Sanità

Vaccini, sindacato di Polizia penitenziaria, obbligo per detenuti

“Perché nessuno e soprattutto i tanti Garanti (nazionale, regionali e locali) dei detenuti hanno pensato all’obbligo vaccinale per i detenuti, utile non soltanto a prevenire la diffusione del contagio ma anche nuove rivolte di cui si colgono i primi segnali allarmanti?”.

Se lo chiede Aldo Di Giacomo, segretario generale di Spp, il sindacato Polizia penitenziaria, sottolineando come “tutti sanno che almeno un terzo della popolazione carceraria ha gravi problemi di salute e quindi è più esposta al rischio soprattutto nelle carceri di Sicilia, Campania e Puglia, dove si concentra il più alto numero di nuovi focolai di Covid che con l’obbligo vaccinale solo per il personale penitenziario non sarà possibile circoscrivere”.

“O forse – è l’interrogativo di Di Giacomo – si pensa di puntare sulla diffusione della pandemia per soffiare sulla richiesta del ‘liberi tutti’? Non può essere certo il Green Pass nei penitenziari a prevenire il rischio se l’obbligo non viene esteso a tutti, a cominciare dai familiari e dagli avvocati dei detenuti”.

Di Giacomo sottolinea come i nostri penitenziari non sono “come quelli dei film americani con alte vetrate che separano detenuto-familiare o avvocato” e ricorda che “gli ingressi dall’esterno avvengono senza esibizione di Green Pass con un lungo percorso interno prima di arrivare alla sala colloqui dove davanti a un tavolo è montato un semplice pannello in plexiglass come quelli che è possibile trovare nei bar”.

“Non c’è alcuna condizione di prevenzione vera dal contagio – aggiunge il segretario di Spp – e le carceri restano così distanti dai luoghi in cui, invece, si punta ad accrescere controlli e azioni di contrasto al Covid”.

Di Giacomo sottolinea come il tentativo di rivolta dei giorni scorsi nel carcere di Taranto per un nuovo focolaio di Covid, dovrebbe mettere in guardia.

“Si sta ripetendo – spiega – lo stesso grave errore di sottovalutazione compiuto nella primavera 2020 con le numerose rivolte che hanno avuto come scintilla proprio la diffusione della pandemia. È molto facile innescare di nuovo tensioni sulle quali la criminalità organizzata, i clan e le gang presenti nei penitenziari possono soffiare”.