Sanità

Vaccini, Draghi accelera con Difesa e Protezione Civile

Un sistema di prenotazioni e somministrazioni unico e uguale per tutte le Regioni, più centralità e unità nella gestione dell’emergenza, recupero dell’efficienza della Protezione Civile, la nomina del capo della logistica dell’Esercito a Commissario per l’emergenza con il compito di pianificare e gestire la distribuzione dei vaccini, l’acquisto di mascherine e ventilatori che tornerà molto probabilmente sotto la Protezione civile.

Ieri, mentre l’Unione europea firmava un nuovo contratto con Moderna che prevede la fornitura di altre trecento milioni di dosi del vaccino, Mario Draghi ha voluto imprimere una svolta alla campagna vaccinale italiana.

La nomina del generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliulo al posto di Domenico Arcuri è la seconda mossa del premier dopo la scelta di Fabrizio Curcio a capo della Protezione Civile: dovranno lavorare in stretto coordinamento, è l’input che è stato dato, per far decollare entro l’inizio di aprile la campagna di vaccinazione di massa.

Nel secondo trimestre l’Italia dovrebbe poter contare infatti su quasi sessantacinque milioni di dosi, oltre venti milioni al mese, e dunque bisognerà correre per poter vaccinare il maggior numero di italiani.

Cosa al momento impossibile visto che anche questa settimana sono arrivate meno di un milione di dosi tra il farmaco di Astrazeneca e quello di Moderna, al quale dovrebbero aggiungersi le cinquecentomila circa di Pfizer, ma siamo ben lontani dall’obiettivo fissato di cinquecentomila vaccinati al giorno.

Ma per accelerare c’è bisogno di pianificare: servono luoghi, servono medici per le somministrazioni, serve che il sistema della distribuzione non subisca intoppi, serve che ci si muova tutti nella stessa direzione senza che ogni Regione proceda in ordine sparso.

Draghi ha chiesto a Curcio un nuovo piano per la campagna vaccinale entro una settimana e intanto ha scelto come Commissario non solo un esperto di pianificazione ma anche un militare che ha iniziato a lavorare contro il Covid da prima ancora che scoppiasse la pandemia in Italia.

Tre lauree ed esperienze in Afghanistan e Kosovo, il generale Figliuolo ha fatto parte del team che ha gestito il rientro in Italia dei connazionali bloccati a Wuhan, attivando alla Cecchignola le strutture per la quarantena. Ha poi lavorato per garantire ai militari i dispositivi di protezione individuale acquistandone – spiegò in audizione davanti al Senato nel novembre del 2020, circa undici milioni.

“Si è garantita l’autonomia della forza armata e si sono strutturati programmi acquisitivi e di distribuzione che hanno sempre garantito la piena operatività e gli adeguati livelli di scorte”, disse in quell’occasione.

E c’era sempre Figliulo dietro l’allestimento degli ospedali militari a Crema e Piacenza, nella prima fase della pandemia, così come nella realizzazione di una serie di strutture con oltre tremila posti dedicate alla quarantena.

Quando poi, nello scorso ottobre, è partita la seconda ondata, il generale si è occupato della realizzazione dei cosiddetti “drive in” per i tamponi.

Oggi sono 142 sparsi in tutta Italia e, come ha ribadito il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, saranno a disposizione anche per la campagna vaccinale.

“Dobbiamo prepararci a lavorare al massimo nelle prossime settimane. La Difesa è pronta a rimodulare le attività dei Drive”.

Per lo stoccaggio delle dosi, come già avviene adesso, si utilizzerà l’hub di Pratica di Mare e i quattordici sub hub regionali mentre per la somministrazione saranno fondamentali i volontari della Protezione Civile, cui spetterà anche d’intesa con le regioni l’individuazione di palazzetti, fiere e altri luoghi.

La strategia verrà definita nel dettaglio nei prossimi giorni da Curcio e dallo stesso Figliulo e dovrà tener conto anche dell’indicazione arrivata dall’Aifa, che sarà recepita da una circolare di Speranza: agli oltre due milioni di guariti dal Covid andrà somministrata una sola dose di vaccino, senza alcun richiamo, a sei mesi dalla guarigione.