Sanità

“Vaccini, non immuni dopo seconda dose? Ad oggi solo pochi casi”

PALERMO – Vaccino AntiCovid-19: il rimedio assoluto alla pandemia che affligge il pianeta, che garantisce un’immunità auspicata, sinonimo di garanzia di salute. Questo fino a quando la recente cronaca degli effetti deleteri del vaccino AstraZeneca ha messo in discussione tali confortanti evidenze, allarmando i potenziali favorevoli al vaccino stesso.
Quanto realmente c’è da temere, quanto i vaccini garantiscono reale immunità, in quali casi falliscono e, ancora, quali devono considerarsi più efficaci? Lo abbiamo chiesto ad Antonio Davì, Presidente Regionale Sicilia della Simit, Società italiana di Malattie infettive e tropicali.

Dottor Davì, partiamo dalla dibattuta questione dell’efficacia dei vaccini. Cosa può dirci al riguardo?
“Tutti e tre i vaccini attualmente somministrati (Pfizer, Moderna e Astra Zeneca) risultano efficaci in oltre il 90% dei casi dopo la seconda dose che nei primi è dopo tre settimane e nell’altro dopo tre mesi. Sia in Israele, in Gran Bretagna che negli Usa i vaccini, anche se con piccole differenze percentuali, sono stati efficaci. Chiaramente in alcune tipologie di pazienti a rischio, come per coagulopatie o piastrinopenie, si è preferito non utilizzare l’AstraZeneca”.

Esistono soggetti che non sviluppano immunità dopo la seconda dose di vaccino?
“Ancora non abbiamo dati statistici sufficienti per stimare la percentuale di soggetti che non hanno risposto ai vaccini. Sono in corso tanti studi nel mondo per verificare questi dati. Quei pochi già pubblicati hanno evidenziato pochi casi selezionati di non immunizzazione”.

In ultimo, è forte la tensione per i casi di trombosi presumibilmente collegati all’utilizzo del vaccino AstraZeneca: a suo avviso esistono diffidenze giustificate per un suo non utilizzo o si tratta soltanto di paure infondate?
“Il vaccino AstraZeneca al primo marzo 2021 è stato somministrato in Gran Bretagna in quasi 9,8 milioni dosi; si sono avuti alcuni casi di infarto cardiaco e trombosi venosa, ma pochissimi di questi casi sono stati mortali. Altresì su circa 10,7 milioni di dosi di Pfizer si sono avuti casi equivalenti delle citate complicazioni con 227 morti contro i 275 morti con Astra Zeneca. Questi i dati inglesi per i quali, nel caso dei decessi, non si è potuto dimostrare un nesso causale, ma solo temporale (cioè esisteva il dato e giorni prima i soggetti avevano fatto la vaccinazione). Saranno le autopsie a darci maggiore certezza. Per i nostri casi in Sicilia e in Italia siamo in attesa che i periti si pronuncino dopo l’esecuzione delle autopsie per avere la certezza di una correlazione tra vaccinazione ed evento mortale. A tal proposito credo che invece ci possano essere alla base di questi decessi eventuali condizioni cliniche predisponenti delle vittime come terapie in corso di diabete o cardiopatie. Non ultimo ci possono essere dei fattori infiammatori predisponenti già insiti in certi pazienti che possono essere potenziati in seguito allo stimolo immunitario indotto dal vaccino”.