Quasi 26 milioni di italiani che devono ancora avere la prima dose di vaccino e altri 13,6 che devono fare il richiamo, 900mila dei quali hanno avuto la prima dose con Astrazeneca e ora faranno la seconda con Pfizer e Moderna.
Dopo la circolare “di aggiornamento” emessa ieri dal ministero della Salute, contenente indicazioni perentorie sull’utilizzo del farmaco dell’azienda anglo-svedese esclusivamente sugli over 60, rischia di rallentare la campagna di vaccinazione di massa, con il conseguente slittamento dell’immunità di gregge prevista dal commissario per l’emergenza Francesco Figliulo proprio a fine settembre.
Ma fonti del governo affermano che “la campagna vaccinale italiana procederà con la stessa intensità di prima”, vista “l’ampia disponibilità” di “oltre 55 milioni di dosi Pfizer e Moderna” tra ora e la fine del terzo trimestre.
Un altro problema è che, se verranno confermeranno le previsioni sugli arrivi fino alla fine del terzo trimestre, l’Italia rischia di ritrovarsi nei frigoriferi milioni di dosi di Astrazeneca e Johnson e Johnson inutilizzabili.
Prudenza per la zona bianca
Da domani, intanto, oltre quaranta milioni di italiani saranno in zona bianca, senza coprifuoco e quasi alcuna prescrizione, ma il ministro Speranza e gli esperti invitano alla prudenza per non vanificare gli sforzi fatti, continuando a fare uso di mascherine e
distanziamento.
Ma ieri sera, in molte città, tra cui Roma, ci sono stati assembramenti e violenze, da parte di esponenti della destra negazionista, contro gli agenti intervenuti per disperdere la folla.
Nel cremonese scontri tra bande di ragazzi tra i 17 e i 21 anni, 16 dei quali denunciati.
E questi fenomeni non si sono verificati solo in Italia: ieri a Parigi, per la seconda sera di fila, ci sono stati scontri tra giovani e polizia all’Esplanade des Invalides.
Vaccini, Regioni e Open day
La decisione presa ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza, su indicazione degli esperti del Comitato tecnico scientifico dopo la morte di una ragazza di diciotto anni a Genova e le perplessità di parte della comunità scientifica, ha già obbligato le Regioni a cancellare gli open day – che se verranno riorganizzati, è scritto nel verbale del Cts, dovranno “rispettare le indicazioni per fasce d’età” – e a rivedere l’agenda delle prenotazioni.
Con la Lombardia che ha prima annunciato di non voler dar seguito alla decisione del governo di somministrare un vaccino diverso per i richiami, “in attesa di una nota ufficiale di ministero della Salute e Aifa”, salvo poi fare marcia indietro una volta ricevuta la circolare e la posizione della stessa Aifa.
Il rischio di rallentamento
Ma al di là delle polemiche, a preoccupare, lo ha ammesso lo stesso Figliuolo, è il rischio che la campagna possa subire un rallentamento: “se si fa un piano che poggia su quattro gambe più una che poteva essere Curevac e se poi una di queste gambe viene azzoppata o limitata è chiaro che tutti i piani si rivedono. Non faccio fosche previsioni, sono convinto che a settembre chiudiamo, ma se dovessimo aggiungere un’altra platea, ad esempio 6-15 anni, se Curevac non arriva e se ci sono altri intoppi è chiaro che non ce la faremo”.
Stando ai numeri forniti da Figliuolo al Cts, entro la fine del mese dovrebbero arrivare ancora 7,2 milioni di dosi di vaccini a mRNA (5,8 di Pfizer e 1,4 di Moderna), ai quali vanno aggiunti i 45 previsti nel terzo trimestre (31 di Pfizer e 14 di Moderna) per un totale di 52,2 milioni.
Se poi verrà approvato il farmaco di Curevac, entro la fine di settembre l’Italia potrà contare su altri 6,5 milioni, per un totale di 58,7 milioni di dosi di vaccini a mRNA.
Una cifra che, come ha detto Figliuolo, consente di andare “lisci lisci” solo se non ci saranno altri intoppi.
Lo stesso Commissario per l’emergenza Covid, tra l’altro, già il dieci maggio in una nota al Cts aveva segnalato che la quantità di vaccini a mRNA sarebbe stata inferiore alla necessità.
“Alla luce del numero di persone già vaccinate e di quello che ha ricevuto la prima dose e che, pertanto, necessità delle seconda – scriveva – sono stati definiti i fabbisogni necessari per ultimare la campagna entro settembre in 73 milioni di dosi a fronte di un previsionale di afflusso di circa 68. in sostanza, il fabbisogno di vaccini a mRNA risulta superiore al previsionale delle forniture”.
Considerando che a questa situazione si sono aggiunti i richiami per 900mila e i 2,3 milioni di 12-15enni, i numeri sono al limite.
Il nodo J&J
C’è poi l’incognita Johnson & Johnson.
All’interno del Cts c’è stata una lunga discussione tra chi voleva equipararlo ad Astrazeneca e chi invece sosteneva che non ci fossero abbastanza dati e, alla fine, è passata questa linea.
Pur considerando le analogie con Az, hanno scritto gli esperti nel verbale, “lo stato attuale delle conoscenze, il numero di poco superiore al milione di dosi somministrate e la rarità” delle trombosi, “non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio”.
Valutazioni che però potrebbero arrivare nelle prossime settimane e cambiare gli scenari, fermo restando che in ogni caso già adesso questo vaccino è raccomandato per chi ha da 60 anni in su.
Di certo c’è che, sempre in base ai numeri di Figliuolo, ci sono ancora 3,5 milioni di over 60 che non hanno avuto neanche la prima dose e 3,9 che devono fare i richiami. Che richiedono complessivamente tra i 7,4 e gli 11 milioni di dosi.
Ma l’Italia, alla fine di settembre, potrebbe avere più di 50 milioni di dosi di Astrazeneca e J&J visto che a giugno erano previsti 10 milioni e nel terzo trimestre 40,7.
Se non andranno ai paesi Covax, come ha ipotizzato il Commissario, il rischio che scadano nei frigoriferi è altissimo.