se a Ballarò è stato un successo è perché abbiamo parlato con le associazioni che lì sono radicate. Allo Zen abbiamo avuto la presentazione di Zen Insieme, gruppo che da anni lavora lì. Siamo andati anche nei mercati dove non avevamo riferimenti, ma ha funzionato la discussione collettiva, il rapporto empatico che i medici hanno instaurato con la gente, che ha bisogno di essere rassicurata”.
“Mentre prima uscivamo per fare trecento vaccini – aggiunge – adesso ci muoviamo anche per farne 15 in un quartiere. Ogni singola persona recuperata è una conquista verso l’immunità. Abbiamo messo in campo tantissime squadre per interventi capillari, siamo andati anche nelle strutture sanitarie, nei centri di dialisi, nei locali della movida”.
Tante le iniziative messe in campo anche a Messina, ma i risultati sono stati di tutt’altro tenore. Anche qui si è adottata la prossimità, ma forse non è stata così capillare da subito e probabilmente è mancato chi preparasse il terreno prima dell’arrivo dei team per la somministrazione. A luglio la campagna vaccinale nei rioni più degradati, quelli dove sono concentrati i baraccati, non è stata un successo. E lo ammette lo stesso Alberto Firenze, commissario per l’Emergenza Covid a Messina: “C’è stata una risposta poco significativa – conferma – e stiamo andando stavolta con gli assistenti sociali del Comune. C’è una fascia di persone disoccupate o che fa lavori saltuari o irregolari, su cui stiamo lavorando, girando porta a porta nei quartieri, così da far coincidere la necessità di censirli per i sostegni con quella di somministrare i vaccini. È in chiusura l’hub di Taormina, che ha funzionato poco e ora stiamo andando incontro alla gente. Apriamo a Giardini e in aree sulla statale, faremo giornate dedicate a Trappitelo, saremo in maniera continuativa a Villa Ragno a Santa Teresa Riva ed entro fine mese anche a Gaggi. A Messina non c’è stato un aumento di vaccinati in prossimità del 15 ottobre (data d’introduzione dell’obbligo di Green pass sul posto di lavoro, ndr)”.
L’obiettivo, adesso, è raggiungere in provincia, entro il 31 ottobre, l’80% di prime dosi e il 70% delle seconde, sconfiggendo una diffidenza diffusa in diversi strati sociali della popolazione. Proprio per quanto riguarda questo aspetto, secondo il commissario Firenze, ha pesato molto “una elevata presenza di professionisti contrari che hanno condizionato l’opinione pubblica: un magistrato, professori universitari, insegnanti, una parte degli avvocati e anche un numero importante di medici”.
Al contrario di quanto avvenuto a Messina, l’effetto Green pass si è sentito invece a Catania, città che è stata al primo posto per numero di prime dosi in Italia. Giuseppe Liberti, commissario per l’Emergenza Covid nella provincia etnea ha rilevato al QdS.it anche un aumento del 30% dei tamponi. Catania, con 71,67 di immunizzati con la seconda dose ha qualche punto in più rispetto a Messina, 69,70% ma anche qui le adesioni vanno a rilento. Per Liberti a condizionare negativamente i risultati ottenuti sono state probabilmente le due morti seguite alla somministrazione del vaccino AstraZeneca che si sono verificate nelle primissime fasi della campagna vaccinale. “C’è poi da aggiungere – ha detto il commissario – che il catanese, per tradizione, si sente molto ‘sperto’ rispetto a chi ha davvero le competenze”.
Nonostante ciò, gli obiettivi da raggiungere sono molto chiari: “Se la crescita si conferma al 2/3% settimanale – ha spiegato Liberti – si può prevedere che in quattro o cinque settimane potremmo arrivare alla soglia del 90% di vaccinati con due dosi”.
Poi si potrà pensare anche alla terza dose, anche se secondo il commissario per l’Emergenza Covid per la provincia di Catania tale processo potrebbe addirittura essere anticipato. “Io – ha detto al QdS.it – spingerei da subito. L’esperienza di Israele, che sta vaccinando tutti con la terza dose, anche i giovani, sta dimostrando che i contagi e il numero dei morti stanno scendendo drasticamente. Non sappiamo ancora se la terza dose sarà un qualcosa di definitivo o saranno necessari ulteriori richiami. Ma il caso israeliano, a tal proposito c’è uno studio che ancora deve essere pubblicato, dimostra che la terza dose potenzia e stabilizza gli effetti delle prime dosi”.
Insomma, per la Sicilia è necessario ancora un lungo e impegnativo percorso, che dovrà essere focalizzato in particolare sulla lotta a paure, chiacchiere e fake news che purtroppo, nel corso di questa pandemia, si sono susseguite in modo preoccupante, ritardando di fatto quella ripartenza, anche economica, di cui la nostra Isola ha un necessario bisogno.
PALERMO – “C’è ormai un basso numero di prenotazioni e di accessi. Chi voleva vaccinarsi lo ha fatto, gli altri continuano a essere restii ed è questi che si devono convincere”. Benedetto Trobia, dirigente medico dell’Asp Caltanissetta, coordina hub e centri vaccinali della provincia nissena e ci fornisce un quadro di come sta procedendo la campagna di somministrazione del siero anti Covid-19 nel centro dell’Isola.
Secondo l’ultimo bollettino regionale, a Caltanissetta siamo al 79,38% di vaccinati con almeno una dose e il 75,04% di immunizzati con le due dosi. Si è recuperato qualche punto in queste ultime settimane e si continua a lavorare su più fronti, ma non si va oltre le settecento dosi giornaliere a fronte delle 2.500 somministrazioni dei periodi clou.
“Abbiamo coinvolto i medici di medicina generale – spiega Trobia – per cercare di raggiungere quanto più capillarmente possibile il territorio. Facciamo le vaccinazioni di prossimità nei singoli presidi sanitari di ciascuno dei 22 comuni e continuiamo a fare anche le vaccinazioni itineranti, nei mercati, nelle chiese, nelle farmacie convenzionate. L’Asp ha messo in campo un ventaglio ampio di possibilità. Abbiamo anche predisposto un camper nel quartiere Santa Barbara del capoluogo per raggiungere chi non poteva andare all’hub di Caltanissetta, distante qualche chilometro. Altro camper è nelle zone della movida frequentate dai ragazzi. Nei piccoli comuni abbiamo lavorato con parroci, sindaci, associazioni di volontariato e medici”.
Come in altre parti della Sicilia, anche qui ha pesato la resistenza che si ha generalmente verso i vaccini e le campagne di prevenzione. “Il vaccino – evidenzia il responsabile dell’Asp – è un farmaco e la tranquillità deve essere massima. Mi sono occupato in passato anche di vaccini antimorbillo, parotite, rosolia e varicella: i genitori venivano con l’avvocato per non vaccinare i propri bimbi, non sapendo che è un vaccino fortemente raccomandato ma non obbligatorio in Italia e i genitori hanno opzione di scelta”.
Occorre poi considerare la paura e la confusione generata, specie nella prima fase, dai social per alcuni effetti negativi registrati. “Si sono associati al vaccino – sottolinea Trobia – alcuni eventi avversi. Un’associazione temporale, non causale, del genere sconforta le persone, le allontana da un atto di prevenzione primaria che in pandemia è essenziale. L’obiettivo è aumentare i numeri e recuperare tutti gli indecisi, con le nostre squadre mobili ci spostiamo anche per soli due vaccini”.
La campagna anti-Covid, fa fatica a raggiungere il target anche Siracusa, che con il 78,28% di cittadini coperti almeno con una dose è al di sotto della media regionale. Gli immunizzati con doppia dose sono il 72,70%. Ha influito anche qui la diffidenza, accentuata dai tanti sanitari che si sono sottratti all’obbligo. Ci sono stati 49 medici iscritti all’Ordine che sono stati sospesi fino alla fine dell’anno perché hanno rifiutato di vaccinarsi.
Diverso il trend della confinante provincia di Ragusa, che ha percentuali molto simili a Palermo: l’84,30% di vaccinati con almeno una dose e l’80.04% di immunizzati. Il crollo nelle ultime settimane dei casi e dei ricoveri per il direttore generale Asp Ragusa, Angelo Aliquò, è da ricondurre proprio all’adesione dei cittadini alla campagna vaccinale. Si punta adesso ad alzare ancora di più l’asticella.
Vaccini di prossimità e a domicilio nella provincia di Enna, che ha l’81,37% di over 12 con almeno una dose e il 77,78% di immunizzati. Paola Pesce, commissario per l’Emergenza Covid in provincia di Enna ha assicurato in tutti i comuni dislocati nell’entroterra la presenza di operatori sanitari.
Dati sopra la media regionale anche per Agrigento (83,39 con almeno la prima dose e 80% di immunizzati) e Trapani (81,56% e 76,95%).