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Vaccini, la pediatra: “È sbagliato rinviarli”

CATANA – Il Quotidiano di Sicilia ha chiesto alla pediatra Gloria Ines Villa Trujillo, che a Catania svolge la professione di specialista in Pediatria, come devono comportarsi i genitori in rapporto a diversi aspetti del Covid-19 legati all’età pediatrica e rispetto al calendario delle vaccinazioni e a un eventuale vaccinazione influenzale obbligatoria.

La Società Italiana di Medici Pediatri ha lanciato nei giorni scorsi un allarme: “Vaccinare i bambini dai 6 mesi ai 14 anni ci aiuterà a individuare meglio eventuali casi Covid”.

Gloria Ines Villa Trujillo

Pensa che questa vaccinazione influenzale obbligatoria sia utile alla luce di un contrasto nei confronti della pandemia?
“La vaccinazione per l’influenza potrebbe aiutare il sistema immunologico dei piccolo, ancora non completamente sviluppato, a creare anticorpi che possono proteggere contra la ‘normale’ influenza che, come ben sappiamo, è nella maggior parte causata da virus della stessa famiglia del corona Virus. Forse, ricorrendo alla vaccinazione anti influenzale ogni anno, si potrebbe modificare la risposta stessa al Covid 19 riducendone le eventuali possibili complicanze”

La Società Pediatria ha espresso il timore per il rallentamento riscontrato del calendario vaccinale in età pediatrica. Come commenta questa affermazione e cosa consiglia ai genitori rispetto al calendario vaccinale durante la pandemia?
“Anche io condivido la loro preoccupazione e ritengo che vaccinare i bambini sia prudente e consigliabile, soprattutto in questo momento”.

Parliamo di Fase 2, quella che stiamo per approcciare. Con l’apertura dei parchi e una libertà di movimento maggiore per adulti e bambini, quali sono le precauzioni da prendere nei confronti dei nostri piccoli?
“Sicuramente sarò ripetitiva con quello che si è già detto: rispettare le distanze sociali, anche se non è facile per i bambini; usare la mascherina sicuramente nei bambini al di sopra dei 3/4 anni per la obiettiva difficoltà dell’utilizzo della stessa da parte dei più piccoli; lavarsi le mani al rientro in casa o in tutte quelle occasioni che saranno facilmente individuate dai genitori (abitudine da non perdere). Da non sottovalutare l’impatto psicologico nei bambini che si ritroveranno in un mondo diverso in una età nella quale la socializzazione è importante, per cui dovremmo ‘inventarci’ – come ha fatto Benigni in La Vita è Bella -per fare in modo che il loro reinserimento sia meno traumatico”.

Nella Fase 3, con il possibile ritorno a scuola in autunno, qual è il rischio dei bambini sia come vettori di contagio che per la loro stessa salute?
“Le risultanze delle indagini disponibili ad oggi ci dicono che molti bambini possono essere ‘portatori sani’ . Le stesse ci dicono però (con la esperienza osservata ad oggi globalmente nelle fasce di età 6 mesi – 10 anni) che la manifestazione del Covid19 potrebbe essere paragonata ad una banale influenza (febbre,raffreddore , tosse malessere generale ecc). Le complicanze, fortunatamente, quando si verificano, sono frequentemente concentrate nell’apparato gastrointestinale. Naturalmente bisognerà evitare di mandare i bambini a scuola e disporne il loro rientro dopo 24-48 h dalla scomparsa dei sintomi, ferme restando le direttive che saranno emanate per il rientro dal ministero della Sanita e della Pubblica istruzione. Direttive che saranno certamente ispirate a rigore nell’interesse della collettività. Il tutto, come dicevo prima, con le riserve che le novità del caso richiedono”.

Come spiega il dato che vede un basso numero di bambini in età pediatrica tra i contagiati e anche asintomatici e paucisintomatici?
“Molto probabilmente i bambini – che hanno un sistema immunologico che si può paragonare ad una ‘pagina bianca’ – reagiscono più efficacemente e più rapidamente nel creare anticorpi contro le infezioni difformemente dagli adulti, il cui sistema immunologico è più ‘appesantito’. In poche parole il sistema immunitario dei bambini può essere più efficiente.

Quali sono i sintomi che i genitori devono valutare attentamente per distinguere un semplice raffreddore da un caso di Covid 19 ?
“Non credo sia molto semplice distinguere il caso di raffreddore da quello di Covid-19, perché febbre alta, malessere, dolori muscolari, sintomi delle vie respiratorie alte sono comuni a molte malattie in età pediatrica. Si dovrebbe particolarmente attenzionare nel bambino una tosse persistente che il genitore consideri atipica. Infatti , in età pediatrica ci sono molti bimbi che sono frequentemente affetti, in forma transitoria, da iperreattivita bronchiale. Sicuramente difficoltà respiratoria, fiato corto , o in generale sintomi che durano più di 3-4 giorni dovrebbero porre in allarme il genitore e dovrebbero essere valutati da un medico”.

Infine cosa consiglia ai genitori con l’arrivo imminente della stagione estiva?
“Molta vita familiare, poca esposizione a gruppi, stare attenti a non abbassare la guardia perché ancora non sappiamo con esattezza cosa succederà con questo virus durante il periodo estivo”.